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Dopo gli appuntamenti elettorali in Israele e Giordania, febbraio si prospetta un mese decisivo in materia di voto, non solo per l’Italia. Una delle date più importati è il 18 febbraio, quando l’Armenia andrà alle urne per scegliere il prossimo presidente. Cosa c’è in gioco? L’attuale capo di Stato, Serzh Sargsyan, corre per la rielezione con molte probabilità di vincere. Almeno così sembrano indicare i sondaggi che favoriscono il suo Partito Repubblicano, che nelle elezioni legislative ha vinto con il 44% dei voti.

A dicembre del 2012, il Partito Armenia Prospera del polemico e oligarca leader Gagik Tsarukuan aveva dichiarato di non presentare nessun candidato. Stessa tendenza per il partito Tsarukuan, che in passato ha fatto parte di un’alleanza con Sargsyan.

L’importanza geopolitica delle elezioni presidenziali in Armenia sta nelle relazioni burrascose con la Russia – che ha una strategica base militare nel Paese -, l’Unione europea e gli Stati Uniti; ovvero, il triangolo difficile dal quale dipende gran parte dell’equilibrio globale. In più, l’Armenia ha storiche dispute territoriali con Azerbaijan e Turchia e la difesa dei diritti della minoranza armena in Georgia, vicende che hanno un peso considerabile sulla politica estera.

Ecuador

In Ecuador, invece, nessun candidato sembra potere battere l’attuale presidente Rafael Correa nelle elezioni del 17 febbraio. Il capo di Stato sudamericano ha già chiesto un permesso speciale al Parlamento per dedicarsi a tempo pieno alla campagna elettorale. Queste settimane, Correa non farà il presidente ma il candidato.

Secondo i sondaggi, il secondo candidato vicino alla vittoria è quello del movimento Creando Opportunità, l’ex banchiere Guillermo Lasso, con una distanza di 11 punti rispetto a Correa, che ha il 60% dei consensi. Un ipotetico secondo turno sarebbe ad aprile.

Cipro

Lo stesso 17 febbraio si terranno a Cipro le elezioni presidenziali. Il candidato favorito è Nicos Anastasiades del Partito Democratico (destra). In secondo posto, ma con molti punti di svantaggio, c’è il candidato indipendente ed ex ministro Stavros Malas, sostenuto dal partito comunista. Al terzo posto George Lillikas, anche lui candidato indipendente ed ex ministro.

A fine novembre del 2012 era filtrata l’informazione che il governo avrebbe negoziato con la Bce, Fmi e la Commissione europea circa 17.500 milioni di euro, quasi la totalità del Pil annuale. Gran parte di questi soldi sarebbe destinata a risanare l’oscuro sistema finanziario cipriota. I servizi di intelligence tedeschi avevano denunciato che le banche di Cipro erano il destino preferito di mafiosi e oligarchi russi negli ultimi anni. Il nuovo presidente dovrà negoziare i termini e le condizioni di questo riscatto economico senza compromettere il benessere sociale della popolazione, una sfida tutt’altro che semplice.

A febbraio si vota. Non solo in Italia

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