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Da settimane ormai si discute dell’imminente controffensiva ucraina, nell’attesa sempre più lunga che questa operazione cominci. Ma essa è forse già iniziata, senza che nessuno se ne sia reso conto. “La guerra moderna non inizia con uno sbarramento di artiglieria in stile Prima Guerra Mondiale, seguito da soldati che escono dalle trincee e camminano verso il nemico. Inizia con attacchi dietro le linee nemiche da parte di forze speciali e partigiani per interrompere le reti di trasporto, causare confusione e raccogliere preziose informazioni” ricorda Oleksandr Moskalenko, del Center for European Policy and Analysis.

In effetti, un inizio in sordina per una delle azioni militari più significative dallo scoppio del conflitto risulterebbe molto in linea con le operazioni di deception attuate egregiamente fino ad ora dai militari di Kyiv. Attualmente sappiamo soltanto che questa controffensiva ci sarà, ma non sappiamo né quando, né dove. Né, soprattutto, con quale scopo.

Per Richard D. Hooker Jr., senior fellow dell’Atlantic Council (ma anche ex assistente speciale del Presidente degli Stati Uniti e direttore senior per l’Europa e la Russia presso il Consiglio di sicurezza nazionale), l’andamento delle operazioni è facile da prevedere: una punta di lancia corazzata (con equipaggi ucraini addestrati alla guida dei Leopard forniti dagli alleati occidentali) infrangerà le linee russe e si spingerà fino a Melitopol; da qui, le brigate meccanizzate ucraine potranno decidere di rivolgersi ad Ovest, con lo scopo di isolare le truppe di Mosca stanziate nella regione di Kherson, o ad Est, per riprendere il controllo della città di Mariupol. Operazioni diverse, ma con gli stessi scopi strategici: spezzare in due la linea del fronte nemica, e recidere ogni collegamento tra la Crimea e il resto del territorio russo.

Hooker fa notare come, in caso quanto da lui teorizzato si avverasse, il ponte sullo stretto di Kerch rimarrebbe l’unico collegamento terrestre con la penisola sita nel mezzo del Mar Nero; ponte che però, grazie alle acquisizioni territoriali ucraine, rientrerebbe nel raggio d’azione di droni, missili e pezzi d’artiglieria. Con una simile situazione sul campo la ‘fortezza’ Crimea, sede della flotta Russa nel Mar Nero e bolla A2/AD, potrebbe essere espugnata tramite logoramento, anziché ricorrere ad un costoso quanto inutile attacco frontale.

Sui tempi della controffensiva non è trapelata informazione alcuna. Molto probabilmente lo Stato Maggiore Ucraino sta cercando di accumulare il maggior numero di risorse possibili, specialmente tramite i pacchetti di aiuti militari forniti dai paesi occidentali: ma se una parte di questi aiuti (di cui Formiche.net ha già parlato in precedenza) stanno già arrivando in territorio ucraino pronti per essere impiegati nelle operazioni militari, altri equipaggiamenti (come ad esempio i caccia multiruolo F-16) hanno necessità logistiche che richiedono un lasso di tempo maggiore prima di poter essere schierati con successo lungo la linea del fronte.

Anche il fattore climatico gioca un ruolo importante. Le informazioni disponibili lasciano presumere che la controffensiva di Kyiv sarà caratterizzata da una forte componente meccanizzata: un uso estensivo di carri armati, Infantry Fighting Vehicles e altri mezzi garantirebbe una maggiore forza d’urto e una maggiore mobilità alle forze armate ucraine, permettendo così loro di sfruttare al meglio ogni successo e di compiere manovre più incisive a livello sistemico. Ma per essere sfruttati con successo questi mezzi richiedono il terreno asciutto tipico della stagione estiva; se la controffensiva venisse ritardata troppo le colonne meccanizzate ucraine rischierebbero di ritrovarsi impantanate nel fango della rasputitza, così come accaduto ai Panzer della Wehrmacht nel 1941 e ai blindati russi nel 2022.

Il successo è dunque assicurato?
Secondo Moskalenko, troppe criticità caratterizzano la controffensiva ucraina (insufficiente superiorità numerica, scarso addestramento e mancanza del dominio aereo) per poterla considerare come l’atto risolutivo della guerra. “La controffensiva ucraina avrà probabilmente una certa influenza, ma non un’influenza decisiva, sul corso del conflitto. In questo senso, è sbagliato e pericoloso considerare la campagna come l’ultima possibilità per l’Ucraina di liberare i propri territori”, specifica l’esperto.

La liberazione di tutti i territori occupati (penisola di Crimea compresa) è uno degli obiettivi principali di Kyiv, che vuole arrivare al tavolo dei negoziati con il maggior potere contrattuale possibile. Uno degli scopi prioritari del governo guidato da Zelensky è quello di non voler cedere alla Federazione Russa neanche un lembo di territorio ucraino: questo risultato finirebbe per legittimare, anche parzialmente, l’aggressione russa, costituendo un pericoloso precedente a livello globale.

Tuttavia questa dinamica costituisce solamente uno dei punti principali dell’approccio ucraino ai negoziati di pace, che gli esperti del settore definiscono di wide-scope: invece di puntare a una tregua a tutti i costi, che probabilmente incuberebbe dentro di sé i germi della prossima guerra, l’intenzione del corpo diplomatico ucraino è quella di lavorare per costituire una pace duratura, che garantisca la sicurezza del proprio paese.

Ma per far sì che ciò accada, le condizioni devono essere accettate anche dalla Federazione Russa. Kyiv è cosciente di ciò, e per questo è disposta ad arrivare al compromesso su questioni specifiche che possano soddisfare anche l’altro lato del campo. Una rinuncia ad ospitare truppe ed armamenti stranieri, così come a sviluppare armamenti nucleari, sono solo esempi delle garanzie che l’Ucraina potrebbe dare a Mosca, nella speranza di costruire una situazione securitaria stabile e destinata a perdurare nel lungo periodo.

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