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Se non le aveva mandate a dire all’amico e collega Francesco Giavazzi, figurarsi con Tito Boeri. Il premier Mario Monti non accetta nessuna lezione di economia e rispedisce al mittente le critiche sulla legge di stabilità mosse recentemente dall’economista bocconiano fondatore con Giavazzi del sito LaVoce.info.
 
Oggi, intervenendo al World Economic Forum, il premier ha riservato un pensiero per lui: “Boeri – ha detto Monti – è uno degli economisti più riconosciuti, ma non ha capito niente del processo di riforme economiche in corso in Italia. Non ama le parti individuali delle riforme e questo è un giudizio soggettivo che va rispettato”.
Ricordando un ´cinguettio´ di Boeri su Twitter che il presidente del Consiglio ha ribattezzato ironicamente “illustre rivista economica” ha puntualizzato: “Abbiamo notato alcune volte in passato che il principale messaggio dell´esperienza del nostro governo in questo anno in Italia non è se noi abbiamo fatto bene al 30 o all´80% ma che abbiamo fatto cose sgradevoli sia per chi le ha subite che per chi le ha fatte. Eppure, come mostrano vari sondaggi, la percezione che le persone hanno di ciò che questo maledetto governo sta facendo non è completamente positiva ma è molto più alta rispetto a quella di questo o quel partito o dei partiti messi insieme. Il povero Boeri non ha colto nulla di tutto questo”, ha concluso Monti.
 
Ad aver scatenato l’ira del mite capo del governo tecnico potrebbe essere stata un’analisi di Boeri pubblicato sul sito LaVoce.info in cui l’economista ed editorialista del quotidiano la Repubblica definiva “inutile” la manovra: “Non è una manovra a saldo zero, perché l´indebitamento aumenta di circa un miliardo e mezzo nel 2013. Difficile che le famiglie percepiscano la riduzione delle aliquote Irpef. Mentre non ci sono né significative riallocazioni di spesa né cambiamenti nella struttura del gettito”, scriveva Boeri, tra l’altro direttore scientifico della Fondazione Rodolfo De Benedetti.
Già in passato Monti aveva bacchettato un altro economista, Giavazzi appunto, che secondo il premier aveva dato “un esempio di eccesso di impazienza quando sul Corriere scrive cose imprecise che disorientano completamente chi voglia valutare”. In questo caso, non aveva per nulla apprezzato l’editoriale apparso sul Corriere della Sera del 17 marzo “L’emergenza non è finita” in cui l’economista consigliava al governo un cambio di marcia sulle liberalizzazioni e sulla riforma del mercato del lavoro.
 
Salvo poi chiamarlo nel maggio 2012 in qualità di esperto per collaborare all´analisi di Spending Review della spesa pubblica italiana e in particolare su come riformare gli incentivi statali alle imprese industriali. Succederà lo stesso anche a Boeri?

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