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Il governatore della Banca d’Italia lancia l’allarme: la lotta alla povertà globale deve diventare una priorità globale. Mario Draghi è preoccupato per l’impennata delle quotazioni petrolifere e il boom dei carburanti.
“Alti e più volatili prezzi delle materie prime mettono sotto ulteriore tensione il processo di sviluppo e hanno un drammatico impatto sulla riduzione della povertà”. Nonostante l’Italia non navighi nell’oro, al Development Committee della Banca Mondiale, Draghi garantisce il contributo italiano nel raggiungimento degli obiettivi fissati a livello internazionale, perché l’aumento del prezzo del cibo, e quindi della fame, non è solo un problema sollevato da “terzomondisti”, ma anche – come si è rilevato nelle ultime settimane – un problema di sicurezza e di peacekeeping.
Dunque la cura di Draghi è un lavoro congiunto tra Banca Mondiale e Fmi. Perché solo così sarà possibile “alleggerire gli effetti degli choc dei prezzi sui poveri, orientando meglio i programmi di assistenza ed esplorando appropriate forme di sostegno finanziari”. Una catena che non è possibile disgiungere. Il governatore spiega la relazione tra caro-commodity e corsa degli alimentari: “Elevati prezzi dell´energia fanno crescere i costi dei trasporti, mettendo addizionale pressione sui prezzi alimentari”. Se non si tiene conto di ciò, il rischio è l’aumento del gap tra i livelli di vita nel mondo. Ancora più accentuato, dunque, il dislivello tra ricchi e poveri. “Mentre i recenti aumenti delle commodity offrono ai Paesi esportatori l´opportunità unica di accelerare il processo di riforme diversificando l´economia e rafforzando la sostenibilità finanziari. I Paesi più poveri, in particolare quelli dell´Africa sub-Sahariana, rischiano di vedere la loro crescita ridotta dall´aumento dei prezzi dell´energia e degli alimentari, che rappresentano più del 70% del paniere consumi dei poveri”.
I primi fans di Draghi non passano inosservati. Tra questi Jean-Paul Fitoussi, presidente dell´Ofce, prestigioso centro francese di ricerca in economia che dal G7 di Washington ha dichiarato al Messaggero: “La ricetta del governatore Draghi è giusta. Ora però va applicata. Fitoussi, spiega: “Questo rapporto va nella direzione giusta perché fa pressione sui governi per avere una concertazione più forte sui mercati finanziari. Adesso molto dipende dalla volontà dei Paesi di rendere effettive queste raccomandazioni”. Non può che apprezzare il rafforzamento della “vigilanza prudenziale” proposta da Draghi. “Il problema – spiega Fitoussi – è che i famigerati “cdo” che hanno svolto un ruolo importante nella crisi in atto non possono essere creati con un capitale troppo debole”. L’economista applaude il richiamo di Draghi alle agenzie di rating: “Sarebbe importante anche creare una vera concorrenza visto che per ora ne esistono soltanto tre al mondo. È bene migliorare i codici di comportamento nella valutazione ma non dimentichiamo che nessuna agenzia di rating possiede la palla di vetro. Non possiamo chiedere l´impossibile”.
L’impossibile no. Tentare sì. E nessuno si tira indietro di fronte alla ricetta di Draghi.

"La mia cura per il mondo"

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