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A poche ore dall’apertura del Summit sulla sicurezza dell’Intelligenza Artificiale che si terrà mercoledì e giovedì a Bletchley Park e a cui l’Italia sarà rappresentata da Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, e Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, l’ambasciata britannica in Italia ha pubblicato i primi tre episodi di questa nuova serie di #MyGREATBritain, il suo podcast con le storie di alcuni degli oltre 600.000 italiani che vivono oltremanica. Ospiti di questi tre episodi (disponibili su Spotify) sono: Angelo Cangelosi, ricercatore e docente di IA all’Università di Manchester; Rossella Arcucci, data scientist e docente di IA all’Imperial College di Londra; Sara Bernardini, professoressa di IA e sistemi autonomi alla Royal Hoollay University of London.

I ROBOT E L’UOMO, SECONDO CANGELOSI

Pierluigi Puglia, portavoce dell’ambasciata, ha intervistato Cangelosi a Londra, al The Alan Turing Institute, istituto nazionale britannico per la ricerca in data science e IA. Approdato nel Regno Unito 26 anni fa, Cangelosi è attualmente docente di Robotica e IA all’università di Manchester. Ricordando l’accordo che The Alan Touring Institute ha stipulato pochi mesi fa con il consorzio universitario italiano FAIR per un programma che promuove lo scambio di studenti, ricercatori e docenti nel campo dell’IA tra Regno Unito e Italia, il docente ha parlato della sua esperienza nel settore dell’educazione delle macchine. “Quello che facciamo nel campo dell’IA è per il bene della società”, spiega. Come si può educare le macchine a comportarsi in maniera tale che la relazione tra umani e robot sia proficua e pacifica? La “robotica dello sviluppo”, di cui si occupa Cangelosi, studia come addestrare i robot al pari di come insegniamo ai nostri bambini a parlare e a comportarsi secondo principi etici e morali. La ricerca, ha raccontato Cangelosi, parte da robot bambini come Nao, un esemplare che si trova a Manchester: si tratta di un robot bambino al quale vogliamo insegnare come acquisire gradualmente competenze “da adulto”.

ARCUCCI E L’IA CONTRO IL CLIMA ESTREMO

Docente di data science e machine learning all’Imperial College di Londra, Arcucci è stata intervistata lo scorso settembre a Siena, a margine dei lavori del XXXI Convegno di Pontignano, il principale appuntamento nell’agenda anglo-italiana organizzato dall’ambasciata britannica in collaborazione con il British Council. Arcucci si occupa di “Artificial Intelligence for good” per aiutare l’umanità a predire e alleviare l’impatto di fenomeni meteorologici estremi: uragani, inondazioni e incendi, i modelli di IA hanno la capacità di predire in tempo reale l’evoluzione di alcuni fenomeni e suggerire gli interventi più opportuni per limitarne i danni sul territorio e sulle popolazioni delle zone colpite. Facendo l’esempio di un fenomeno che ha interessato e devastato diversi paesi europei e numerose regioni italiane durante la scorsa estate, gli incendi, “non abbiamo a disposizione i mezzi necessari per bloccarli tutti”, spiega. Per questo, “i modelli di IA ci aiutano a capire quale incendio debba essere fermato prima, in base all’analisi delle caratteristiche di ciascun focolaio e alla capacità che abbiamo di prevederne l’evoluzione”. Se abbiamo una predizione accurata sull’evoluzione di un incendio, le agenzie di protezione del territorio possono provvedere alla predisposizione di opportune barriere contro la propagazione del fuoco. Tutto deve essere fatto sul momento, per cui l’IA si distingue per la capacità di fare previsioni e indicare interventi in tempo reale.

GLI AMBIENTI ESTREMI SECONDO BERNARDINI

Prima di approdare a Londra, Bernardini lavorato alla Nasa nella Silicon Valley e, dopo la UCL e il King’s College London, attualmente insegna IA e sistemi autonomi alla Royal Holloway University of London e da settembre è professore ordinario presso il Dipartimento di Ingegneria informatica, automatica e gestionale dell’Università di Roma La Sapienza. Nello spazio, sottacqua, sottoterra: lo sviluppo di robot guidati dall’IA e il loro utilizzo in ambienti estremi sono la sua specializzazione. “Negli ambienti estremi i robot devono essere particolarmente ‘intelligenti’, per reagire in maniera adeguata ai possibili imprevisti”, spiega. In luoghi sconosciuti e inaccessibili all’uomo, il robot deve innanzitutto essere in grado di esplorare e mappare l’ambiente, per poi definire in tempo reale un piano d’azione che lo aiuti a portare a termine la sua missione e rientrare alla base.

L’IA raccontata dagli italiani che lavorano nel Regno Unito

Alla vigila del summit di Bletchley Park riparte #MyGREATBritain, il podcast dell’ambasciata britannica in Italia. Ospiti Angelo Cangelosi (Università di Manchester), Rossella Arcucci (Imperial College di Londra) e Sara Bernardini (Royal Hoollay University of London) per parlare di Intelligenza Artificiale

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