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“Il Regno Unito prevede di investire oltre 1,31 miliardi di sterline nel Future Combat Air System/Global Combat Air Programme e nel relativo programma di ricerca e sviluppo Team Tempest, nell’esercizio finanziario in corso”. Questa risposta datata 19 settembre alla Camera dei Comuni e firmata da Maria Eagle, minister alla Difesa con delega al procurement, sembra risolvere molti dubbi attorno all’impegno del nuovo governo britannico, guidato dal primo ministro laburista Keir Starmer, in merito all’adesione al programma con Italia e Giappone per sviluppare il caccia di sesta generazione entro il 2035.

La risposta al parlamentare tory James Cartlidge, che nel governo di Rishi Sunak aveva lo stesso ruolo attuale di Eagle e oggi è segretario ombra alla Difesa, è arrivata al termine della settimana aperta dall’incontro a Roma tra Starmer e Giorgia Meloni. Al termine dell’incontro il primo ministro britannico e la presidente del Consiglio italiana hanno diffuso una dichiarazione congiunta in cui il Global Combat Air Programme viene definitivo di “importanza vitale” per gli “interessi di sicurezza nazionale condivisi e per le rispettive capacità industriali nel settore della difesa”.

Ad alimentare i timori per un possibile passo indietro del Labour, che pur all’opposizione si era espresso pubblicamente a favore del programma, erano state le parole di Luke Pollard, sottosegretario con delega alle forze armate, che a luglio non lo aveva menzionato nel suo discorso alla Global Air & Space Chiefs’ Conference 2024 ma aveva detto che “non è giusto che io pregiudichi ciò che potrebbe accadere nella revisione della Defence Review” che il governo sta elaborando. Parole che avevano preoccupato Roma e Tokyo (particolarmente interessata a superare il dominio americano nel settore dopo la non felice esperienza congiunta dell’F-2), che difficilmente potrebbero completare il programma senza l’impegno di Londra.

C’è grande attesa per il discorso di domani di Starmer alla conferenza annuale del Laobur. È la prima volta, dopo 15 anni di governo tory, che il leader laburista parla anche da primo ministro. Nel manifesto elettorale, che nel sistema britannico ha un peso anche nei passaggi parlamentari, si legge: “Il rafforzamento della sicurezza del Regno Unito richiede una partnership a lungo termine con la nostra industria nazionale della difesa. I laburisti presenteranno una strategia industriale per la difesa che allineerà le nostre priorità economiche e di sicurezza. Garantiremo un settore della difesa forte e catene di approvvigionamento resistenti, compreso l’acciaio, in tutto il Regno Unito. I laburisti costruiranno e rafforzeranno partenariati moderni con gli alleati e le potenze regionali. Il Regno Unito sarà un partner affidabile”. Il programma non è menzionato esplicitamente ma, come fa notare il think tank Royal United Services Institute for Defence and Security Studies, le parole adottate sono “compatibili con il sostegno a esso”.

C’è poi un altro aspetto, spesso trascurato. Come ha ricordato la minister Eagle, nel Regno Unito ci sono oltre 3.500 persone che lavorano direttamente al programma, distribuite tra ministero della Difesa e aziende (BAE Systems, Rolls-Royce, Leonardo UK e Mbda Uk) “Questi partner sono supportati da centinaia di organizzazioni, tra cui piccole e medie imprese e istituzioni accademiche, sparse in tutto il Regno Unito”, ha aggiunto. E molti dei posti di lavoro collegati al programma sono nella constituency di Filton e Bradley Stoke, nel Sud Ovest inglese: il Labour l’ha conquistata a luglio con la deputata Claire Hazelgrove, battendo di oltre 10.000 voti il tory Jack Lopresti, che la rappresentava dal 2010.

Gcap, fine dei dubbi laburisti? La risposta in Parlamento

Rispondendo a un’interrogazione tory, la minister Eagle conferma l’investimento di oltre 1,31 miliardi di sterline nell’esercizio in corso. Attesa per l’intervento alla conferenza di partito del premier Starmer, che la scorsa settimana con Meloni ha ribadito la centralità del programma per il jet di sesta generazione

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