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Nuove sponde commerciali per l’Europa, a prescindere dal prezioso accordo raggiunto lo scorso mese con con gli Stati Uniti e ampiamente considerato come una vittoria per Washington. Adesso per il Vecchio continente è tempo di guardare ai Paesi del Pacifico nella sua ricerca di un ritorno a un commercio basato su regole il più chiare e certe possibile.

Come noto, l’intesa con gli Stati Uniti, raggiunta il 27 luglio, prevede dazi del 15% sulla maggior parte dei prodotti europei, la metà rispetto a quanto inizialmente minacciato. Sebbene per il momento si eviti una dannosa guerra commerciale, l’entità dei dazi è superiore a quanto molti imprenditori europei avessero auspicato. Dal canto suo, scrive Atradius, uno dei principali gruppi per l’assicurazione commerciale del mondo, in un report, la Cina ha rifiutato di offrire concessioni in materia di accesso al mercato e di sovvenzioni statali alle imprese, due ambiti di lunga tensione con l’Occidente.

Per questo le preoccupazioni relative ai rapporti con le due maggiori economie mondiali (domani è prevista la scadenza della tregua di 90 giorni siglata la scorsa primavera, anche se si va rafforzando l’ipotesi di una proroga) potrebbero dare ulteriore slancio alla strategia dell’Ue nei confronti dei Paesi dell’area del Pacifico. Il piano dell’Unione, presentato per la prima volta in occasione di un vertice comunitario alla fine di giugno, prevede la stipula di un accordo di cooperazione commerciale strutturato (e che qualcuno ha già ribattezzato mini-Wto formato Est) con il Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (Cptpp), un patto commerciale regionale che coinvolge undici Paesi dell’area del Pacifico, oltre al Regno Unito. L’Ue, scrive Atradius, spera che l’iniziativa stimoli il commercio con le principali economie, quali Giappone, Australia, Canada e Messico e potrebbe anche contribuire ad aggirare l’attuale paralisi che affligge il cuore dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

“Il Cpttp è un importante blocco commerciale e la sua composizione è interessante anche per l’Ue”, afferma Dana Bodnar, economista presso Atradius. “Con Messico e Canada tra i membri, l’alleanza offre opportunità anche nel Nord America, una delle aree commerciali più rilevanti per l’Unione. Il Cptpp non si limita a una sola regione del mondo. Dal punto di vista dell’Ue, l’adesione al Cpttp potrebbe contribuire a rendere più resilienti e amichevoli le catene di approvvigionamento, riducendo le dipendenze commerciali considerate strategicamente rischiose. Potrebbe inoltre fornire un impulso, modesto ma significativo, agli scambi commerciali”.

Secondo Christian Bürger, anch’esso economista presso Atradius, una spinta verso nuove frontiere commerciali per l’Europa potrebbe far “emergere nuove opportunità di accordi, in particolare nei settori delle catene di approvvigionamento sostenibili, delle tecnologie pulite e del commercio digital. Lo stesso impatto simbolico potrebbe rivelarsi significativo. Dimostrare che importanti nazioni commerciali operano in un sistema basato su regole condivise costituirebbe un netto contrasto ai protezionismi in atto”.

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