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Una malandata gestione dei rifiuti pesa anche sui cambiamenti climatici. L’impatto delle discarica fuori controllo a livello mondiale, con particolare riferimento a quelle dei Paesi più poveri o in via di sviluppo (dove la discarica è l’opzione meno costosa per lo smaltimento), corrisponde a circa il 3% delle emissioni di gas serra globali.
Questo quanto emerge dal recente convegno, “Gestione dei rifiuti e cambiamenti climatici: strategie innovative per la green economy”, organizzato dall’International center for climate governance, l’Iccg, a Venezia.

L’impatto dei rifiuti sui fenomeni di riscaldamento globale è causato soprattutto dalle emissioni di metano rilasciate dalla decomposizione della frazione biodegradabile. Cosa che avviene, per intenderci, più facilmente nelle discariche. Ed ancora più facilmente in quelle non controllate o gestite secondo le norme di prevenzione per la sicurezza della salute e dell’ambiente.

In quest’ottica, i due esperti Stefano Caserini del Politecnico di Milano dove insegna mitigazione dei cambiamenti climatici e Fabio Eboli del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici e ricercatore nel gruppo Cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile della Fondazione Eni Enrico Mattei, hanno messo in evidenza un Piano in quattro mosse, in cui si parla del potenziale contributo alla riduzione dei gas climalteranti di una corretta gestione dei rifiuti.

Un Piano che non si ferma all’impatto causato dallo smaltimento finale ma che si estende all’intero ciclo integrato dei rifiuti; in sostanza dalla gestione corretta dei rifiuti agli impatti dei cambiamenti climatici, al contributo offerto dall’innovazione e dalle soluzione tecnologiche (recupero di materia, utilizzo energetico dei rifiuti) per finire con il cambiamento degli stili di vita (per esempio riduzione della produzione di spazzatura e aumento della differenziata).

Il passo successivo, a valle o a monte dell’intero processo, è lo sviluppo della green economy e dell’industria del riciclo. Un ciclo virtuoso che si unisce alla sostituzione di beni con servizi, alla dematerializzazione, alla prevenzione, allo sviluppo di processi di filiera corta. In questo modo non solo si possono raggiungere obiettivi di politica climatica ed ambientale ma si può anche migliorare l’efficienza del sistema economico, aumentare l’occupazione e dare impulso allo sviluppo economico.

I trattamenti alternativi allo smaltimento in discarica sono il compostaggio, la termovalorizzazione, la co-combustione, e i i trattamenti biologici e meccanici. Tutti, come base di partenza richiedono l’avvio di una buona fase di raccolta differenziata. Per l’Unione Europea i principi fondamentali, ha osservato Eboli, sono la gestione integrata, la prossimità del luogo di produzione dei rifiuti con il luogo di trattamento, e il principio “chi inquina paga”. Poi, un momento di riflessione su quanto ognuno di noi può fare: non solo innovazione tecnologica, ha detto Eboli, ma anche “innovazione dei comportamenti” per diventare più “responsabili”.

Tra le cose che da subito si possono fare c’è sicuramente un uso responsabile delle risorse, avere maggiore consapevolezza sulle modalità di smaltimento dei rifiuti, e proporre nuove soluzioni sia sul versante economico che su quello tecnologico.

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