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Molte volte ci lamentiamo dell’incapacità del nostro Parlamento ad approvare leggi sui diritti civili. Negli anni ’70 i partiti avevano capito che era il momento di intervenire su temi controversi e divisivi come il divorzio, l’aborto, il transessualismo. Perché erano leggi di cui la società aveva bisogno.
Negli ultimi decenni, invece, il Parlamento fa molta fatica ad approvare leggi su temi difficili come matrimonio omosessuale, eutanasia, l’ergastolo ostativo, diritti Lgbt. Proprio per questa consapevolezza dobbiamo essere favorevolmente stupiti della legge sull’oblio oncologico che la Camera ha approvato all’unanimità questa settimana.

In attesa che la legge passi al Senato dobbiamo rilevare che si tratta di una normativa davvero all’avanguardia. Stabilisce il diritto a non fare menzione della passata malattia, trascorso un congruo periodo di tempo dalle terapie: dieci anni dal termine delle cure attive, senza episodi di recidiva, per gli adulti e cinque anni per i tumori insorti prima dei 21 anni d’età.
Il testo unifica nove proposte di legge presentate da vari partiti e dal Cnel, e ha avuto due relatrici, Marrocco per la maggioranza e Boschi per la minoranza, proprio a segnalare la comunanza di intenti politica sul tema.

Fino ad oggi invece quando si dichiara di aver avuto un tumore si hanno pesanti limitazioni a livello finanziario ed assicurativo (per avere un mutuo o stipulare una polizza), ma anche nel mondo del lavoro (concorsi e formazione professionale, inserimenti, servizi, carriere e retribuzioni) e in quello delle adozioni e dell’affidamento di minori.
Questa legge è una battaglia di civiltà per assicurare che alla guarigione clinica corrisponda la possibilità di esercitare i propri diritti in condizioni di uguaglianza rispetto al resto della popolazione. Che ci fa capire che il nostro Parlamento può tornare all’avanguardia anche sulla tutela dei diritti civili, senza dover attender e la supplenza dei giudici e soprattutto della Corte costituzionale.

Perché la legge sull’oblio oncologico è un passo importante. Scrive Celotto

Fino ad oggi invece quando si dichiara di aver avuto un tumore si hanno pesanti limitazioni a livello finanziario ed assicurativo (per avere un mutuo o stipulare una polizza), ma anche nel mondo del lavoro (concorsi e formazione professionale, inserimenti, servizi, carriere e retribuzioni) e in quello delle adozioni e dell’affidamento di minori. Questa legge è una battaglia di civiltà, secondo il costituzionalista di Roma Tre

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