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Temperatura infuocata in Medio Oriente. Teheran ha minacciato “gravi conseguenze per Tel Aviv” dopo il raid lanciato da Israele in territorio siriano e le stesse autorità di Damasco hanno chiarito di riservarsi il diritto di risposta. E’ quanto scrive la televisione iraniana Press Tv, citando un viceministro degli Esteri, in merito a quello che è il primo raid israeliano sulla Siria dal 2007.

Le versioni sul raid israeliano

Secondo il NYTimes e il Wall Street Journal i caccia israeliani avrebbero colpito un carico di missili SA-17 di fabbricazione russa, diretto agli Hezbollah libanesi, in una zona a ovest di Damasco.

Ma ieri la Siria ha accusato Israele di aver attaccato un centro di ricerca militare nella provincia di Damasco, smentendo che sia stato colpito un carico di armi. Fonti Usa hanno però dichiarato al Wsj che il convoglio potrebbe essere stato colpito nei pressi del sito.

Le considerazioni strategiche israeliane

Secondo diverse fonti occidentali e alcuni analisti interpellati dal Wsj, Israele avrebbe corso un rischio calcolato lanciando il raid in Siria, contando sul fatto che il regime di Damasco, già impegnato nel conflitto interno, decida di non rispondere, così come gli alleati Hezbollah e Iran, entrambi alle prese con l’imminenza del voto e con gravi difficoltà economiche.

La reazione di Teheran

Ma il viceministro degli Esteri iraniano Hossein Amir Abdollahian ha dichiarato che il raid dimostra in modo chiaro come i ribelli siriani sostenuti dalle forze straniere e Israele perseguino gli stessi obiettivi riguardo alla Siria. Quindi ha invitato il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-noon, ad adottare misure efficaci contro l’attacco.

“Le parti che hanno sempre assunto posizioni dure riguardo alla Siria dovrebbero ora adottare misure serie e posizioni chiare su questa invasione da parte di Tel Aviv e porre la sicurezza regione in cima alla loro lista delle priorità”, ha detto il viceministro, citato da Press Tv.

La minaccia di rappresaglia siriana

Anche le autorità siriane hanno protestato alle Nazioni Unite contro il raid israeliano, chiarendo di riservarsi il diritto di risposta. In un comunicato pubblicato dall’agenzia ufficiale Sana, il ministro degli Affari esteri ha annunciato di “protestare ufficialmente contro la violazione da parte degli israeliani dell’accordo del 1974” sulla fine delle ostilità tra la Siria e lo stato ebraico, che restano ufficialmente in stato di guerra.

Ha rivolto un appello alle “parti competenti alle Nazioni Unite a prendere le decisioni necessarie di fronte a questa grave violazione israeliane e a poter garantire che non si verifichino più”.
In una lettera inviata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il ministero ha denunciato “il fallimento del Consiglio di Sicurezza ad assolvere la sua responsabilità per impedire questo grave attacco israeliano che fa gravare enormi rischi sulla stabilità del Medio Oriente e sulla sicurezza mondiale”.

Ha fatto ricadere “la piena responsabilità delle conseguenze di questa aggressione su Israele e gli Stati che lo proteggono al Consiglio di Sicurezza e affermato il diritto della Siria a difendersi e difendere il suo territorio e la sua sovranità”.

Le minacce di Teheran e Damasco dopo il raid israeliano

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