Skip to main content

La visita di Recep Tayyip Erdogan in Iraq dopo 13 anni ha una doppia valenza: da un lato punta a stringere i bulloni delle relazioni bilaterali, con particolare attenzione ad un nuovo progetto infrastrutturale come il collegamento tra Asia ed Europa per far arrivare moltissime merci nel mare nostrum; in secondo luogo, con la tappa a Irbil, la capitale del governo regionale del Kurdistan, intende dare un segnale all’occidente (e alla Nato) visitando l’entità semi-autonoma che controlla il nord dell’Iraq. Nel mezzo il paniere di temi assolutamente strategici come le aspettative nella lotta contro i terroristi del PKK, il tratto di strada comune che Baghdad e Ankara intendono compiere assieme verso dossier primari come l’Iran, la Cina, l’Ucraina e le relazioni con il golfo.

Qui Baghdad

Erdoğan parlando con Abdul Latif Rashid ha messo l’accento su un punto: l’Iraq deve liberarsi da ogni tipo di terrorismo. Una premessa fondamentale per aprire al rafforzamento delle relazioni turco-irachene, nonché per analizzare la guerra a Gaza e le questioni macro regionali. In questo senso si inserisce l’esigenza di ridefinire le relazioni tra Baghdad e il governo regionale curdo (KRG), l’entità semi-autonoma che governa le parti settentrionali dell’Iraq dove il gruppo terroristico PKK ha un punto d’appoggio operativo e politico. Secondo Erdogan sarebbe molto utile portare anche i turkmeni della regione nella “posizione che meritano”.

Nell’occasione è stato firmato un accordo su un approccio congiunto alle sfide alla sicurezza e un accordo strategico sull’approvvigionamento idrico. Pochi mesi fa Baghdad ha lanciato un progetto di sviluppo infrastrutturale da 17 miliardi di dollari, soprannominato “The Development Road”, che mira a trasformare l’Iraq in un hub di transito con l’obiettivo di connettere Asia ed Europa tramite un collegamento terrestre tra il porto di Grand Faw in Iraq a sud e la Turchia a nord, lungo 1.200 chilometri.

Via della seta in miniatura

Una sorta di via della seta in miniatura che Erdogan ha capito può assumere contorni geopolitici interessanti, se riflessa sulle nuove sfide di due continenti in perenne trasformazione.

Il gruppo AD Ports di Abu Dhabi ha stipulato un accordo con la Compagnia Generale per i Porti dell’Iraq (GCPI) per costituire una joint venture che sviluppi il Grande Porto di Al-Faw e la sua zona economica. L’accordo comprende anche il potenziale investimento, gestione e funzionamento di porti, zone economiche e relative infrastrutture in altre città dell’Iraq.

Il porto in questione è unico al mondo perché ha i frangiflutti più lunghi in assoluto e si trova sulla punta settentrionale del Golfo Persico vicino a Bassora. Inoltre il collegamento stradale e ferroviario eviterà il Canale di Suez. Il progetto è stato lanciato una decina di anni fa, ma ha subito notevoli ritardi, in parte a causa di finanziamenti e problemi politici. Il piano generale del porto prevede un massiccio insieme di terminali per container con una capacità totale di 99 milioni di tonnellate all’anno, oltre a un bacino di carenaggio e una base navale.

La prima parte del progetto è costruita dalla sudcoreana Daewoo E&C grazie ad un contratto da 2,7 miliardi di dollari mentre la seconda fase ancora da avviare comprende un’area industriale con una raffineria, un’acciaieria e altri servizi industriali. La fase tre comprenderà la nascita di Al Faw New City, con un centro commerciale, residenze, una scuola e moschee.

Scenari

In questo scenario Baghdad avrà necessità di una quota maggiore di acqua dai fiumi Tigri ed Eufrate, entrambi originari della Turchia, che costituiscono la principale fonte di acqua dolce in Iraq. Più in generale Erdogan con questa mossa intende costruire una nuova opportunità economica per i due Paesi in primis e anche per la regione, migliorando la cooperazione regionale e sviluppando il commercio dei due Paesi, ma non solo. Il secondo step è il progressivo miglioramento delle relazioni fra quei paesi “toccati” dalla mini via della seta erdoganiana, dal momento che la costruzione di questa lunghissima strada andrà a beneficio anche di milioni di cittadini fino al Golfo.

