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Non c’è unità d’intenti. È quanto emerge dal vertice di Gedda in Arabia Saudita che ha visto riunirsi i Paesi dell’Opec sulla questione petrolio.
 
La spaccatura si è verificata dopo che la stessa Arabia Saudita ha dichiarato la volontà di aumentare la produzione del greggio. Una decisione non del tutto isolata. Anche il presidente americano George W. Bush, infatti, la scorsa settimana da Washington aveva invocato un aumento nella produzione del petrolio negli Stati uniti, attraverso l’abolizione del divieto di estrazione al largo delle coste Usa, per incrementare di 18 miliardi di barili le risorse energetiche statunitensi.
 
Mercati più trasparenti e maggiori investimenti nel settore petrolifero: queste le due considerazioni finali dei partecipanti al vertice di Gedda, che, dopo settimane in cui si è sentito parlare di risorse energetiche alternative (al vertice Fao se ne è addirittura abusato), confermano la volontà dei potenti di rimanere ancorati alle vecchie soluzioni. Il presidente di turno dell´Opec, il ministro algerino del petrolio Chakib Khelil, è contrario all’aumento di produzione. Perché, a suo avviso, “la produzione è in equilibrio” e l’aumento sconsiderato dei prezzi rispetto allo scorso anno trova origine soprattutto nella speculazione. “Perché – dunque, chiede – dovremmo avere problemi di produzione se la domanda è in calo?”.
 
L’Arabia Saudita ha comunque confermato l’intenzione di innalzare di 200.000 barili la sua produzione giornaliera di barili, portandola a 9,7 milioni unità quotidiane. Il ministro del petrolio saudita Ali al-Naimi sostiene l’inesistenza del problema “esaurimento scorte” nel breve termine. Per questo il suo Paese punta a raggiungere i 12,5 milioni di barili al giorno entro la fine del 2009 e in un futuro neanche troppo lontano toccare i 15 milioni. Uno dei Paesi che si è dimostrato estremamente vicino alla linea saudita è il Kuwait. E forse, ora, si comprendono meglio le ragioni che sottendono le dichiarazioni di Bush di una settimana fa.
 

Gordon Brown ha invitato l’Opec a riunirsi a Londra per il prossimo incontro di fine anno. Per l’Italia c’era il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola che da Gedda ha sottolineato un altro aspetto: “Il vertice è stato la conferma della volontà dei Paesi produttori e consumatori di petrolio di avviare un processo di collaborazione con impegni concreti per stabilizzare il prezzo del petrolio che ha raggiunto livelli considerati da tutti anomali e non più accettabili e garantire sicurezza agli approvvigionamenti”.

Il petrolio divide l'Opec

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