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Il seno spia
Chi pensava che la surreale storia di metamorfosi del professor David Alan Kepesh, che si sveglia una mattina come il grande busto destro di una donna nel libro Il seno di Phillip Roth (Einaudi, 2005), fosse un delirio uscito da un sogno kafkiano, non sa ancora nulla delle avventure guerrigliere e dei limiti dell’immaginazione quando questa agisce in un oceano di violenza. Molto meno sa di quanto può accadere nella “magica realtà” latinoamericana.
 
Questa volta il fatto del tutto inverosimile è accaduto in Colombia. Dopo il bombardamento dello scorso 1 marzo, in cui è stato ucciso il secondo capo delle Farc, Rául Reyes, l’esercito colombiano ha ritrovato tre computer con dati preziosissimi sulle operazioni del gruppo terrorista. Macchine potentissime che sono sopravissute intatte alle esplosioni e agli spari.
 
Oltre a fotografie compromettenti, programmi di futuri attentati e tracce di contatti con alti funzionari del governo ecuadoriano e venezuelano -che sicuramente genereranno altre polemiche e scontri diplomatici nel continente- in uno dei pc è stata scoperta un’informazione inquietante: una spia è stata uccisa dai guerriglieri perché nel suo seno aveva microchip da dove inviava informazioni alle autorità di sicurezza dello Stato. Un altro dispositivo era stato trovato in un dente della giovane collaboratrice dell’esercito. Tutto era dettagliatamente raccontato da Reyes.
 
Così ha dichiarato Luis Carlos Restrepo, alto commissionato per la pace in Colombia, dopo che sono stati analizzati alcuni testi in cui lo storico capo delle Farc assicurava che la spia era stata “buttata nel buco”, ovvero, ammazzata quasi di immediato.
 
La vicenda del “seno della spia” è un’altra prova dei limiti inimmaginabili dell’inventiva in tempi di guerra e della crudeltà con cui operano le Farc. Un fatto raccapricciante che colpisce di nuovo il fallito intento del presidente Hugo Chávez di togliere l’etichetta di “terrorista” all’organizzazione che da più di 40 anni porta avanti il violento conflitto colombiano con “ideali” ormai scaduti e impossibili da difendere.
 
 
 
El seno espia
Quien pensaba que la surreal historia de metamórfosis del profesor David Alan Kepesh, que se despierta una mañana como el gran busto derecho de una mujer en el libro El seno de Philliph Roth (Einaudi, 2005), era un delirante sueño kafkiano, no sabe nada de aventuras guerrilleras y de los límites de la imaginación  cuando esta está en función de la violencia. Mucho menos de lo que sucede en la “magica realidad” latinoamericana.
 
Esta vez el inverosimil hecho ocurrió en Colombia. Después del bombardeo del 1 de marzo, en el que he estado asesinado el segundo jefe de las Farc, Raúl Reyes, el ejército colombiano encontró tres computadoras con datos valiosos sobre las operaciones del grupo terrorista. Máquinas potentes que sobrevivieron a las explosiones y los dísparos.
 
Además de fotografías comprometentes, programas de futuros atentados e huellas de contactos con altos funcionarios del gobierno ecuadoreño y venezolano –que seguramente generará otras polémicas y choques diplomáticos en el continente- en uno de los pc se descrubrió una información inquietante: una espia fue asesinada por guerrilleros porque en uno de sus senos tenía un microchip desde donde mandaba información a los organismos de seguridad del Estado. Otro dispositivo fue hallado en un diente de la joven colaboradora del ejército. Todo era detalladamente contado por Reyes.
 
Así lo ha declarado Luis Carlos Restrepo, alto comisionado por al paz en Colombia, luego que fueron analizados algunos textos en los cuales el histórico jefe de las Farc aseguraba que la espia había sido “botada en el hueco”, es decir, asesinada de inmediato.
 

El caso del “seno de la espia” es otra prueba de los límites inimaginables de la invensión en tiempos de guerra y de crueldad con los que operan las Farc. Un hecho espeluznante que golpea de nuevo el fallido intento del presidente Hugo Chávez de quitar la etiqueta de “terrorista” a la organización que por más de 40 años lleva adelante el conflito violento colombiano con ideales vencidos e imposibles de defender.

Tutto il mondo è Macondo

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