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Dal 1° luglio nel Regno Unito Unito è attivo il Foreign Influence Registration Scheme (FIRS), uno strumento legislativo che era sul tavolo da anni, volto a contrastare le ingerenze estere nel sistema politico britannico. Inserito nel National Security Act del 2023, lo schema rappresenta un pilastro del “Piano per il cambiamento” del governo del primo ministro laburista Sir Keir Starmer in materia di sicurezza nazionale. L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato aumentare la trasparenza nei rapporti con potenze straniere, dall’altro impedire che attività coperte (covert) possano manipolare la vita democratica del Paese.

Come funziona il sistema

Il sistema si articola su due livelli. Il primo, definito political tier, impone a chiunque svolga attività di influenza politica per conto di uno Stato straniero – come campagne di comunicazione o lobbying verso parlamentari e candidati – di registrarsi presso il governo. Il secondo livello, enhanced tier, è più stringente e si applica a quegli Stati che il Regno Unito considera una minaccia per la propria sicurezza o i propri interessi.

Mosca e Teheran nel mirino

Al momento, solo due Paesi sono stati inseriti nell’enhanced tier: Russia e Iran. Una decisione approvata dal Parlamento e giustificata dal ministero degli Interni britannico con “le gravi minacce” poste da Mosca e Teheran, comprese le attività dei loro servizi di intelligence e delle forze armate. Gli obblighi per questi Stati includono la registrazione non solo delle iniziative politiche, ma di qualsiasi attività svolta nel Regno Unito su loro mandato. Il mancato rispetto delle nuove regole può portare a condanne penali fino a cinque anni di carcere.

La questione cinese

Sono stati inseriti, dunque, gli Stati che hanno utilizzato la violenza su suolo britannico. Un caso su tutti: il tentato omicidio per avvelenamento dell’ex spia sovietica Sergej Skripal e della figlia Yulia Skripal a Salisbury nel 2018. Nonostante le numerose richieste da parte di esponenti conservatori e membri della società civile, la Cina non è stata inclusa nell’enhanced tier. Una scelta che ha provocato critiche e aperto un dibattito sulla strategia del governo nei confronti di Pechino. Un rapporto del Comitato parlamentare per l’Intelligence e la Sicurezza del 2023 aveva evidenziato “interferenze aggressive” da parte cinese nel Regno Unito, in particolare nei settori accademico e politico. Alcune fonti governative avevano confermato che da anni si discute dell’opportunità di includere la Cina nel secondo livello dello schema, ma che non ci sono “piani immediati” in tal senso. Secondo indiscrezioni riportate dal Financial Times, l’opposizione a un inasprimento della linea su Pechino è arrivata dalla cancelliera Rachel Reeves e dal ministro per il Commercio Jonathan Reynolds. Entrambi avrebbero sostenuto che l’inserimento della Cina nell’enhanced tier rischierebbe di compromettere i rapporti economici con il colosso asiatico. Reeves, in particolare, aveva guidato a gennaio una delegazione finanziaria a Pechino per rafforzare la cooperazione in ambito bancario e dei servizi.

Un modello che si espande

Il modello britannico si inserisce in una tendenza internazionale sempre più marcata. Il primo Paese a dotarsi di un sistema simile è stato gli Stati Uniti, con il Foreign Agents Registration Act (FARA), introdotto nel 1938. L’Australia ha seguito con il Foreign Influence Transparency Scheme Act nel 2018. La Francia ha approvato nel 2024 una legge di ispirazione analoga. Una proposta della Commissione europea del dicembre 2023 sulla “rappresentanza d’interessi esercitata per conto di Paesi terzi” nel mercato interno è ora al vaglio Consiglio dell’Unione europea, ovvero dei 27 Stati membri. Non sono coperte, però, le attività contro il sistema democratico, essendo responsabilità degli Stati membri. Ciò chiama in causa anche l’Italia, che non ha uno strumento simile (a cui Formiche ha dedicato una sezione della rivista numero 175 pubblicata a novembre 2022). Rimane da capire pro e contro per una media potenza che fa di una certa “flessibilità” uno strumento di politica estera e di sicurezza.

Ecco il nuovo sistema britannico contro l'influenza russa e iraniana

Il nuovo sistema si divide in due livelli: uno per chi fa attività di influenza politica per conto di Stati stranieri, un altro si applica a Russia e Iran, considerati minacce significative. Nonostante le pressioni, la Cina non è stata inclusa nella seconda fascia, sollevando critiche e dibattiti politici. Questo modello segue una tendenza internazionale che chiama in causa anche l’Italia

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