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Migranti, Nato, Ue, Bce e Mes. E ancora, la guerra in Ucraina e la postura dialettica del governo, prima con la Francia e ora con la Svezia. L’ex parlamentare di Forza Italia Fabrizio Cicchitto analizza in questa conversazione con Formiche.net le sfide del governo italiano, sia in Europa che guardando alla guerra in Ucraina, nella consapevolezza che una maggiore azione del nostro Paese proprio nel cuore dell’Europa è possibile.

Giorgia Meloni sarà a Stoccolma il 3 febbraio per i “forti punti di contatto”, come li ha definiti il ministro Raffaele Fitto, ma anche per definire la strategia sui migranti. Si rischia un braccio di ferro dopo quello con la Francia?

C’è un’obiettiva difficoltà, nel senso che i Paesi dell’Europa del Nord, indipendentemente dal colore politico dei governi, sono tra i più rigidi sulla ridistribuzione delle quote. Quindi, giustamente, il premier prova sia con la Francia che con la Svezia: i contatti sono giusti, i risultati sono tutt’altro che certi. Alle origini c’è l’errore tragico che fu fatto di accettare il Trattato di Dublino. Il guaio è tutto lì: è incredibile che sia stato accettato in questo modo da parte dei governi dell’Europa meridionale.

La telefonata Meloni-Macron e il ritorno ai binari diplomatici (come acceleratore e freno per distendere la strategia politica) possono essere un buon viatico per il futuro?

Quella vicenda è stata tutta singolare, perché c’è stata certamente una gaffe fatta dal governo italiano ma c’è stata anche una reazione, secondo me, sopra le righe del governo francese: insomma, i difetti stanno da entrambe le parti. Per cui, se adesso si ritorna alla razionalità e a comportamenti civili, si dimostra che esiste una sostanza. Ma al di là della poesia del federalismo europeo, vedo una prosa rappresentata da un’Europa di nazioni l’una contro l’altra (e “armate”). È questo il paradosso, perché poi ognuno deve fare i conti con il sovranismo di casa sua. E poi c’è una situazione abbastanza paradossale.

Quale?

Tutti i sovranisti hanno battuto le mani quando ha vinto la Meloni. Ma poi sul terreno concreto e sulla base della loro logica sovranista, si sono scontrati con il sovranismo stesso. Il fatto è che non ci sono atteggiamenti più furbi tra governi o partiti ideologicamente federalisti: anche da questo punto di vista la situazione è molto complicata e contraddittoria. L’Europa rischia di avere un enorme apparato di Parlamenti, ma poi sul terreno della sostanza l’unica cosa che è stata fatta è stata quella dell’euro.

Come giudica la mosse della Bce?

Combina pasticci e secondo me sono giusti i rilievi fatti da vari esponenti come Patuelli sugli alti tassi di interessi decisi di volta in volta dalla Lagarde. Quindi, come si vede, guai a procedere lungo linee schematiche ed ideologiche perché poi la realtà travolge tutto e tutti in negativo e non in positivo.

Meloni ed Europa: un accordo di cooperazione rafforzata con la Germania potrebbe bilanciare il Trattato del Quirinale?

Me lo auguro, però questo richiede che il governo italiano non faccia altre gaffe ma anche che i ministri francesi non si mettano con il ditino alzato a dare lezioni: un atteggiamento anche abbastanza infantile.

Guardando alle nuove infrastrutture europee, dopo i governi di larghe intese, i conservatori stanno dialogando con i popolari. Possibile una nuova Commissione di destra-centro in Ue?

Può capitare di tutto, ma il problema è che il Partito Popolare europeo a sua volta è un arcipelago di posizioni molto differenziate. Ho l’impressione che, se fosse per Weber, l’alleanza con i conservatori si farebbe subito. Credo serva come spauracchio per aumentare il potere contrattuale nei confronti dei socialdemocratici.

Come finirà il caso Mes?

Sul Mes ho una posizione estrema, simile a quella di Renzi: nel senso che la firma è dovuta perché altrimenti faremmo solo delle ideologie. Si tenga presente che vista la condizione disastrosa in cui è il nostro sistema ospedaliero sanitario, accentuata dal Covid, oltre a tutti i dissennati tagli che abbiamo fatto sulla base anche di un’ideologia radical chic, io farei un Mes sanitario.

Per quale ragione?

Perché, con tutti i vincoli che ci possono essere, ben 37 miliardi per le spese sanitarie ci servono davvero. Dire no mi sembra di dissennatezza pura.

Nato, Cina, Ue e nuove sfide legate alla guerra in Ucraina: crede che ci siano le premesse, non solo valoriali ma anche di costrutto politico, per una maggiore azione italiana proprio nel cuore dell’Europa?

È possibile, però la condizione si ritrova in un punto fondamentale, che è quello della posizione sull’Ucraina. Questo è stato anche il punto forte, secondo me, della Meloni nel corso dei primi mesi di governo. L’unico modo per costringere la Russia a trattare è quello di inviare armi molto più significative di quelle che non sono state già inviate. Credo che l’errore gravissimo sia stato quello di non armare a sufficienza l’Ucraina, perché è evidente che alla Russia non è riuscito il blitz.

Così l’Italia può contare di più in Europa. La versione di Cicchitto

Conversazione con l’ex parlamentare di Forza Italia: “Le frizioni con Parigi? Vicenda singolare, perché c’è stata certamente una gaffe fatta dal governo italiano ma anche una reazione sopra le righe del governo francese. I migranti? Sbagliato accettare il Trattato di Dublino. Il Mes? Dire no mi sembra dissennatezza pura”

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