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Il blitz che poteva cambiare per sempre la finanza americana è fallito. Wall Street non vuole le mani degli emiri addosso. I fatti raccontano che il fondo sovrano di Abu Dhabi, una corazzata per potenza di fuoco e liquidità, ha trattato per acquisire e rendere privata la banca d’investimento di Wall Street Lazard, una delle punte di diamante della grande finanza statunitense.

I colloqui si sono svolti quest’anno tra Lazard, oggi guidato dall’amministratore delegato uscente Ken Jacobs e lo stesso fondo, guidato dallo sceicco Tahnoon bin Zayed al-Nahyan, presidente e potente consigliere per la sicurezza nazionale di Abu Dhabi. Tuttavia, ha rivelato nelle scorse ore il Financial Times, i negoziati sono falliti. Soprattutto perché Lazard, nota soprattutto per le sue attività di consulenza a Parigi, New York e Londra, ha scelto di concentrarsi sul mantenimento della propria indipendenza operativa.

Va detto che la posta in gioco era decisamente alta. Un’intesa per la vendita di Lazard, infatti, avrebbe segnato la fine di una storia di 175 anni per la banca americana, che ad oggi ha resistito a guerre mondiali, massicci cambiamenti nell’economia globale e varie tensioni su entrambe le sponde dell’Atlantico, oltre che alla crisi di Lehman Brothers. Respinto l’assalto emiratino, dopo la conclusione negativa dei colloqui, la stessa Lazard ha avviato un processo di successione con Jacobs, che ha guidato l’azienda dal 2009, destinato a diventarne il presidente esecutivo. Mentre Peter Orszag, economista ed ex funzionario dell’amministrazione di Barack Obama, assumerà la carica di amministratore delegato a ottobre.

Di sicuro sono stati tempi movimentati per Lazard, che ha annunciato ad aprile scorso di aver tagliato circa il 10% della sua forza lavoro a causa di un raffreddamento nell’attività di negoziazione e dei deal e degli alti costi derivanti dalla pandemia. Le azioni di Lazard sono scese dell’8% dall’inizio dell’anno, portando la società a un valore di mercato di 3,7 miliardi di dollari.

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