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L’orizzonte delle prossime elezioni europee è ora ben definito: come è noto si svolgeranno tra giovedì 6 giugno e domenica 9 giugno 2024.

Seppur con oltre un anno di anticipo, è già possibile immaginare l’enorme opportunità di mobilitazione collettiva che rappresenta quello che viene definito il più grande esercizio democratico d’Europa.

Alle scorse elezioni del 2019 aveva partecipato oltre il 50% degli aventi diritto al voto dell’Ue, ovvero la più grande affluenza mai registrata negli ultimi 20 anni e il primo aumento della partecipazione dalle prime elezioni dirette del 1979.

Tuttavia è innegabile che sia ancora tanta la strada da fare per avvicinare l’Unione europea e i suoi cittadini, a livelli diversi nei 27 Stati membri. Mai come prima, istituzioni, partiti politici e media possono individuare straordinari spazi per dialogare con i cittadini attraverso una strategica presenza sui social media, massimizzando le opportunità di disintermediazione che le diverse piattaforme offrono.

I dati parlano chiaro: nonostante diversi Paesi Ue (tra cui il nostro) rimangano “teledipendenti”, il numero di cittadini europei che utilizza i social per informarsi è il più alto di sempre. Le istituzioni Ue possono fin da ora sensibilizzare alla partecipazione al voto attraverso una comunicazione istituzionale innovativa che sappia abbracciare i formati emergenti e gli opinion leader più influenti. Sia il Parlamento europeo che la Commissione europea hanno sposato questo approccio da qualche tempo a questa parte, impostando quella che potrebbe divenire una vera e propria rivoluzione del proprio linguaggio.

Anche i partiti politici, o meglio le famiglie politiche europee, possono individuare nei social un capitale potenziale senza precedenti. Il loro obiettivo è naturalmente la massimizzazione del consenso, che potrà essere appannaggio dei partiti nazionali, oppure intercettato attraverso il rafforzamento del “branding” delle organizzazioni politiche stesse (sarà interessante capire se riproporranno il proprio Spitzenkandidaten e quale narrazione li accompagnerà eventualmente). Nel frattempo si prevedono budget da record investiti nelle inserzioni a pagamento.

Infine i diversi attori del mondo editoriale e mediatico dovranno essere abili nel raggiungere nuovi segmenti di audience proponendo contenuti in tema elettorale attraverso i formati e le piattaforme che hanno già tracciato il futuro del giornalismo multimediale. Caroselli, podcast e live sono solo l’inizio.

Per tutti, istituzioni, partiti o media, vale la stessa regola d’oro: curare le rispettive community. Crescerle, ascoltarle, instaurare un rapporto di fiducia. Terreno fertile che non può che giovare alla nostra democrazia.

Elezioni europee, ecco perché saranno le più social di sempre

Di Giacomo Baiocchi

Nonostante diversi Paesi Ue (tra cui il nostro) rimangano “teledipendenti”, il numero di cittadini europei che utilizza i social per informarsi è il più alto di sempre. Le istituzioni Ue possono fin da ora sensibilizzare alla partecipazione al voto attraverso una comunicazione istituzionale innovativa che sappia abbracciare i formati emergenti e gli opinion leader più influenti. L’analisi di Giacomo Baiocchi, digital strategist della Commissione europea in Italia

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