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Il superciclo dei chip degli ultimi due anni – caratterizzato da una forte domanda e una relativa inelasticità dell’offerta, dovuta principalmente alla pandemia (con l’aumento degli ordinativi dell’elettronica di consumo e la crisi logistica a discapito dei chip pi maturi, come sperimentato dal settore automotive) e al rimbalzo poderoso seguito agli stimoli fiscali post-pandemici – si sta probabilmente assestando. I tempi di attesa per gli ordinativi sono scesi rispetto allo stallo che si era registrato tra maggio 2020 e maggio 2022.

Inoltre, il raffreddamento dell’economia mondiale ha comportato un forte calo della domanda che si affianca ad un importante boost lato offerta (seppur ‘drogato’ dalla corsa agli incentivi pubblici, come lo US CHIPS Act e l’European Chips Act di recente approvato dai negoziatori europei) per rafforzare la sicurezza delle forniture. Una concomitanza inusuale per l’industria – frenata dalla domanda e da una potenziale sovra-capacità – che è il risultato di una confluenza di fattori, tra cui l’inflazione crescente e i rischi geopolitici dovuti alla competizione tra Stati Uniti e Cina che ora vede Giappone e Paesi Bassi allineati con l’alleato americano sulle restrizioni alla vendita di tecnologie critiche per lo sviluppo di semiconduttori avanzati al rivale sistemico cinese.

Non è un caso che Taiwan Semiconductor Manufacturing Corporation (Tsmc) e Asml abbiano registrato nelle loro stime e performance l’influenza negativa di questi fattori. Tsmc ha pubblicato infatti, nella giornata di ieri, i risultati del primo trimestre, le previsioni per quello in corso e per il resto dell’anno, abbastanza deludenti. Un segno che la domanda per i chip potrebbe restare debole ancora per un po’ di tempo.

Il più grande produttore a livello mondiale di semiconduttori – che conta per circa il 50% delle vendite globali di chip traling-edge e per il 92% dei chip più avanzati sotto i 7 nanometri, un vero e proprio barometro dell’industria high-tech globale – ha comunicato di aver registrato un calo di ricavi del 4.8% su base annuale, attestandosi a circa 16.72 miliardi di dollari. Si tratta del primo trimestre di calo del fatturato di Tsmc da quattro anni a questa parte soppesato in dollari, dunque al cambio. Su base nazionale, e dunque sui dollari taiwanesi, il fatturato è stato pari a 508,63 miliardi, in crescita del 3,6%. Risultati che evidenziano comunque il posizionamento strategico dell’azienda, che registra comunque risultati incoraggianti se confrontati con il contesto macroeconomico e geopolitico mondiale.

Al fatturato in crescita, tuttavia, si è registrato un calo dei volumi di wafer prodotti (-14.6% su base annua), spiegabile per il nuovo focus dell’azienda sulle attività manifatturiere più avanzate. Infatti, considerando la crescita della domanda dal settore dei high performance computing (Hpc) nel 2023 e in previsione nel 2024, la famiglia dei semiconduttori da 5 nanometri e quella da 3 (N3, N5) hanno già riorientato la capacità produttiva dell’azienda (130.000 wafer per month per N5 solo nel 2022). In previsione, è possibile che Tsmc possa convertire parte della capacità N5 per la manifattura di semiconduttori N3, considerando la domanda dai suoi clienti più tecnologicamente avanzati. Nel 2022, considerando i wafer spediti per la tecnologia N7, i principali clienti di Tsmc sono stati AMD, Mediatek, Qualcomm, Nvidia, seguiti da Apple e Nvidia ma con volumi decisamente inferiori.

Il primo trimestre, infatti, fotografa questo trend: più del 50% dei ricavi proviene da vendite di tecnologia N5 e N3, seguita a distanza da N16 (13%) e N26 (12%). Smartphone e Hpc hanno contato, insieme, per il 78% del fatturato, seppur queste due piattaforme di vendita abbiano registrato un calo evidente (-27% e -14%) rispetto al trimestre precedente. Solo il segmento dei clienti dell’automotive è risultato in positivo.

Le vendite mensili dell’azienda avevano già allertato gli investitori rispetto a quanto si aspettava Wall Street nelle precedenti aste e sulla base delle aspettative dei suoi managers. Tsmc domina come detto il mercato dei chip avanzati (o leading edge), fabbricando i microprocessori per Apple, Qualcomm e Amd. Nel 2022 i chip avanzati hanno contato per il 53% dei ricavi, seguiti da quelli maturi.

“I risultati del primo trimestre sono stati influenzati dalle condizioni deboli del contesto macroeconomico e dall’aggiustamento della domanda dei nostri clienti” ha dichiarato il cfo di Tsmc, Wendell Huang. Le aspettative dell’azienda prevedono per il secondo trimestre ricavi tra i 15.2 e i 16 miliardi di dollari. Resta da capire quanto i due segmenti end-use come smartphone e Hpc possano riprendere a correre e trascinare, così, i ricavi di Tsmc in linea con la crescita dell’anno passato.

