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Sfogliando le pagine dei giornali si può avere una duplice impressione: un caos tremendo oppure una chiarezza estrema.

La prima nasce dalla constatazione che il quadro politico nazionale, alla vigilia ormai delle elezioni, si presenta mobile, fluido e soprattutto irrazionale. Non essendoci riferimenti precisi, ciascuno tira acqua al proprio mulino, senza avere troppo spesso neanche un mulino vero dove indirizzarla. La seconda è la persuasione opposta che si va verso un chiarimento progressivo degli interessi in campo, fatto in sé per nulla in contraddizione con la difficoltà prima ricordata.
Bisogna chiedersi due cose: che cosa sappiamo realmente oggi? Quale tipo di offerta sarà data agli elettori?

Alla prima si può rispondere con una certezza. Avremo una campagna elettorale dominata dalla figura di Mario Monti. Anzi sarebbe meglio dire dominata da un duplice atteggiamento anti montiano. Vi sarà Vendola, da un lato, che nell’ambito dell’alleanza uscita dalle primarie sosterrà Bersani, dando libero sfogo al malcontento per la politica del lavoro del governo. Vi sarà Berlusconi che contesterà in modo radicale la politica fiscale dell’esecutivo. Il resto è spreco di energie e di voti. In tal senso la rissa convergente del massimalismo di entrambi slaccerà sempre più la destra e la sinistra da quel centro in cui è identificato l’equilibrio moderato, unica alternativa ad astensione e antipolitica. La campagna elettorale, perciò, sarà molto conservatrice e perentoria, almeno per le estreme che tireranno a portarci di nuovo al dualismo “Berlusconi sì, Berlusconi no” archiviando la parentesi Monti e favorendo involontariamente il M5S. Anche se sarà difficile, tuttavia, che ciò potrà avverarsi in senso pieno a causa del clima internazionale favorevole a una continuità e a un affrancamento del nostro mercato dalle opposte follie trasversali.

Da questo punto di vista, alcuni osservatori hanno parlato della necessità di un “compromesso storico” per evitare di restare schiacciati nell’incubo del ’94, scongiurando cioè che la scelta sia e resti, per l’appunto, bipolare.

Aldo Moro diceva già ai principi degli anni ’60 che il significato politico del centro è esattamente equivalente al senso politico della democrazia. Questo vuol dire che oggi come ieri abbiamo due proposte che sono sostanzialmente antisistema e uno spazio intermedio che è un’estensione della democrazia, la quale s’identifica adesso di nuovo con il centro. Far coincidere gli interessi non soltanto è l’essenza di questa proposta di convergenza, ma è la chiave di volta della democrazia, la quale, appunto, si nutre di sostegno elettorale e competenza tecnica, alienando e smussando i conflitti nella governabilità dei problemi.

Quello che serve adesso, insomma, per arrivare a completare il quadro elettorale, è il rafforzamento del centro attraverso la creazione delle condizioni politiche per cui possa funzionare. Gli ingredienti sono due. Disponibilità di Monti a utilizzare il suo nome per indicare una premiership unitaria. Creazione di una lista o più liste in grado di dare concretezza effettiva a questa parabola. La cosa è chiara, dunque, sebbene il come attuarla lo sia meno. Io credo che Italia Futura abbia un ruolo portante nel rendere possibile questo rinnovamento interclassista della politica, portando un innesto della società civile da combinare con la forza territoriale dell’Udc. Passato e futuro possono non solo convivere ma devono consumare un patto generazionale a vantaggio, a ogni buon conto, degli entranti. E’ doloroso, difficile, forse impossibile da farsi e da dirsi, ma è così.
Qualsiasi altra formula, tipo cooptazione, ibridazione, eccetera, apparirebbe una minestra riscaldata e avrebbe subito la fronda terribile del nuovo lasciato ai margini che si aggiungerebbe al folto novero dell’antipolitica.

Che cosa dire in conclusione? Chi in queste ore deciderà cosa sarà del centro deve avere il coraggio e la saggezza di non agire solo per proprio tornaconto, tenendo presente che l’identità politica montiana è rafforzata dal contesto economico internazionale che fa sentire il suo peso sempre maggiore e dal nuovo di qualità che si saprà coinvolgere e tirar dentro in quest’avventura. Solo così prospererà la forza reale delle istituzioni repubblicane e apparirà la missione storica che un grande centro democratico può avere per rendere possibile la tanta attesa rinascita nazionale.

Un Grande Monti per un Grande Centro

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