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In settimana Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, e Guido Crosetto, ministro della Difesa, hanno illustrato alle Camere la partecipazione dell’Italia a nuove missioni internazionali per l’anno 2023, le missioni internazionali in corso e lo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione.

“La strategia di impiego dello strumento militare continua a basarsi sulla tradizionale adesione alle iniziative delle Organizzazioni Internazionali di riferimento per il nostro Paese (Onu, Nato, Eu), non tralasciando la possibilità di cooperare, all’interno di coalizioni ad hoc, con Paesi e attori con i quali condividiamo rapporti di collaborazione o alleanze”, veniva specificato nel comunicato del Consiglio dei ministri che ha dato il via libera tre settimane fa. Le nuove missioni per l’anno 2023 riguardano la partecipazione di personale militare alle seguenti: missione Ue denominata European Union Military Assistance Mission in Ucraina (Eumam Ucraina); missione Ue denominata European Union Border Assistance in Libya (Eubam Libia); missione Ue denominata European Union Military Partnership Mission in Niger (Eumpm Niger); missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Burkina Faso.

Fabrizio Coticchia, professore associato di scienza politica all’Università di Genova, evidenzia tre elementi.

Il primo: “L’utilizzo delle forze armate si conferma un elemento centrale della politica estera e di difesa, con un coinvolgimento di più di 10.000 unità, a livelli massimi nel nuovo secolo”, spiega a Formiche.net.

Il secondo riguarda le regioni di maggior interesse per l’Italia. “Il Mediterraneo allargato si conferma l’area prioritaria per interesse strategico, anche in relazione alla guerra in Ucraina con l’influenza russa e cinese nel regione”, dice. “Inoltre, vediamo una presenza considerevole in Europa orientale, dove l’Italia è presente seguendo gli alleati, per deterrenza e difesa, con varie operazioni che coinvolgono la dimensione area, navale e terrestre, di addestramento delle forze ucraine. Infine, è interessante capire che cosa verrà fatto sull’Indo-Pacifico” anche alla luce della crescente interdipendenza tra Euro-Atlantico e Indo-Pacifico anche nelle parole del governo italiano e del recente dispiegamento di Nave Morosini e il prossimo di Nave Cavour.

Il terzo elemento sono le “principali novità della discussione”. Il professore Coticchia ne individua quattro, “tutte attribuibili al ministro Crosetto: la consapevolezza che il tradizionale approccio italiano sull’addestramento locale non porta a un miglioramento delle condizioni di sicurezza e della dimensione democratica ed economica; l’importanza di valutare delle missioni; la riflessione sulla legge sulle missioni, perché di nuovo arriviamo a maggio, fra poco si concludono missioni che vengono votate ora dalle Aule, con le richieste del ministro sia di accelerare la tempistica sia di maggiore flessibilità da parte del parlamento; la strategia di sicurezza nazionale”. Si tratta, conclude sottolineando anche la prioritaria attenzione alla cooperazione internazionale, di “quattro interrogativi che meritano risposte”.

Le novità delle missioni internazionali italiane secondo Coticchia (Unige)

L’utilizzo delle forze armate è ancora un elemento centrale della politica estera, il Mediterraneo allargato si conferma l’area prioritaria per interesse strategico e ci sono quattro novità. Ecco quali. Lo spiega Fabrizio Coticchia, professore associato di scienza politica all’Università di Genova

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