Quello che è certo è che l’azienda, che ha annunciato la costruzione di una nuova fonderia per la produzione N3 da circa 20 miliardi, si aspetta per il 2024 una forte domanda dai segmenti più all’avanguardia, soprattutto da Apple. La spesa per conto di capitale di Tsmc, in equipaggiamento e per costruire le fonderie, saranno tra i 32 e i 36 miliardi, nonostante alcuni rumors di mercato riportati dall’Economic Daily News di Taipei vedessero con particolare apprensione la possibilità che l’azienda potesse decurtare la spesa (di circa 4 miliardi) proprio per il contesto downstream non così solido come ci si aspettava. Vi è poi la difficoltà, del tutto imprevista, di raggiungere un accordo di base con il governo americano sulle modalità per l’accesso agli incentivi dello US CHIPS Act: secondo il Wall Street Journal, Tsmc vorrebbe ottenere fino a 15 miliardi per la costruzione delle fab in Arizona, ma rigettando la proposta di condividere con le autorità locali gli eventuali profitti e con il governo informazioni sensibili sulle attività delle fonderie.

Resta tuttavia l’impegno di Tsmc di aumentare, in patria e all’estero (Stati Uniti, Unione europea, Giappone e Cina), le sue capacità produttive, con una fonderia prevista anche in Germania. Annunci che, ovviamente, confermano le straordinarie aspettative di crescita per le aziende Sme (semiconductor manufacturing equipment) che forniscono attrezzature avanzate per la produzione di chip, come Asml. L’azienda olandese, monopolista dell’equipaggiamento Euv per la produzione di chip sotto i 7 nanometri, ha continuato a crescere nel corso dell’anno nonostante l’industria dei chip abbia zoppicato soprattutto nella seconda metà del 2022. Questo perché la tecnologia Euv rimane, comunque, immune rispetto ai cicli di boom and bust dell’industria dei chip, considerando che per portarla sul mercato servono investimenti e tempistiche dilatate.

La sinergia esistente tra queste due aziende, il cui destino è strettamente legato agli avanzamenti tecnologici della controparte, è chiaramente visibile per la sensibilità con cui l’azienda olandese ha risentito degli annunci di Tsmc nelle scorse settimane. Tsmc, insieme a Samsung, è l’unico cliente per i dispositivi EUV considerando che la frontiera tecnologica dei semiconduttori è concentrata, appunto, su Taiwan e Corea del Sud. I rumors sui possibili tagli del colosso taiwanese, per via del contesto macro di cui si è detto sopra, hanno ovviamente influenzato le aspettative del mercato e degli investitori sulle performance di Asml, che lunedì ha registrato una perdita del 4.8% sul mercato azionario. Il grande spauracchio sarebbe quello di una possibile cancellazione degli ordinativi da parte del suo principale cliente. Secondo gli analisti, in tale scenario Samsung potrebbe inserirsi per gli ordinativi al 2024. Comunque Asml ha riportato una crescita dei ricavi su base annuale rispetto al primo trimestre del 2022, con 6.75 miliardi rispetto ai 3.53 dell’anno scorso. Secondo Peter Winnick, CEO dell’azienda, i principali clienti stanno riconfigurando le domanda di attrezzature per le loro fonderie per via di segnali discordanti provenienti dai settori dell’elettronica di consumo e avanzata. Una tesi che si allinea con quanto dichiarato dagli amministratori del colosso taiwanese.

Difficile stabilire se il crollo in borsa sia avvenuto anche per fattori esogeni, come le tensioni geopolitiche che aleggiano su Taiwan oppure per il coinvolgimento diretto dell’azienda di Vedhoven nelle restrizioni imposte dal dipartimento del Commercio statunitense, per il suo ruolo strategico nella supply chain dei semiconduttori. Asml da circa due anni non vende più dispositivi litografici avanzati alla Cina, nonostante rimanga ancora il principale mercato (per Asml, circa il 18% prima dell’introduzione delle sanzioni) per equipaggiamento in altri segmenti dei semiconduttori più maturi e su cui si concentra, in volumi, la maggior parte della capacità produttiva nel quadrante asiatico.

In conclusione, nonostante la frenata del mercato abbia impattato l’industria dei chip, è evidente come le prospettive di crescita dei semiconduttori (soprattutto gli Asic, ovvero quelli specifici per le applicazioni legate all’intelligenza artificiale e al machine learning) rendano queste frenate di Tsmc e Asml contestualizzate e non strutturali. Ovviamente la tesi potrebbe essere ben meno solida qualora i rischi geopolitici diventassero predominanti nell’indirizzare le aspettative del mercato nel breve periodo.

(Foto: Bart van Overbeeke Fotografie, Asml)

Chip, il superciclo frena e i colossi di Taiwan e Paesi Bassi accusano il colpo

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