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Due ore di colloquio alla Casa Bianca fra il presidente Joe Biden e il cardinale Matteo Zuppi. Un tempo riservato solo ai capi di Stato e di governo. Valutazioni e bilanci sulla complessa situazione ucraina che denotano l’incisività e la partecipazione dell’incontro.

La via della pace fra i due mondi della guerra e dell’umanità, dopo Kyiv e Mosca, passa anche da Washington nuova tappa del pellegrinaggio di fede e di speranza del cardinale Zuppi investito personalmente da papa Francesco di una missione umanitaria quasi trascendentale, d’ascolto e di interlocuzione caritatevole, fra i bagliori del conflitto scatenato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

In contemporanea con l’ennesima ritorsione ricattatoria di Putin, che con la sospensione dell’accordo sull’esportazione del grano e dei cereali ucraini innesca la reazione a catena di un genocidio alimentare in Africa e nel terzo modo, l’incontro fra il presidente degli Stati Uniti, appena rientrato dal vertice Nato in Europa, e il cardinale Zuppi assume una notevole rilevanza diplomatica e geo politica internazionale.

Oltre che interlocutore accettato da tutte le parti, il Vaticano acquisisce il ruolo di punto di riferimento per le eventuali trattative e possibili negoziati, sempre intento a tessere la tela della pace. Un ruolo che, secondo le intenzioni della Santa Sede, sarà ulteriormente confermato con una visita a Pechino del cardinale Zuppi.

Il presidente americano ha espresso a Zuppi l’auspicio che papa Francesco “prosegua nel suo ministero e nella leadership globale” e ha accolto con favore la recente nomina a cardinale di un arcivescovo statunitense, Robert Francis Prevost di Chicago.

Secondo il comunicato ufficiale della Casa Bianca, Biden e Zuppi hanno discusso degli sforzi della Santa Sede nel fornire aiuti umanitari per affrontare le sofferenze causate dall’aggressione della Russia, nonché dell’impegno del Vaticano per il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia. Ma al di là del riserbo ufficiale, nel colloquio più che cordiale e soprattutto sostanziale, fra Biden e l’inviato di papa Francesco, oltre a passare in rassegna le possibilità di determinare iniziative umanitarie che possano attivare percorsi di pace e di incontro, il presidente americano ha illustrato al cardinale Zuppi come e quanto lo snodo e insieme il punto critico della guerra in atto sia rappresentato da Putin e dal suo regime. Un’ingiustificata ostinazione bellica, quella del Cremlino, che secondo Biden sta progressivamente compromettendo il futuro della Russia.

A differenza di Putin, che aveva delegato un assistente, il presidente Biden ha rimarcato l’effettivo interesse degli Stati Uniti e dell’Occidente per le prospettive di pace incontrando personalmente l’inviato del Pontefice e soffermandosi attentamente su varie delicate questioni.
Nonostante il consueto atteggiamento pastorale e di accorata partecipazione del porporato al dramma dell’infanzia e della popolazione ucraina, ed all’intento della missione di pace, dal colloquio alla Casa Bianca è emerso in maniera netta il protagonismo ecumenico del cardinale Zuppi.

Un protagonismo involontario e tuttavia talmente carismatico da porre la figura del presidente della Conferenza Episcopale italiana sempre più accanto a quella di papa Francesco.

Biden e Zuppi, il vertice di pace alla Casa Bianca raccontato da D’Anna

Pace ed ecumenismo alla Casa Bianca, ma anche interventi umanitari concreti per alleviare le conseguenze del terribile conflitto scatenato dalla Russia in Ucraina. Al riscontro diplomatico si aggiunge l’effetto carismatico del colloquio fra il presidente Usa e l’apostolo vaticano che sussurra parole di pace ai leader del mondo. L’analisi di Gianfranco D’Anna

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