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Giorgia Meloni ha tenuto il punto su tutto nel formare il suo governo.

Le va cioè riconosciuto che ha accettato pochi condizionamenti dagli alleati e che ha scelto per i ministeri più importanti figure che a lei e solo a lei debbono quella posizione.
È così per Giorgetti all’Economia (non a caso lodato dal collega Franco proprio oggi sul Corriere), per Tajani agli Esteri (in evidente imbarazzo per le ultime uscite del Cavaliere), per Nordio alla Giustizia (Berlusconi gli ha sempre preferito la Casellati con tanto di annuncio pubblico di un accordo su quel nome che non ha avuto riscontro nella realtà) ed anche per Crosetto alla Difesa, Sangiuliano alla Cultura e Urso allo Sviluppo Economico, nomi di stretta osservanza “meloniana”.
Escono da questo schema la scelta del prefetto Piantedosi all’Interno e l’approdo di Salvini alle Infrastrutture, ma sono spiegabili anche alla luce della evidente tregua raggiunta con il leader della Lega.
La vincitrice assoluta del 25 settembre va dunque al pieno incasso politico nella formazione dell’esecutivo, disvelando un approccio per alcuni versi nuovo nel panorama politico italiano: il leader del primo partito fa più quel mestiere (come accade un po’ in tutta Europa dove si governa in coalizione) che non il garante di tutta la squadra.
Si intravede dunque uno stile di governo determinato ed anche brusco, poco incline al compromesso (tanto caro ai Palazzi Romani) e orgoglioso della lunga traversata nel deserto compiuta (dieci anni esatti di opposizione, giacché Fratelli d’Italia nasce a dicembre del 2012).
Attenzione però, c’è poco di nostalgico nel primo esecutivo a guida femminile della storia della Repubblica.
L’omaggio ad una storia che fu c’è già stato con l’elezione di Ignazio La Russa al Senato, per molti versi il vero custode della Antiche Tradizioni di famiglia.
Il governo è altra cosa dunque, quasi (o forse innanzitutto) il tentativo di fondare una Nuova Destra.
Riuscirà Giorgia I nell’intento?
La partita è complessa assai, perché la melina di Palazzo può fare male, gli alleati non sono domati ed il contesto internazionale è delicatissimo.
Ma va dato atto alla premier di non lesinare la pressione sull’acceleratore.

Non solo un governo. Riuscirà Giorgia I a fondare una Nuova Destra?

Meloni ha accettato pochi condizionamenti dagli alleati e ha scelto per i ministeri più importanti figure che a lei e solo a lei debbono quella posizione. Si intravede dunque uno stile di governo determinato e anche brusco, poco incline al compromesso (tanto caro ai Palazzi Romani) e orgoglioso della lunga traversata nel deserto compiuta. Il commento di Roberto Arditti

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