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Con il sarcasmo che lo contraddistingue l’artista dissidente Ai Weiwei ha pubblicato su Twitter una foto in cui indossa una maschera antigas. L’aria di Pechino sembra migliorare. Le rilevazioni dell’ambasciata statunitense danno il livello di Pm 25 sotto i 200 microgrammi per metro cubico.

Situazione grave per la salute, ma al di sotto dei picchi raggiunti nel fine settimana e segnalati dal centro di monitoraggio ambientale della municipalità che hanno fatto registrare una densità delle polveri di 700 microgrammi per metro cubico, ossia trenta volte i limiti dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Alla folta coltre scura di smog che ha avvolto la capitale e altre città della Cina ha contribuito l’alto tasso di umidità e l’assenza di vento di questi giorni. Condizioni meteorologiche che non possono tuttavia mettere in secondo piano i livelli di inquinamento raggiunti dalle città della Repubblica popolare cinese. Questa volta neanche la stampa di Stato ha provato a nascondere il problema.

L’amministrazione municipale ha diramato un piano d’emergenza che tra le altre misure prevede una riduzione delle emissioni industriali e la diminuzione delle attività delle imprese di costruzione, mentre nelle scuole sono state vietate le attività sportive all’aperto. Intanto gli ospedali in città hanno segnalato un aumento dei casi di pazienti che lamentavano problemi respiratori.

“Le recenti condizioni atmosferiche sono un monito, se continueremo con questo modello di sviluppo senza portare qualche aggiustamento, correremo rischi nel lungo termine”, ammonisce un articolo del Global Times, tabloid costola del Quotidiano del popolo, che nei mesi scorsi non aveva mancato di criticare la decisione dell’ambasciata statunitense di diffondere le informazioni sul livello delle polveri sottili. Procedura adottata dal governo dal primo gennaio, ricorda l’agenzia ufficiale Xinhua, che sottolinea anche gli sforzi per ridurre le emissioni fatte negli ultimi anni.

Il 12esimo piano quinquennale fissa l’obiettivo di ridurre i consumi di energia per unità di Pil del 16 per cento riducendo le emissioni del 17 per cento entro il 2015. “Occorre rivere la struttura industriale ed energetica”, ha spiegato all’agenzia Wang Jinnan, ingegnere capo all’Accademia cinese per la pianificazione ambientale.

Maggiore consapevolezza nella necessità di cambiare e il modello di sviluppo quindi e una maggiore trasparenza di un problema che non si può più nascondere. Quest’ultima sottolinea Bill Bishop, curatore di Sinocism, forse dovuta alle centraline di rilevazione installate dagli statunitensi.

Smog in Cina? Le polveri non si possono più nascondere sotto il tappeto

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