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L’opposizione taiwanese ha portato in piazza decine di migliaia di manifestanti per contestare la politica economica del presidente Ma Ying-jeu. Malcontento che prende di mira anche l’acquisizione del gruppo editoriale Next Media cui punta il gruppo Want Want China Times, con il rischio di concentrare buona parte della stampa in mano a imprenditori che vantano stretti legami con la Cina continentale e si teme possano schiacciare l’informazione su posizioni troppo vicine al governo di Pechino.

La parola “rabbia” è riecheggiata negli slogan della manifestazione in cui a dominare è stato il colore verde, quello del polo democratico che ha chiesto le dimissioni del primo ministro Sean Chen. Ma il vero bersaglio è stato il presidente Ma. La causa sono i risultati economici nel 2012 e la crescita del 1,3 per cento, la più bassa dalla recessione del 2009, scrive Bloomberg.

Rieletto un anno fa con il 52 per cento delle preferenze il capo di Stato, che sui rapporti con la Cina aveva basato la propria campagna elettorale, ha visto il consenso nei suoi confronti precipitare attorno al 15 per cento. Per il presidente il legame con la Cina è una delle chiavi per evitare l’emarginazione dell’economia taiwanese che potrà approfittare delle opportunità del mercato d’oltre Stretto. Tuttavia i rapporti con Pechino restano un argomento sensibile della politica sull’isola per il timore di perdere l’indipendenza di fatto di cui gode dal 1949.

In questo contesto giocano un ruolo importante i mezzi di comunicazione. Venerdì il Partito nazionalista al governo ha bloccato una legge antitrust presentata dal Partito democratico progressista, che avrebbe di fatto bloccato l’operazione Next Media. Lo scorso novembre il magnate a capo del gruppo di Hong Kong, Jimmy Lai, ha raggiunto un accordo con cinque taycoon taiwanesi per la vendita degli asset sull’isola. Del gruppo fa parte anche Tasi Shao-chung, patron della Want Want China Times, che in estate aveva acquisito una delle principali televisioni via cavo taiwanese, nonché figlio di Tsai Egng-men, l’uomo più ricco di Taiwan nel 2012 secondo Forbes e proprietario di una delle più importanti società nel settore alimentare in Cina. Il gruppo Want Want può inoltre già vantare due televisioni e tre giornali. Tanto basta a far temere per l’indipendenza della stampa. Tanto più che la vicenda è salita all’attenzione nei giorni della protesta contro la censura dei giornalisti del settimanale Nanfang Zhoumo, uno dei più liberali nel panorama informativo della Repubblica popolare.

Stampa ed economia scatenano la rabbia taiwanese

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