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Si è appesantita l’aria di guerra tra la Siria e la Turchia. Questa volta con azioni militari che rischiano di avere un effetto a catena nella regione. La Turchia ha iniziato un’offensiva bellica dopo che sono morte cinque persone, tra cui una donna e i suoi tre bambini, in un attacco siriano nella città turca di Akcakale.
 
Secondo Eugenio Dacrema, ricercatore dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), la reazione della Turchia non nasconde nessun piano di attacco ma è semplicemente una risposta alla contingenza del conflitto siriano che colpisce continuamente la Siria. In conversazione con Formiche.net, l’esperto di Medio Oriente e Mediterraneo ricorda che non è la prima volta che cadono proiettili in Turchia. È fresca ancora nella memoria degli osservatori la tensione provocata dall’abbattimento dell’aereo turco lo scorso giugno con due vittime. Solo che questa volta, dopo che sono state trasmesse le immagini dei bambini uccisi, la Turchia non poteva fare altro che reagire con più decisione, secondo Dacrema.
 
“Le dichiarazioni di Erdogan di ieri, quando ha detto che non era possibile lasciare impuni queste provocazioni, sono vere. Non nascondono altri significati. La Siria è diventata un grosso problema non solo per la Turchia. Un problema non solo dal punto di vista di proiezione internazionale, insostenibile mediaticamente, ma soprattutto nella pratica, a livello di strategie di sicurezza”, spiega l’esperto.
 
Oggi il Parlamento turco studierà una richiesta del governo per mobilitare glii uomini oltre alle proprie frontiere. La zona del nordest è sotto il controllo dei ribelli siriani e il rischio è che la zona diventi un territorio di scontro come Bengasi in Libia.
 
Siria, un problema (per tutti) da risolvere a livello regionale
 
Gli ambasciatori dei 28 Paesi della Nato si sono incontrati ieri sera in una riunione straordinaria per studiare la richiesta della Turchia di discutere l’attacco siriano e si sono detti allineati alla posizione turca. Il conflitto siriano causa effetti nocivi non solo ai suoi vicini ma, in diverse misure, al resto della comunità internazionale.
 
Ed è per questa ragione che molto probabilmente la Nato abbandonerà l’imparzialità, secondo le previsioni di Decrema. “La Siria è diventata un problema per tutti e per questo ci sono possibilità concrete che la Nato autorizzi alla Turchia di rispondere. Anche se il ruolo della Nato sarà limitato, senza l’intervento dell’Occidente, perché sanno che il conflitto è ancora risolvibile a livello regionale”, spiega il ricercatore.
 
Non ci sarà nessun intervento da parte degli Stati Uniti né dell’Unione europea. Ma è scartata anche l’opzione di risolverlo nell’ambito nazionale perché “la Siria lasciata a se stessa potrebbe andare avanti per anni così. Questa però potrebbe essere la svolta buona per la risoluzione del conflitto. Se però le azioni non producono un effetto a catena entra in gioco l’Iran”, conclude Decrema.

Ma la Nato che aspetta a intervenire in Siria?

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