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Il comparto delle costruzioni in Italia è forse quello che necessità di interventi più urgenti per risollevare le imprese e accompagnare il rilancio dell’economia. E in vista delle elezioni del 24-25 febbraio, Dino Piacentini, presidente di Aniem, l’Associazione nazionale delle piccole e medie imprese edili e manifatturiere, che ha stilato un documento programmatico in 12 punti, si è rivolto alle forze politiche per proporre una serie di interventi da mettere in cantiere con il prossimo governo, durante un incontro avvenuto questa mattina presso la sede del quotidiano Il Tempo e moderato dal direttore del quotidiano, Sarina Biraghi. Vediamo alcuni dati: nel 2012 il fatturato delle piccole e medie imprese è diminuito del 30% e se non ci saranno interventi immediati il 50% delle imprese dovrà ridurre l’occupazione e il 15% chiuderà i battenti.

Una domanda per un grave problema
“Ritenete giusto che con un costo in Italia del lavoro che è simile a quello della Germania un tornitore tedesco costa all’impresa più o meno come costa nel nostro Paese, solo che guadagna il doppio?”, domanda Piacentini prima di esporre la sua opinione a riguardo: “In Italia tutto il sistema è imperniato sul prelievo automatico in busta paga per finanziare il sistema dei partiti, la spesa pubblica e i corpi intermedi senza alcun dovere di resoconto. Chi sa leggere una busta paga? – chiede il presidente di Aniem – Dentro quel cuneo fiscale non c’è solo l’imposta ma c’è tutta un’altra serie di cose che fa sì che il tornitore italiano prenda la metà del collega tedesco. Poi azzarda una domanda ai tre onorevoli presenti all’incontro, Beatrice Lorenzin (Pdl), Luciano Ciocchetti (Udc) e Francesco Scalia (Pd): “Se voi foste al governo italiano domattina, su questo problema, che cosa potreste fare intervenendo sulle strutture che già ci sono, quindi le associazioni, i sindacati e i corpi intermedi compresi i partiti?”

Le risposte degli onorevoli si alternano su Imu sì e Imu no, su come rivedere la pressione fiscale delle imprese e sul grave problema dei debiti che lo Stato ha accumulato con le imprese che hanno svolto lavori pubblici (19 miliardi). Per Ciocchetti una proposta potrebbe essere quella di ridurre la pressione fiscale sulle nuove assunzioni  degli under 35, mentre Scalia propone di abbassare le aliquote dell’Inail in conseguenza alla riduzione statistica degli incidenti e per il Pdl di Lorenzin, che sceglie di stare dalla parte della produzione dando respiro alle imprese, è necessario recuperare risorse dove ci sono sprechi nella spesa pubblica, riducendo le tasse che portano le nostre imprese a non essere competitive nel mercato internazionale.

Il commento di Piacentini a Formiche.net
“Avrei voluto sentire una presa di posizione chiara, forte sull’impegno a rifare davvero le basi su cui costruire il futuro e cioè un confronto vero, senza alcun tipo di pregiudizio, sul costo del lavoro. Perché è da lì che dobbiamo ripartire. Se non mettiamo in tasca ai nostri collaboratori più soldi, ed è chiaro che bisogna toglierli alla responsabilità collettiva, noi non ce la faremo mai a ripartire”, dichiara Il presidente Aniem a Formiche.net. “Il tema vero è che il nostro export non è diminuito e nonostante una crisi importante la nostra quota di commercio internazionale è aumentata, anche se di poco. Adesso bisogna far ripartire il mercato interno e per fare ciò è necessario dare qualcosa in più ai lavoratori senza chiedergli l’impossibile. E su quel qualcosa in più lo Stato non deve prendere niente. E’ lì che creiamo valore aggiunto per il mercato interno. È questo che avrei voluto sentire, invece ho sentito ancora l’arroccamento nelle posizioni”, commenta Piacentini.

Tutta colpa di Monti?
“No”, risponde con convinzione. “La crisi nasce purtroppo alla fine del 2008 con responsabilità che non riguardano la politica direttamente, ma la crisi finanziaria. Con la crisi dei derivati, con le cartolarizzazioni. Ovvero con la fine dell’illusione del capitale infinito. Questo è chiaro che ha portato ad una contrazione enorme del manifatturiero, si è ribaltato sull’economia reale. C’è chi ha saputo cambiare le basi dell’accordo sociale, vedasi la Germania, e c’è chi invece, come l’Italia, è completamente immobile e i risultati si vedono. Noi riteniamo che bisogna rifissare le regole”.

Sarà una delle priorità del nuovo governo?
“Negli ultimi venti giorni ho sentito da parte dei politici solo queste risposte. Nessuno va nel concreto. Secondo noi a risparmiare 200/300 euro magari facendo dimagrire le associazioni datoriali e molti sindacati non si andrebbe a colpire la finanza pubblica. E’ chiaro che il governo ci deve mettere anche del suo”. Un esempio? “Una proposta del governo potrebbe essere questa: Cara impresa se tu dai 500 euro in più di stipendio, non paghi nessuna tassa. E metti in moto i consumi”.

Una riforma a costo zero
Piacentini parla di una riforma a costo zero. Ecco due punti fondamentali su cui dovrebbe reggersi: “Riforma completa del sistema della formazione continua: gestione diversa in modo che quei fondi, ammesso che non possano essere diminuiti e lasciati al dipendente, vengano gestiti in modo più efficace con meno spese generali che vanno a finanziare le associazioni e sindacati e un’operazione in cui l’Inail, anziché guadagnare un miliardo e 300 milioni ne guadagna ad esempio 500 milioni e il resto lo rimette in circolo, abbassando le aliquote”. Piacentini ci tiene a sottolineare che il loro sforzo non è proiettato solo verso le imprese: “Una volta ottenuto quello che chiediamo noi lo giriamo pari pari al dipendente. Non abbiamo incremento del costo del lavoro generale, possiamo permetterci stipendi più alti senza tirar via un euro allo Stato. Non è qualcosa di impossibile da realizzare, ma ci vuole la volontà politica. Per le imprese basta un po’ di coraggio”, conclude il presidente di Aniem.

Ecco come il nuovo governo potrebbe rilanciare l'economia

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