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Ogni strumento è minaccia e opportunità al tempo stesso. Uno di essi, entrato con forza nel nostro modo di interagire, comunicare, vivere è quello dei social network. Sull’argomento sono state scritte centinaia di analisi e approfondimenti dal punto di vista sociologico o politologico. Meno battuto è il tentativo di vedere i social network attraverso l’ottica dell’intelligence. Ci ha pensato Alfonso Montagnese, ufficiale dell´Arma dei Carabinieri e coordinatore del programma di ricerca “Influenza e Deception strategica” dell´Istituto italiano di studi strategici Niccolò Machiavelli.
 
Nel suo report in lingua inglese, elaborato per il Ce.Mi.S.S. (Centro Militare di Studi Strategici), l’autore si focalizza su cosa sono i social media, quali la loro diffusione, il loro impatto, da chi vengono utilizzati, con quali modalità, scopi, conseguenze.
I Social Media possono essere impiegati, al tempo stesso per attività difensive (prevenzione, warning, previsione, comunicazione istituzionale, gestione delle emergenze, contro-propaganda) che per operazioni di tipo offensivo (influenza, propaganda, deception).
 
Sono sempre più utilizzati ad esempio dalle organizzazioni terroristiche quali strumenti di radicalizzazione del confronto ideologico, di reclutamento di nuove leve, di comunicazione, di addestramento, di propaganda. Possono servire inoltre per il reperimento di risorse finanziarie, derivanti da attività illecite, in connessione con la criminalità organizzata. È qui che possono scoppiare guerre informatiche o dove covano e si organizzano rivolte o movimenti di protesta.
Il ricorso ai Social Media consente anche la diffusione di notizie riservate. Sono sempre più frequenti, infatti, gli episodi di divulgazione non autorizzata o non controllata di informazioni e contenuti (audio, video, foto, ecc.) di natura riservata o sensibile che possono mettere a serio rischio la sicurezza nazionale. Wilileaks insegna.
Attraverso l’uso dei social media è possibile anche da parte delle istituzioni descrivere eventi, modellare la realtà, influenzare la percezione riguardo un dato avvenimento, una specifica questione o un soggetto e condizionare scelte e comportamenti, incidendo sulla formazione e sviluppo della coscienza collettiva e della pubblica opinione.
 
Per questo, sottolinea Montagnese, è essenziale pianificare una “social media strategy” nazionale che possa contribuire allo sviluppo di elevate capacità analitiche, alla predisposizione di efficaci metodologie di contrasto alle attività illecite, al miglioramento delle performance della pubblica amministrazione ed al consolidamento della posizione geo-politica e della credibilità internazionale dello Stato.
Tenendo sempre a mente che non sono i Social Media a rappresentare una potenziale minaccia per la sicurezza nazionale o una risorsa per la tutela degli interessi strategici dello stato, ma le finalità per cui tali strumenti sono impiegati.

La "social media strategy" necessaria

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