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Quando ho cambiato nome al ministero, da ministero delle Infrastrutture e dei trasporti in ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, qualcuno deve avere pensato a un vezzo legato al mio impegno degli ultimi anni, trascorsi a sensibilizzare il Paese sul tema dello sviluppo sostenibile.

In realtà, proprio in corrispondenza del cambio di denominazione del dicastero, i temi legati alla sostenibilità economica, sociale e ambientale, e specialmente alla sostenibilità dei sistemi di mobilità, sono diventati centrali nel dibattito pubblico, anche grazie all’attenzione che l’Unione europea ha posto su questi aspetti con il Green Deal e in Next Generation EU.

Un anno dopo tutti parlano di decarbonizzazione dei trasporti, di mobilità dolce e dei nuovi modi di realizzare infrastrutture sostenibili. Tutto ciò ci fa sperare di avere contribuito a innescare un cambiamento culturale. A parte ciò, nell’ultimo anno ci siamo concentrati non solo sul disegno e la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ma anche sull’estensione della pianificazione, del finanziamento e delle riforme per progettare e realizzare opere pubbliche sostenibili, nonché sulla trasformazione del sistema della mobilità in senso sostenibile.

A tale proposito, e con riferimento alla dimensione metropolitana e regionale, il nostro obiettivo è quello di passare dal concetto di trasporto pubblico locale (su cui la politica si è concentrata per anni) a quello, più ampio e innovativo, di mobilità locale sostenibile. Per farlo, occorre disegnare una visione integrata del sistema di mobilità, mettendo al centro il principio dell’intermodalità, non solo per le merci, ma anche per le persone. D’altra parte, oggi è in atto una consistente trasformazione digitale, tale da potere incidere profondamente su un nuovo modo di realizzare la mobilità.

Presto avremo a disposizione piattaforme per la programmazione, prenotazione e pagamento degli spostamenti utilizzando diversi mezzi di trasporto, app che indicheranno anche la quantità di emissioni di CO2 che produrrà il percorso scelto, nonché il tempo stimato per le varie combinazioni di soluzioni.

Il sistema previsto dal modello Mobility as a service (Maas) servirà non solo per ottimizzare gli spostamenti riducendo al minimo i tempi di spostamento, migliorando la qualità della vita delle persone, della viabilità urbana e dell’aria, ma anche a individuare i mezzi meno inquinanti, provvedendo a sensibilizzare ulteriormente l’utenza a scegliere soluzioni meno impattanti.

Poiché i comuni non hanno tutti le stesse capacità di innovazione e di sviluppo tecnologico, stiamo verificando la possibilità di realizzare una piattaforma nazionale che possa servire a integrare quelle che verranno realizzate a livello locale: le necessità di mobilità dei cittadini non possono essere limitate dai confini amministrativi dei comuni e dalla eterogeneità di questi ultimi nella capacità di cogliere le opportunità offerte dalla tecnologia.

Per incentivare questo cambiamento culturale anche negli enti locali, abbiamo bisogno di rafforzare notevolmente la figura del mobility manager, un esperto da inserire nell’organico delle imprese e della Pubblica amministrazione, il cui ruolo sarà cruciale anche per lo sviluppo dell’intermodalità.

Al mobility manager sarà chiesto di comprendere meglio aspettative e modelli di comportamento degli utenti, ricorrendo all’economia comportamentale, al nudge e all’informazione puntuale ai potenziali utenti. Di qui l’importanza degli strumenti che consentono di analizzare i dati relativi alle diverse tipologie di mobilità e di identificare le esigenze o le abitudini delle persone, anche in relazione alle tratte servite dal trasporto pubblico locale.

Capire le scelte che le persone fanno rispetto ai sistemi di mobilità e, dove possibile, promuovere un cambio di abitudini in senso più sostenibile fa parte dell’approccio che vogliamo promuovere. Com’è noto, il momento peggiore della giornata, per la maggior parte delle persone, è quello che si trascorre nel traffico. Vogliamo fare in modo che tutto il sistema sia rivisto in funzione del miglioramento del benessere delle persone. Per questo il governo, gli amministratori locali, gli operatori nazionali, regionali e locali delle diverse soluzioni di mobilità (comprese quelle basate su mezzi condivisi, dalle biciclette e i monopattini ai motocicli e alle auto) devono sviluppare una forte collaborazione per far fare al nostro Paese il salto di qualità necessario per realizzare città più sostenibili.

Mobilità locale sostenibile, il salto di qualità per le città secondo Giovannini

Di Enrico Giovannini

Capire le scelte che le persone fanno rispetto ai sistemi di mobilità e, dove possibile, promuovere un cambio di abitudini in senso più sostenibile fa parte dell’approccio da promuovere. Pubblichiamo la prefazione di Enrico Giovannini, già ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, al volume di Matteo Tanzilli “Modelli di condivisione. La mobilità sostenibile dallo sharing al metaverso”, edito da Luiss University Press e con la postfazione di Paola Severino

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