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L’art. 18 prevede che i lavoratori non possano essere licenziati se non “per giusta causa” o “fondati motivi”. Da anni Confindustria e alcune forze politiche ne richiedono l’abrogazione. Adesso a cimentarsi è il governo Monti. L’impossibilità di licenziare i lavoratori quando l’impresa è in crisi viene considerata un freno o quantomeno un forte disincentivo all’investimento, anche straniero, nel nostro Paese. A ben vedere, però, l’art. 18 sul punto nulla dice. Il dettato normativo parla di giusta causa e di fondati motivi. Come rilevato da Francesco Forte, spetta al giudice valutare se o in che termini la crisi di impresa possa essere ritenuta un fondato motivo per ridurre il personale. Non sarebbe, pertanto, necessaria alcuna riforma dell’art. 18, ma piuttosto una sua rilettura. Non sono un esperto di diritto del lavoro, ma la considerazione di Forte mi pare, quantomeno sotto il profilo esegetico, incontestabile. L’esigenza di una interpretazione evolutiva dell’art. 18, però, non fa breccia tra i giudici del lavoro.
E’, a mio avviso, un errore ignorare questa resistenza. Ed è un errore ancora più grande tentare di superarla modificando la legge in Parlamento in quanto la giurisprudenza esprime il c.d. diritto vivente, ossia l’ordine concreto nel quale si riconosce la comunità civile. Il tentativo di ottenere, in via legislativa, un risultato che potrebbe già essere dedotto, in via interpretativa, dal testo vigente risponde alla visione giacobina dello Stato, secondo la quale il “diritto” ha fonte esclusiva nella “legge” e, pertanto, ogni decisione spetta al Parlamento. Non entro nel merito delle ragioni a favore o contro la abrogazione dell’art. 18. Qui mi preme rilevare e constatare un fenomeno che, nel processo di integrazione europea, si sta accentuando: la formazione “dall’alto” del diritto. Non credo che sia lo strumento obbligato per costruire l’Unione europea. Credo, invece, che sia una delle ragioni della crescente disaffezione dei popoli europei. Nel 1793 è stato decapitato il re di Francia. La sua morte ha segnato lo storico passaggio dal governo del rex a quello della lex. Oggi, è la lex che rischia di diventare il nuovo rex. Vico parla dei corsi e ricorsi della storia e a me viene alla mente lo stop alla revisione dei Trattati europei imposto dai referendum di Francia e Paesi bassi.  

Quando la lex si fa rex

L’art. 18 prevede che i lavoratori non possano essere licenziati se non “per giusta causa” o “fondati motivi”. Da anni Confindustria e alcune forze politiche ne richiedono l’abrogazione. Adesso a cimentarsi è il governo Monti. L’impossibilità di licenziare i lavoratori quando l’impresa è in crisi viene considerata un freno o quantomeno un forte disincentivo all’investimento, anche straniero, nel nostro Paese.…

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