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Giovedì il Senato ha ospitato il convegno “Le influenze cinesi in UE. I casi Italia e Europa orientale (Romania)”, promosso dal senatore Giulio Terzi di Sant’Agata in collaborazione con Doublethink Lab (Taiwan), l’associazione rumena Expert Forum e il Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella”.

L’iniziativa ha offerto una riflessione sulle modalità con cui la Repubblica Popolare Cinese proietta la propria influenza politica, economica e culturale all’interno dell’Unione Europea, con focus su Italia e Romania.

Il dibattito ha preso spunto dal China Index 2024, il rapporto che Doublethink Lab pubblica ogni anno per misurare l’influenza cinese in 101 Paesi attraverso 99 indicatori che spaziano dall’accademia alla politica, dai media alla tecnologia.

Per l’Italia, il quadro è quello di un ridimensionamento dell’influenza cinese, soprattutto sul piano politico ed economico, dopo la decisione di non rinnovare l’adesione al Memorandum sulla Belt and Road Initiative. Tuttavia, l’influenza resta sensibile in comparti come università, ricerca e media, con collaborazioni scientifiche e accordi di contenuti che continuano a rappresentare un canale di esposizione.

Per la Romania, invece, il China Index segnala una situazione molto più limitata. Nessuna pressione diretta da parte di Pechino e un approccio prudente, sostanzialmente allineato alla linea cauta dell’Unione Europea. L’influenza cinese non appare strutturale né in politica né in economia, confermando la distanza dalle grandi iniziative di Pechino come la Bri.

Il dibattito

Il confronto, moderato da Matteo Angioli, ha messo insieme analisi politiche, accademiche e giornalistiche per riflettere sulle conseguenze delle strategie di influenza di Pechino sul tessuto democratico europeo.

In seguito all’apertura dei lavori per mano di Angioli, il senatore Giulio Terzi ha sottolineato la necessità di “tracciare questi tentativi di inserirsi all’interno dei processi democratici per garantire una informazione libera, che è nei principi dell’Unione europea”. Ha aggiunto: “Occorre studiare e contrastare le interferenze malevole, veri e propri tentativi di deformazione cognitiva della nostra realtà democratica, degli attori para-statali che vogliono danneggiare i processi democratici europei per conto di Paesi che, in questo scenario, non sono alleati”.

Il rappresentante di Taiwan in Italia, Vincent Y. C. Tsai, ha ricordato come “Taiwan sia il Paese più colpito dall’influenza cinese, con oltre 300 aerei che sorvolano lo spazio aereo taiwanese ogni mese”, sottolineando però che la pressione “segue i rappresentanti di Taipei anche all’estero, compresa Roma”. Tsai ha inoltre denunciato l’uso dei consolati e dell’ambasciata cinese in Italia come basi per operazioni di influenza e intelligence, segnalando la presenza di strutture di polizia cinese in città come Roma, Milano, Firenze, Prato, Venezia e in Sicilia.

Sorin Ionita, presidente di Expert Forum, ha illustrato i dati del China Index: “L’influenza cinese che tracciamo indaga su più domini, dall’accademia alla politica interna ed estera, dall’economia alla tecnologia. Ciò che emerge è che la Cina sta espandendo la propria influenza su scala globale, con particolare forza nella politica estera e nella tecnologia, strumenti utilizzati come passe-partout internazionale dal Partito Comunista Cinese, ma con forti rischi legati allo spionaggio cibernetico e alla violazione dei diritti umani”.

Sul tema della libertà è poi intervenuto il senatore Andrea De Priamo, presidente dell’Intergruppo parlamentare Italia-Tibet, che ha ricordato come proprio il popolo tibetano viva l’influenza cinese in chiave coercitiva e di come questa esperienza debba fungere da monito all’Occidente.

“Non possiamo non riconoscere le influenze cinesi e la loro infiltrazione, ormai presente ovunque, così come dobbiamo riconoscere la resilienza del popolo taiwanese”, ha affermato la senatrice Cinzia Pellegrino (FdI), sottolineando come “l’economia sia oggi diventata uno strumento di coercizione internazionale, penetrando anche negli asset strategici europei”.

La giornalista de Il Foglio Giulia Pompili ha messo in guardia dal “linguaggio sinicamente corretto” ormai infiltrato nella politica e nella società europea. “Quello dell’influenza cinese non è un tema nuovo, ha aggiunto, ma si muove a grande velocità, tra palazzi politici, società civile e interessi nazionali. Lo vediamo anche nei dibattiti sulle tecnologie di sorveglianza e nei recenti casi di spionaggio emersi in Europa”.

 

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