Skip to main content
Quando, qualche decina d’anni fa, cominciarono a finire nelle mie mani le prime tesi di laurea, il lavoro che mi attendeva in Università aveva un che di mistico, perché partecipava alla creazione del primo prodotto (per molti anche raro, nel senso che sarebbe stato l’unico ingresso nella categoria della saggistica) dell’ingegno di una giovane mente che avrei dovuto accompagnare nel complesso impegno d’imbastitura del testo. Funzionava più o meno così: un progetto dello studente che andava a resecare solo un piccolo aspetto della vasta materia perché, come ricordava Umberto Eco, chi scrive deve mostrare la padronanza assoluta dell’argomento e dunque, più grande è l’argomento, più ti esponi ad insufficienze e a critiche della commissione che ne sa molto più di te; un rigoroso piano di ricerca bibliografica, in cui le monografie andavano alla grande e gli articoli scientifici facevano da supporto per approfondimenti mirati; un decente apparato di note che servono a spiegare senza appesantire.
L’uso di un italiano degno di una persona che stava per laurearsi; una coerenza “teleologica” della scrittura tutta proiettata a sostenere, con argomenti accolti dalla comunità scientifica, una “tesi” (appunto) con l’ambizione di aggiungere qualcosa di nuovo e possibilmente di non fare un riassunto di qualche monografia, che lì c’era già chi lo faceva coi manualetti Simone. Certo: c’era pure chi scopiazzava da tesi fatte da colleghi di anni accademici precedenti trafugate chissà come e non mancava chi se le faceva fare dietro consegna di un compenso al compilatore. Ma, in genere, non era così difficile “sgamare” chi cercava scorciatoie per consegnare tomi sproporzionati, non solo per le incoerenze testuali e soprattutto bibliografiche (solo i più raffinati sapevano ben mescolare vecchi titoli con nuovi, estraendo qualche traccia significativa poi anche dal testo citato: ci mettevano testa e lavoro e, non per altro, almeno per questo andavano apprezzati), ma per una certa afasia complessiva dello scritto. Comunque il relatore diceva la sua, il correlatore, se gli aggradava ( in genere non troppo) anche lui, la commissione si riuniva e dava il suo voto in cento-decimi dopo discussioni colte ed animate.
Quali erano gli oggetti dell’attenzione è presto detto: la parte più importante presa in considerazione era il curriculum, la media dei voti nel corso degli studi e le eventuali lodi ricevute. Il peso della tesi? In genere dai quattro ai sette punti. Quindi un candidato/a che si fosse visto attribuire il centodieci e lode era una giovane o un giovane che nel corso degli studi aveva raggiunto la media almeno del centotre’, ber ornata da qualche lode. Come si comprende, il cursus honorum, i voti raccolti nel quinquennio di studi aveva la meglio sul resto. E non poteva che essere così: i miracoli di tesi di laurea da premio nobel forse esistono pure, ma si agganciano quasi sempre ad un percorso di studi dello stesso livello. Come funziona oggi? Continua ad andare sempre così. Solo che è apparso un convitato di pietra alla mensa universitaria e si chiama Intelligenza Artificiale.
È uno che si invita da solo, che s’insinua subdolamente e ribalta la realtà effettuale imponendo la sua che è figlia di ritagli plagiari. Ed è questo il prodotto che circola con grande successo nelle nostre Università. Si tratta di tesi passabili, scritte in un italiano stranamente lineare, con bibliografie coerenti e persino con note a piè di pagina pertinenti. Cos è che non va allora? Due cose: la prima è la mancanza di un’anima, di un guizzo, di un’idea forza, capace di riempire di senso il manufatto. Una volta si diceva: tesi compilativa. Solo che con l’AI ogni tanto si apre un varco rivelatore, come un piccolo prolasso logico, un’infinitesimale inesattezza, una cosa come quella che si leggeva in questi giorni sui giornali, con la scrittura di una novella alla maniera di Camilleri fatta benissimo dall’AI, che però a un certo punto si scopre perché Mimì, il vice di Montalbano e suo intimo amico, lo chiama dottore e gli dà del lei.
Cercare queste storture non è facile, devi stare attento ma le trovi. La seconda è l’incoerenza con il curriculum dello studente: chi arriva con un ottimo consolidato non armeggia con l’AI, ma, in genere, continua a lavorare con la sua intelligenza naturale. La scorciatoia la prendono quelli che hanno una media meno splendente. Ma teniamo conto del fatto che le applicazioni dell’Intelligenza autogenerativa si perfezionano giorno dopo giorno e presto talune rozzezze e “afasie” potrebbero essere corrette. E non ci saranno programmi antiplagio che vi potranno mai far fronte.
Allora vorrei porre alla collega docente nonché ministra Annamaria Bernini una piccola domanda: se non valuti anche lei che sia arrivato il tempo di modificare la procedura che porta al conferimento della laurea abolendo le tesi scritte e magari facendo svolgere al candidato/a una tesi orale in un contesto di dialogo con la commissione. Basterebbe questo, magari restringendo ancora di più il peso della tesi a favore dell’andamento degli studi, che restano comunque, da sempre, la parte sostanziale dell’impegno studentesco. Sarebbe un piccolo gesto d’onestà intellettuale compiuto dallo Stato. Urlare contro l’AI è cosa sciocca perché inutile: sarebbe fare come facevano i luddisti contro la prima rivoluzione industriale inglese, che pensavano di fermare le macchine distruggendole. E infatti le macchine sono ancora lì. Gli operai un po’ meno. Non vogliamo distruggere niente, anzi. Ma nemmeno alimentare generazioni di produttori di fake.

