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Dopo 35 anni l’Italia torna ad ospitare il Nato Tiger Meet che annualmente dal 1960 fa interagire i Gruppi di Volo delle diverse Forze Armate dell’alleanza. Dalla base di Gioia del Colle in Puglia caccia ed elicotteri di 10 Paesi Nato sono i protagonisti di un’esercitazione che si svolge in un momento geopolitico particolarissimo, caratterizzato dagli effetti della guerra in Ucraina, dalla presenza di mezzi navali non Nato nel Mediterraneo e dal conflitto scoppiato due giorni fa in Israele dopo gli attacchi di Hamas.

 Tiger

70 aeromobili ad ala fissa, 10 ad ala rotante e unità navali fino al prossimo 13 ottobre opereranno in acque internazionali, mar Tirreno, canale di Sicilia e mar Ionio: l’Italia, anche in concomitanza con i festeggiamenti per il centenario dell’Aeronautica Militare, partecipa con i Typhoon assieme a Tornado, F-16, Rafale, Mirage. Le operazioni si stanno svolgendo nello spazio aereo di Puglia, Calabria e Basilicata con l’obiettivo di perfezionare l’interoperabilità degli assetti in missioni di difesa e interdizione aerea, di supporto a truppe a terra (Close Air Support – CAS) o di ricerca e recupero di personale in ambiente ostile (Personnel Recovery-PR). Tale addestramento in gergo viene chiamato Large Force Employment (LFE).

 

Perché in Italia

“Dopo 35 anni abbiamo organizzato questa esercitazione internazionale in Italia con un ritorno addestrativo elevatisismo – spiega il Maggiore Emanuele Fumanti, comandante del XII Gruppo Caccia Intercettori, gruppo di volo che fa parte del 36º Stormo di stanza a Gioia del Colle – con un grandissimo numero di assetti. Siamo 70 velivoli su 19 gruppi Tiger, ovvero quei gruppi che hanno come logo una tigre. In base al piano quinquennale stabilito dai comandanti dei gruppi Tiger, il 2023 è stato l’anno dell’Italia: la coincidenza con il centenario ci ha fatto molto piacere ma non è stato voluto”.

Tra Ucraina e Israele

L’esercitazione si inserisce in un peculiare contesto geopolitico dove, accanto alla guerra in Ucraina, si segnalano l’iperattivismo russo nel Mediterraneo allargato e l’attacco di Hamas contro Israele che comunque rientra nel cono di interesse geopolitico di Ue e Nato. In primis va segnalata l’iniziativa di Mosca in Libia dove interloquisce con il generale Khalifa Haftar per ottenere i diritti d’attracco ai porti della Cirenaica. Un elemento, questo, che avrebbe come prima conseguenza il potenziamento oggettivo della capacità militare russa nel Mare Nostrum con un tentativo di interferenza con le attività della Nato: appare di tutta evidenza che il ruolo dei porti libici, vicinissimi al canale di Sicilia e al Mar Adriatico, è strategico per Putin.

 

Russi nel Mediterraneo

In secondo luogo, sono stati numerosi i passaggi di navi militari e sottomarini russi al largo delle coste pugliesi e calabresi: nel giugno 2022 l’incrociatore “Varyag” transitò a circa 150 miglia dal golfo di Taranto, in acque internazionali, per poi dirigersi verso Creta. In quei giorni c’era un totale di 18 navi militari russe nel Mediterraneo, più due sommergibili.

Lo scorso maggio ancora la presenza della flotta russa al largo di Puglia e Calabria, con la fregata Ammiraglio Gorshkov, armata con i missili ipersonici Zircon che volano a 10 mila chilometri orari. Pochi giorni fa l’ultimo avvistamento: il sottomarino russo Krasnodar, classe Kilo, dopo due anni di attività dalla base siriana di Tartous è passato dall’Italia con destinazione Gibilterra a raggiungere i porti del Baltico.

Tornado, F-16, Rafale, Mirage. Ecco l'Italia al Nato Tiger Meet 2023

Si svolge nella base di Gioia del Colle l’esercitazione con 70 aeromobili ad ala fissa, 10 ad ala rotante e unità navali sulle acque internazionali, mar Tirreno, canale di Sicilia e mar Ionio. Dopo 35 anni l’Italia torna ad ospitarla in un momento geopolitico molto particolare

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