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Un tratto di ferrovia saltato in aria, un secondo punto danneggiato sulla stessa linea. L’esplosione che ha colpito la linea Varsavia-Lublino, nei pressi di Mika, ha danneggiato i binari in un punto sensibile di una rotta che permette anche traffici destinati all’Ucraina, aumentando il coefficiente di rischio. La reazione del presidente del Consiglio Donald Tusk ha immediatamente fatto chiarezza su due fattori: è stato un atto di sabotaggio intenzionale che poteva, potenzialmente, finire in tragedia. A bordo di uno dei convogli, fermati in tempo, c’erano infatti 475 passeggeri. L’ipotesi è quella di un ordigno piazzato per causare un deragliamento. Un’azione contro la rete ferroviaria nazionale polacca? Più un atto di sabotaggio su di un corridoio logistico e strategico per Kyiv.

Varsavia, così come l’Europa tutta, è da tempo bersaglio di una campagna ibrida fatta di incendi, tentativi di sabotaggio, cyberattacchi e intrusioni di droni, spesso attribuita, direttamente o indirettamente, a reti legate a Mosca. Tutte campagne sottosoglia che accompagnano la guerra cinetica sul territorio Ucraino. A ottobre, la Polonia e la Romania avevano arrestato otto individui accusati di pianificare azioni simili per conto dei servizi russi.

La Polonia viene colpita maggiormente a causa della sua prossimità geografica al campo di battaglia, insieme alle sue decise campagne di assistenza e supporto all’Ucraina. Proprio per questo la sua infrastruttura è fra gli obiettivi principali delle operazioni clandestine russe volte a colpire, indebolire, impaurire, confondere e disgregare senza però scatenare uno scontro diretto con la Nato.

Uniamo i puntini

Da settembre l’Europa è attraversata da una serie di attacchi ibridi e sabotaggi: l’incendio doloso ai tralicci che ha oscurato Berlino; la rete Gru smascherata in Lituania con pacchi esplosivi destinati a vari Paesi Ue; i droni che hanno prima operato micro-incursioni nei cieli europei e che poi hanno costretto a bloccare gli aeroporti di Copenaghen e Oslo; il cyberattacco che ha paralizzato i sistemi di check-in in mezza Europa; il sabotaggio idrico in Martinica. Oggi, l’ordigno sulla linea Varsavia-Lublino.

Guardando al quadro complessivo, appare evidente come le guerre ibride contro l’Europa attraverso una serie di operazioni sottosoglia e coperte abbiano come obiettivo quello di indebolire gli Stati sia nella dimensione del loro sostegno all’Ucraina, sfruttando intermediari, cellule di appoggio, criminalità locale o singoli individui e strumenti a basso costo, sia nella loro natura europea, democratica, occidentale. In uno scontro che fuoriesce, e di molto, dai confini ucraini.

Mentre nelle capitali europee si discute di difesa aerea, deterrenza nucleare e aumento delle spese militari, la realtà, cruda e banale, dice che basta chiudere una valvola, incendiare un traliccio, oppure far decollare un drone e piazzare un ordigno su una linea ferroviaria per produrre danni ad alto impatto politico, sociale, cognitivo, logistico, economico e industriale.

La scacchiera

Le tattiche utilizzate nel gioco degli scacchi offrono una chiave di lettura utile per comprendere la dottrina ibrida. Ad esempio, sulla scacchiera, lo schema dell’interferenza interrompe la cooperazione tra pezzi inserendo un ostacolo sulla linea: nel reale significa colpire comunicazioni, alleanze, canali diplomatici per isolare il bersaglio. La tattica del sovraccarico obbliga un pezzo a difendere troppe minacce: oggi è una pressione simultanea fatta di cyberattacchi, propaganda e crisi interne, così da saturare la risposta del target. La distrazione crea un fronte minore per coprire quello decisivo, come una crisi marginale che sposta l’attenzione altrove, per operare dove si desidera veramente. La tattica della forchetta colpisce due pedoni insieme, costringendo a scegliere cosa salvare, e oggi si traduce nell’uso sinergico e combinato di operazioni cyber e di destabilizzazione sociale. L’attacco di scoperta, negli scacchi, nasconde l’offensiva principale dietro una mossa visibile ma marginale e la tattica dell’inchiodatura immobilizza un pezzo, vincolandolo a ciò che protegge: nelle relazioni internazionali sono dipendenze energetiche o tecnologiche che limitano ogni reazione, inducendo all’inazione obbligata.

In sintesi, l’ennesimo episodio di sabotaggio, questa volta sulle linee ferroviarie polacche, rappresenta un’occasione per una lettura d’insieme di un fenomeno che mira al logoramento lento, costruito su pressioni parallele, mosse coperte e dipendenze mirate così che, come negli scacchi, prevarrà chi riuscirà a togliere all’avversario lo spazio mentale – oggi cognitivo – e operativo per reagire.

Nuovi sabotaggi in Polonia. Prese di mira le tratte ferroviarie utili a Kyiv

Il sabotaggio alla linea Varsavia-Lublino conferma la pressione ibrida che colpisce la Polonia e, con essa, l’intera Europa. Un ordigno su una rotta strategica per l’Ucraina si aggiunge a incendi, cyber attacchi, droni e reti clandestine che operano sottosoglia lungo il fronte europeo

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