Phisikk du role - Cosa cambiare nelle tesi di laurea, una proposta ai tempi dell'AI

È arrivato forse il tempo di modificare la procedura che porta al conferimento della laurea, abolendo le tesi scritte e magari facendo svolgere al candidato una tesi orale in un contesto di dialogo con la commissione. La rubrica di Pino Pisicchio formula una proposta indirizzata alla ministra Annamaria Bernini

Ora l'Unione europea è chiamata all'azione. Le istruzioni di Ecfr

Ursula von der Leyen ha delineato a Strasburgo le priorità della Commissione per il nuovo mandato, spaziando da difesa e geoeconomia a Medio Oriente e sovranità tecnologica. Le reazioni raccolte da Ecfr mettono in luce progressi e limiti: dal bisogno di strumenti straordinari in materia di sicurezza alla necessità di sostenere imprese e startup, fino alle politiche verso Israele e l’AI. A commentare sono Tiago Antunes, Agathe Demarais, Hugh Lovatt e Giorgos Verdi

La Francia incassa il primo colpo. Fitch declassa Parigi

L’agenzia taglia il rating di Parigi e lancia un chiaro segnale al nuovo governo, chiamato a un risanamento dei conti pubblici che non sarà gratis. Ora lunedì borse e spread dovranno regolarsi di conseguenza

Stress test. Una lettura dietro le righe dell’incursione dei droni russi in Polonia

L’incidente dei droni russi sul territorio polacco mette a nudo vulnerabilità e dilemmi dell’Alleanza, tra capacità insufficienti contro minacce a bassa quota, costi sproporzionati per neutralizzarle e implicazioni strategiche di un gesto che appare studiato per testare i limiti Nato. O per migliorare la posizione negoziale di Mosca

Quelle porte girevoli che indeboliscono l'Europa. Il limite dell'Ue secondo Polillo

La costruzione dell’Unione europea ha un limite. Che non ha gatekeeper, vale a dire guardiani, ma solo porte girevoli in cui si può entrare liberamente. Si può anche uscire, come avvenuto per la Brexit dopo un faticosissimo negoziato. Ma dalla quale, invece, non si può essere espulsi. Regola, quest’ultima, che vale invece per qualsiasi organismo collettivo… Il commento di Gianfranco Polillo

Settimana corta, prossimo “scambio di doni” tra aziende e lavoratori? Il commento di Becchetti

Il 5 gennaio 1914 John Ford decide di aumentare la paga e ridurre l’orario di lavoro dei propri dipendenti. I lavoratori rispondono con meno assenteismo, più fidelizzazione all’azienda, più produttività e meno abbandoni. I profitti aumentano. Il passaggio alla settimana corta (da 5 a 4 giorni di lavoro) è il nuovo scambio di doni dei nostri tempi? Probabilmente sì. Il commento di Leonardo Becchetti

Putin accelera la sfida alla Nato, ma occhio a Georgia e Moldova. L'analisi di Alli

Georgia e Moldova costituiscono due bocconi molto appetibili, e anche piuttosto facili rispetto all’Ucraina, per le mire imperiali di Putin. I droni sulla Polonia sembrano un segnale anche a questi due piccoli Paesi, assolutamente meno protetti rispetto a eventuali operazioni militari di Mosca. L’analisi di Paolo Alli

Eastern sentry, la nuova strategia difensiva della Nato lanciata da Rutte

La Nato ha annunciato l’avvio dell’operazione Eastern sentry per rafforzare la difesa del fianco orientale dell’Alleanza, dopo le ripetute violazioni dello spazio aereo, in particolare in Polonia. Il segretario generale Mark Rutte e il Comandante Supremo Alleato in Europa, Alexus Grynkewich, hanno sottolineato che l’iniziativa ha come obiettivo aumentare la deterrenza, garantire coesione interna e inviare un chiaro messaggio a Mosca

Quando la difesa europea si gioca tra satelliti, algoritmi e disinformazione

All’Esa-Esrin di Frascati i primi Stati Generali su difesa, spazio e cybersicurezza hanno riunito ministri, istituzioni europee e vertici dell’intelligence. Sul tavolo la minaccia ibrida, la guerra dell’informazione e la sfida tecnologica: dall’intelligenza artificiale al quantum, passando per i satelliti

Eni e gli Stati Uniti sempre più vicini. Accordo strategico sul Gnl

Il ceo del Cane a sei zampe ha incontrato negli Usa l’ambasciatore Tilman Fertitta, il segretario dell’Interno Doug Burgum e il responsabile dell’Energia Chris Wright. Obiettivo, avvicinare ancora di più il mercato italiano ed europeo del gas con quello americano

×

Iscriviti alla newsletter