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“Io ho vinto… chi arriva, arriva”. Dopo 45 giorni di campagna elettorale e dopo una battaglia all’ultimo voto con il ‘rottamatore’ Matteo Renzi, Pier Luigi Bersani è pronto a sfidare chiunque alle prossime elezioni, sia un ritorno del Cavaliere sia forze moderate che puntano ad un Monti bis. “Dobbiamo alzare la nostra asticella: vincere le elezioni senza raccontare favole”, sprona il segretario Pd che ha vinto con un risultato netto, il 60 per cento, dopo aver superato le resistenze dei molti che nel partito temevano le primarie ed i nuovi equilibri che avrebbe creato.

Al cinema Capranica arrivano tutti, vecchi e nuovi volti del Pd e del centrosinistra. C’è Massimo D’Alema che si dice finalmente ‘rilassato’ dopo la sconfitta del sindaco di Firenze, ci sono Giuseppe Fioroni e Rosy Bindi, si nota l’assenza di Walter Veltroni mentre Nichi Vendola si fa largo tra la folla per abbracciare l’alleato. Ma sul palco Bersani, che ribadisce di non credere ‘all’uomo solo al comando’, fa salire solo, alla fine, i tre ‘giovani’ del suo comitato elettorale. Un chiaro messaggio al fatto che il rinnovamento si farà, anche se Matteo Renzi ha perso, e che la coalizione dei progressisti non sarà il carrozzone di 12 alleati dell’Unione.

Ma certo ci sarà il profumo di sinistra che Bersani garantisce a Vendola di ‘avercelo addosso’. E’ presto per dire come, in caso di vittoria, Bersani coinvolgerà il sindaco di Firenze ma tutti, anche D’Alema, considerano il sindaco ‘una risorsa preziosa’ per trainare al Pd voti nuovi o di delusi che si erano allontanati dai democratici. “A Renzi riconosco una presenza forte e fresca nelle primarie, ha dato un contributo grande per dare senso alle primarie e farle vivere in modo vero”, è il tributo che il neo candidato premier del centrosinistra gli riconosce dal palco, aggiungendo che presto faranno il pranzo insieme a lungo rinviato.

Per i ‘maggiorenti’ del Pd, tutti schierati con Bersani alle primarie, non è ancora tempo per capire quanto gli equilibri interni del partito cambieranno. Quello che, invece, è a tutti più chiaro è che, anche se il Pdl insistesse per l’election day a febbraio, il voto anticipato non sarebbe un male per il Pd che anzi potrebbe sfruttare l’onda lunga dell’effetto mobilitazione delle primarie. “Un paio di giorni per riposarsi – è l’appuntamento che dà Bersani a sostenitori e militanti – e poi si ricomincia con la battaglia vera. Serve tutto l’impegno perché‚ saremo insieme, le primarie insegnano che dobbiamo credere nella nostra gente. E dobbiamo essere tranquilli, forti e sereni”.

E’ questo il profilo, quello di uomo normale, con cui Bersani spera di diventare l’Hollande italiano, avviando oltre ad una campagna italiana “su un programma forte di governo e cambiamento” anche un tour di accreditamento in Europa e nel mediterraneo, a partire domani dalla Libia.

Cristina Ferulli (Ansa)

Uh quanto gongolano D'Alema e Bindi per la vittoria di Bersani

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