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Anche il settore energetico è stato al centro della Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza, curata dal Comparto Intelligence e relativa all’anno 2022 presentata ieri, con una lunga analisi sulle conseguenze della guerra in Ucraina, come i danni collaterali dati dall’utilizzo dell’energia come arma da parte di Mosca e il macro tema della sicurezza dei gasdotti. Sul punto Formiche.net ha interpellato Matteo Villa, capo del DataLab dell’Ispi.

Energia come arma

Il tema dei prezzi è uno degli elementi maggiormente attenzionati dalla relazione, secondo cui “il conflitto russo-ucraino e i collegati sconvolgimenti internazionali, tra cui l’utilizzo dell’energia come arma da parte di Mosca, hanno determinato un’estrema volatilità dei prezzi delle commodity energetiche nel corso dell’anno passato, impattando a livello nazionale, in primis, le realtà produttive appartenenti ai settori energivori e gasivori”.

Al momento nel nostro Paese la situazione è sotto controllo, osserva Villa, secondo cui nel settembre scorso tutto lasciava presagire che saremmo andati incontro a una forte crisi energetica durante questo inverno. “C’è stato un vero crollo dei consumi industriali, ma non della produzione industriale: in primis l’ondata è stata smorzata, visto che abbiamo consumato meno gas in tutta Europa; in secondo luogo la stessa Russia, grazie al fatto che abbiamo abbassato i consumi, non ha potuto ridurre ulteriormente le forniture per alzare di nuovo i prezzi, continuando in quel gioco che faceva prima di metterci con le spalle al muro”.

Per cui qualora intendesse metterci maggiormente sotto pressione, aggiunge, guadagnerebbe molto meno. Un passaggio in questo momento fondamentale, perché cambia completamente il quadro. Per questa ragione le bollette stanno già scendendo per l’anno in corso e per il 2024 si prevede un’ondata più lieve: “Aumenteranno i prezzi ma probabilmente quest’anno la media di quelli del gas in Europa non sarà come l’anno scorso a 130 euro per megawattora, quando è stata sei volte e mezzo quello che era il prezzo normale. Anche se dovessimo perdere un po’ di competitività, non moriremo. Ciò è importante perché è vero che la Russia ha usato l’energia come un’arma, ma l’Europa ha risposto smontando l’arma russa e la risposta al momento sta funzionando”.

Sanzioni e controsanzioni

Connesso al tema energetico c’è anche la riflessione sulle sanzioni che, secondo la relazione, “rappresenta uno sviluppo fondamentale nel campo delle relazioni internazionali, in quanto non esistono, per strumenti adottati e intensità complessiva, precedenti di pressioni a livello economico e finanziario su un Paese paragonabile alla Russia in termini di dimensione e rilevanza per le catene globali del valore”. Secondo Villa chi sperava di fermare la Russia in maniera diretta è rimasto deluso dall’effetto delle sanzioni, visto che l’anno scorso il Paese ha avuto un calo del Pil solo del 2,5% e quest’anno addirittura potrebbe rimanere stabile. “Però dobbiamo tener ben presenti due fattori: primo, è vero che è l’unica arma diretta dell’Occidente; secondo, chi spara contro le sanzioni fa un danno alla nostra unica vera arma”.

Complessivamente il bilancio dell’azione sanzionatoria è nettamente positivo secondo Villa, dal momento che quel meno 2,5% di Pil russo in realtà maschera altre dinamiche. “Immaginiamo se avessimo costretto i russi a non vendere gas neanche agli indiani: ci sarebbe stata una crisi energetica equivalente a quella del 1973 e la domanda mondiale che sarebbe venuta mancare sarebbe stata la stessa domanda mondiale che l’Arabia Saudita e l’Opec hanno fatto mancare 50 anni fa. La Russia è sì riuscita a compensare le sanzioni occidentali con altre entrate nel breve periodo, ma ciò maschera le debolezze che emergono sempre di più, dal momento che Mosca è costretta a utilizzare tutti i soldi che ha messo da parte per il futuro nel suo fondo sovrano, al fine di coprire le spese presenti, ridurre le spese per istruzione e sanità ed evitare così un deficit ancora più grande. Di contro punta a indirizzare gran parte delle risorse sulle spese militari”. Una direzione di marcia che secondo Villa maschera la recessione tramite maggiori spese.

Sicurezza delle infrastrutture energetiche

Infine l’elemento della sicurezza delle infrastrutture energetiche, con due elementi: l’attacco al gasdotto Nord Stream e Nord Stream 2 dello scorso settembre e lo strumento cyber alla base di iniziative a carattere non convenzionale. Come affrontare il discorso della sicurezza su infrastrutture già esistenti come il Tap e su quelle future, come potenzialmente l’EastMed o più in generale i nuovi giacimenti presenti nel Mediterraneo orientale?

“È chiaro che non si possono sorvegliare chilometri di pipeline, ma si potrebbe intervenire sui singoli gasdotti aggiungendo dei rilevatori di movimento e di pressione, per poi andare a verificare ogni volta che si riscontra un’anomalia. Sarebbe questo un maggior costo. Inoltre il Tap è la frontiera più esposta al rischio, in quanto una parte di gasdotto passa nei pressi del Nagorno Karabakh e un’altra in aree vicino la Turchia che non sono sempre iper sorvegliate. Stiamo parlando di un pezzo fondamentale della nostra sicurezza energetica che provvede a quasi il 20% del gas italiano”.

@FDepalo

Prezzi dell'energia, gasdotti e sanzioni. Per Villa l'Italia non rischia

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