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Giorgia Meloni ha chiesto che all’agenda del Consiglio europeo venisse aggiunto il tema legato alla situazione in Libano e i leader presenti hanno risposto positivamente. Nello specifico si sono impegnati a continuare a sostenere chi nel Paese si trova in estrema difficoltà. Parliamo sia dei frutti amari della crisi siriana, con la presenza di circa 1,5 milioni di profughi, che di quella strutturale libanese, un paese ormai fallito su cui si è peraltro abbattuta anche la crisi del grano, sia con l’esplosione dei silos al porto di Beirut nel 2020 sia con la guerra in Ucraina. Oggi il panorama, se possibile, è ancora più complesso a causa degli attacchi di Hamas condotti da suolo libanese e dall’invasività politica dell’Iran.

Roma-Beirut

Il consiglio ha preso atto che è urgente dare assistenza ai rifugiati, agli sfollati interni e alle comunità ospitanti in difficoltà, nonché a fornire sostegno per combattere la tratta e il traffico di esseri umani. In particolare, è stata indicata l’urgente necessità di porre in essere le condizioni per un ritorno sicuro, volontario e dignitoso dei rifugiati siriani.

L’iniziativa del governo italiano nasce all’indomani della visita in Libano del 27 e 28 marzo scorso di Giorgia Meloni, ricevuta dal Presidente Mikati: in quell’occasione l’esigenza di incrementare l’attenzione internazionale sulla difficile situazione che si trova ad affrontare il Libano ha subito un’accelerazione.

Per questa ragione il premier prima ha ribadito il sostegno italiano a livello bilaterale e nel quadro della missione Unifil delle Nazioni Unite, e in seguito ha chiesto di inserire il tema nell’agenda del Consiglio europeo ricevendo assicurazioni in questo senso da parte del Presidente del consiglio Ue Charles Michel in occasione della sua visita a Roma dello scorso 11 aprile. Nel frattempo si è lavorato per costruire un consenso intorno all’articolato testo di Conclusioni adottato ieri sera dal Consiglio europeo.

Meloni-Mikati

Elementi che sono stati al centro della visita in Libano del premier: da un lato infatti quel colloquio servì a ribadire la presenza internazionale in un’area caldissima in cui da sempre l’Italia è presente con la missione Unifil, dall’altro puntò a disegnare una rete di sostegno condiviso alla sicurezza del Libano. L’Italia resta vicina a Beirut all’interno di un contesto globale, accanto allo sforzo teso ad impedire che il conflitto a Gaza si allarghi a macchia d’olio, in un’area già zavorrata da molteplici problematiche come la crisi finanziaria, il ruolo ideologico di Hezbollah, gli effetti non ancora sopiti della crisi del grano post guerra in Ucraina. La cooperazione allo sviluppo è il principale vettore dell’impegno italiano nel Paese.

Scenari

Il peso specifico geopolitico del Libano, a maggior ragione in questa fase di assoluta crisi mediorientale, sta crescendo. Nessuno ha dimenticato la grave esplosione nel porto di Beirut dell’agosto 2020, che distrusse i silos destinati alla conservazione del grano, elemento che è stato protagonista due anni dopo della crisi alimentare sulla rotta Ucraina-Mediterraneo. Circostanza che ha gravato sulle spalle di popolazioni già in estrema difficoltà.

Per questa ragione in vista dell’ottava conferenza di Bruxelles sulla Siria, in programma il prossimo giugno, il Consiglio Europeo ha avanzato all’Alto rappresentante e alla Commissione una richiesta: ovvero migliorare l’efficacia dell’assistenza dell’Ue ai rifugiati e agli sfollati siriani in Siria e nella regione.

Anche il Libano al centro del Consiglio europeo (grazie all'Italia)

L’iniziativa del governo italiano nasce all’indomani della visita in Libano di Giorgia Meloni il 27 e 28 marzo scorsi: in quell’occasione l’esigenza di incrementare l’attenzione internazionale sulla difficile situazione che si trova ad affrontare il Paese ha subito un’accelerazione

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