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Fassina o non Fassina? Gli animi li scaldano le dichiarazioni rilasciate ieri in un’intervista a MF- Milano Finanza da Alberto Monaci, presidente del consiglio della Regione Toscana e politico di lungo corso prima nella Democrazia Cristiana, poi nel Ppi di Mino Martinazzoli, nella Margherita e quindi nel Partito Democratico. Monaci, oggi candidato in Toscana per la Lista Monti, è tra gli esponenti politici sentiti come persone informate sui fatti dai pm di Siena che indagano su Mps, ha infatti evidenziato il ruolo di regia di Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro del Pd, nella sostituzione del management di Mps e nell’arrivo di Alessandro Profumo al vertice della banca senese. Ma la smentita dell’esponente del Pd non è tardata ad arrivare.

La smentita di Fassina

“In merito all’intervista di Alberto Monaci pubblicata ieri su MF-Milano Finanza, – scrive oggi Fassina al quotidiano – la ricostruzione di un mio ruolo di regia nella sostituzione del management del Monte dei Paschi di Siena e nell’arrivo di Alessandro Profumo è completamente infondata, come è completamente infondata la ricostruzione di un incontro tra il sottoscritto e l’ex presidente Mussari e altri esponenti politici del Pd. L’incontro, citato da Alberto Monaci non c’è mai stato né verso la fine del 2011, né prima, né dopo”.

L’accordo Pd-Pdl secondo Monaci

Ma ecco i passaggi salienti dell’intervista di Luca Gualtieri a Monaci pubblicata ieri sul quotidiano MF/Milano Finanza: “Chi conosce la politica senese degli ultimi due-tre anni si accorgerà che in quel documento, autentico o meno che sia, tornano anche le virgole”, ha spiegato riferendosi al presunto patto per spartirsi il potere sulla banca scritto nel 2008 da Pd e Pdl, e in particolare dall’allora sindaco di Siena Franco Ceccuzzi e dal coordinatore del Pdl Denis Verdini. “In una parola, la gestione della Fondazione Mps e della banca è stata oggetto di una spartizione tra forze politiche di estrazione diversa, perfino opposta fra loro”, ha proseguito.

L’influenza del Pdl su Siena con Tremonti

Durante le legislature di centrodestra “era impossibile che il sistema Siena restasse impermeabile all’influenza del Pdl, specie se si considera che in quegli anni era ministro dell’Economia e del Tesoro un politico dell’influenza di Giulio Tremonti. Lo dimostrano, ad esempio, i giudizi di compiacimento espressi nel 2007 da esponenti di Forza Italia per l’operazione Mps-Antonveneta”, ha commentato Monaci.

Il ruolo di Mussari

“Direi che Mussari non era una semplice pedina, ma una pedina attiva. Dopo che Vincenzo Visco sbarrò la strada della Fondazione all’ex sindaco Pierluigi Piccini, Mussari conquistò rapidamente un ruolo di primissimo piano nel sistema Siena e divenne il deus ex machina della città. Questa ascesa sarebbe stata impossibile senza appoggi politici, ma Mussari non fu mai succube della politica”.

La versione sull’avvicendamento del management

E l’uscita di Mussari e del dg Antonio Vigni, secondo Monaci, sarebbe stata gestita unicamente dal Pd. “Tra ottobre e novembre 2011 la Banca d’Italia informò probabilmente certi ambienti del Pd della necessità di un ricambio ai vertici della banca. Ma ripeto: certi ambienti del Pd”.
Chi gestì la transazione? “Stefano Fassina, membro della segreteria nazionale del Pd e responsabile del settore economia e lavoro. Verso la fine del 2011 ci fu un incontro al quale parteciparono Mussari, Fassina e forse altri esponenti politici del Pd per definire un ricambio soft dei vertici. Si decise che Vigni avrebbe lasciato l’incarico a fine anno, mentre Mussari avrebbe aspettato l’assemblea di aprile e la naturale conclusione del suo mandato”.

La scelta di Profumo

Secondo Monaci, anche il nome di Profumo sarebbe uscito in quell’incontro. “Credo che il nome di Profumo sia emerso per la prima volta in quell’incontro di fine 2011 con Fassina. Noi però abbiamo sollevato alcune legittime perplessità in merito all’inchiesta Brontos, per cui l’ex ad di Unicredit sarebbe poi stato rinviato a giudizio per dichiarazione fiscale fraudolenta, aggravata da ostacolo alle indagini. Noi avremmo voluto un personaggio meno invasivo”.

Le versioni (opposte) di Monaci e Fassina su Mps

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