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Dopo la fine delle trattative per la fusione della franco-tedesca Eads e la britannica Bae Systems, le due società della difesa e dell’aerospazio dovranno pensare a nuove strategie per affrontare una situazione che in generale va peggiorando per l’intero settore, a causa dei tagli alla difesa in Europa e negli Stati Uniti. Ma si stagliano problemi anche all’interno delle società per l’insoddisfazione degli investitori verso il management.
 
Ian King e Dick Olver, rispettivamente ad e presidente di Bae, non sono riusciti a convincere alcuni azionisti della società della saggezza dell’operazione. Molti analisti, si legge ad esempio sul Financial Times, ritengono ora che il percorso nel gruppo dei due sia giunto al termine.
 
Olver ha dichiarato ieri di che “non c’è motivo di cambiare il management ora, e che è difficile che gli investitori vogliano destabilizzare il gruppo proprio in questo momento”. Gli esperti credono che ora Bae dovrà affrontare da sola la crisi economica, la fine delle due guerre in Afghanistan e in Iraq, e i tagli alle spese per la difesa. “Il rischio – a dichiarato un funzionario inglese – che Bae non abbia una strategia a lungo termine senza un’operazione di fusione di qualche tipo”. E un esponente di Lockheed Martin ha sottolineato che il gruppo statunitense non ha intenzione di fare offerte per Bae, osservando di essere “concentrati sui nostri clienti e su una generale riduzione dei costi”. Insomma, la fase che si apre per Bae non è delle più semplici. Una fusione con un gruppo Usa sarebbe comunque osteggiata dal Pentagono, contrario a ipotesi di ulteriore concentrazione del mercato, e sarebbe impensabile anche per la stessa Bae, perché un’operazione di questo tipo non garantirebbe ai progetti sulla creazione di sottomarini nucleari di rimanere in Gran Bretagna.
 
Fonti vicine a Eads parlano invece della possibilità che la società franco-tedesca possa tentare nei prossimi tre mesi di fare pressione sul governo tedesco in vista di un nuovo round per la fusione con Bae tra un anno, considerando che la trattazione di gran parte dei dettagli non politici è stata già affrontata.
 
Secondo le stesse fonti Tom Enders, ad di Eads, sarebbe comunque deciso a ridurre il livello d’influenza di Parigi e Berlino nella società, e ci sarebbe particolare disappunto sulle partecipazioni del gruppo francese dei media Lagardère e della casa automobilistica tedesca Daimler.
 
Secondo il giornale economico tedeco Handelsblatt, la mancata fusione Edas/Bae è “la fine di un sogno europeo” che lascia sul terreno “due perdenti: Eads che dovrà affrontare a breve una ristrutturazione” e il gruppo britannico Bae “che non ha più alternative per crescere”. Il rischio ora, secondo Handelsblatt, “è di avere due gruppi che in futuro avranno strategie meno ambiziose”.
 
Alcuni dirigenti dell’industria della difesa hanno ipotizzato un cambio di attenzione di Eads, da Bae all’italiana Finmeccanica o addirittura alla francese Thales. Ma una fonte vicina al management della società di Enders suggerisce di “non prendere sul serio le fantasie su Finmeccanica, che non solo fornisce Boeing nel settore aerocivile, ma produce anche elicotteri, ambito su cui Eads è già specializzata. Inoltre, “non sono un obiettivo appetitoso in questo momento”, ha concluso.

Bae e Eads tra lotte interne e strategie nebulose

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