Erdogan va in Iraq per la sua via della seta

Era dal 2011 che il sultano mancava da Baghdad, ma adesso ha deciso di accelerare per due ragioni: una corsia preferenziale di merci fino al Mediterraneo, con un collegamento stradale e ferroviario che eviterà il Canale di Suez, passando per una collaborazione più intensa nella lotta contro i militanti curdi, mentre l’Iraq cerca di assicurarsi una quota maggiore di acqua dai fiumi Eufrate e Tigri. Nel mezzo la guerra a Gaza e il rapporto con i Paesi del golfo (e non solo)

Londra, un assistente parlamentare e un accademico spie per Pechino?

Cash e Berry sono stati accusati di spionaggio a favore della Cina dopo aver presumibilmente fornito informazioni considerate “utili al nemico”. Venerdì compariranno davanti alla corte di Westminster

Supply chain, Xi predica unità ma impone limiti. E la Cina attacca l’Europa

Le sfide dell’intelligence cinese secondo Teti, Manenti, Caligiuri e Gorelick

Alla presentazione del volume edito da Rubbettino, l’ex direttore di Aise ha evidenziato la necessità per l’Italia di lavorare con i Paesi alleati. L’ex Cia ha sottolineato punti forti e deboli dei servizi segreti di Pechino

Gli Usa vogliono imporre sanzioni contro le forze armate israeliane. Ecco perché

Gli Usa intendono sanzionare un’unità dell’esercito israeliano accusata di violazioni dei diritti umani. Ma i vertici di Tel Aviv si oppongono in modo compatto alla decisione di Washington, che vuole mandare un segnale agli interlocutori internazionali

Perché l'India di Modi è diventata così centrale. Risponde Bobbio

Per il professore Tommaso Bobbio, storico dell’Asia meridionale, Modi è riuscito a costruire un’immagine di leader spirituale globale attorno al suo Paese. Concetti come “il mondo una grande famiglia” o l’India “mother of democracy”, tanto quanto il valore universale dello yoga, sono ormai riconosciuti a livello globale come fattori che elevano la standing di New Delhi

La Cina è malata e rischia di contagiare l'Occidente. Il monito dell'Fmi

L’ultimo Fiscal monitor del Fondo monetario internazionale ha messo sotto la lente l’inesorabile crescita del debito cinese, da qui ai prossimi tre decenni. Il quale rischia di essere un problema per il resto del globo

FS riparte dal sisma 2016 per rilanciare le stazioni. L'intervento del commissario Castelli

Di Guido Castelli

Il progetto “Stazioni del Territorio”, promosso dal Gruppo FS Italiane, si rivolge ai comuni con meno di 15mila abitanti, con l’obiettivo di trasformare le stazioni ferroviarie in centri polifunzionali di servizio al pubblico. L’intervento del senatore Guido Castelli, commissario straordinario del governo per la ricostruzione e la rigenerazione delle aree colpite dal sisma 2016

La rivincita di Renzi sul Pd "di" Schlein. Scrive Cangini

Oltre la delusione di Prodi per la scelta della segretaria dem di candidarsi capolista alle europee c’è la rivincita di un ex segretario, Matteo Renzi, che ha scelto i social per criticare la decisione di Schlein, ricordando cosa successe nel passato. L’analisi di Andrea Cangini

7 ottobre, paga (per ora?) l’intelligence. Si dimette il capo dell’Aman

Haliva lascia l’intelligence militare dell’esercito ammettendo le responsabilità per l’attacco di Hamas. Ma chiede anche una commissione d’inchiesta. Come a dire: i servizi non sono gli unici colpevoli

Tutti i dossier su cui Pechino critica il G7 Esteri italiano

Economia, libertà di navigazione e Ucraina. Sulle pagine del Global Times, giornale della propaganda del Partito comunista cinese, tre articoli si scagliano contro la riunione di Capri. E rispunta anche Eusebio Filopatro, pseudonimo dietro al quale si celerebbe un analista italiano

×

Iscriviti alla newsletter