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L’arrivo del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, a Washington — nel pomeriggio dire oggi, mercoledì 21 dicembre — per incontrare il Joe Biden, alla Casa Bianca e parlare davanti a una sessione congiunta del Congresso è un’operazione di comunicazione strategica perfetta. Il leader arriverà nella capitale statunitense dopo una visita al fronte (“sotto le bombe russe”, come raccontano i media), un saluto a sorpresa nella città assediata di Bakhmut, per consegnare premi alle truppe impegnate in una delle battaglie più feroci della guerra. Sarà a Washington nello stesso giorno in cui gli Usa annunceranno un nuovo, significativo pacchetto di aiuti, e mentre il presidente russo, Vladimir Putin, ammette per la prima volta che quella che un tempo era raccontata come una “operazione militare speciale” che avrebbe permesso alle forze di Mosca di passeggiare in Ucraina, in realtà presenta insidie e difficoltà.

Tutto allineato alla perfezione, tanto che la visita diventa uno show con cui Zelensky riesce a magnetizzare ulteriori attenzioni in un momento in cui il fronte è più o meno congelato — lo è letteralmente, come previsto da mesi, a causa delle condizioni climatiche. Mentre la guerra russa in Ucraina rischiava di uscire dall’attualità, e quindi allontanarsi dal consenso (dunque dall’interesse politico), il presidente si sposta da Kiev per un viaggio all’estero — il primo dall’inizio dell’aggressione russa — altamente significativo. Tanto che è difficile pensare che certe valutazioni non siano proprio alla base della visita, che per altro arriva appena prima Natale, come a ricordare al mondo che la Russia non ha fermato le sue brutalità. Anzi.

Dopo le polemiche con la Fifa, che avrebbe rifiutato di ospitare un suo discorso/appello ai Mondiali, Zelensky recupera i riflettori internazionali nel migliore dei modi, alzando anche l’hype mediatico sull’annuncio di altri 2 miliardi di dollari di aiuti militari statunitensi — che rischiano di essere quasi inosservato e invece altamente di rilievo perché, per la prima volta, includeranno il sistema di difesa missilistica Patriot, il più avanzato mai fornito a Kiev.

Il viaggio di Zelensky a Washington — che durerà solo “poche ore”, come avvisano sia gli ucraini che gli americani — arriva anche a 300 giorni dall’invasione, mentre l’Ucraina soffre di massicce interruzioni di corrente causate dagli attacchi russi alle infrastrutture civili.

Biden e Zelensky avranno una discussione approfondita e strategica sulla guerra, sugli aiuti militari e sull’inasprimento delle sanzioni prima che Zelensky si rechi a Capitol Hill. Il passaggio dell’ucraino — tutto ciò che farà e dirà — è chiaramente frutto di un coordinamento americano, utile sia a uso interno (per permettere all’amministrazione Biden di tenere alta la concentrazione sulla Russia e mandare un messaggio di vicinanza apprezzato dalla constituency democratica nel simbolico momento natalizio), sia per parlare agli alleati (e ai rivali) della necessità di non mollare.

Il Congresso è pronto ad approvare questa settimana 45 miliardi di dollari di aiuti militari ed economici all’Ucraina, che saranno aggiunti nell’ambito della legge di finanziamento omnibus da 1.700 miliardi di dollari, portando il totale degli aiuti statunitensi a oltre 100 miliardi di dollari.

Alcuni membri della prossima maggioranza repubblicana della Camera hanno espresso profonde riserve sul mantenimento degli aiuti all’Ucraina, perplessità non nuove, su cui l’arrivo di Zelensky potrebbe sollecitare sensibilità o quanto meno convincere la leadership repubblicana sulla necessità di continuare a sostenerlo — e sulla sua affidabilità. C’è da aspettarsi che userà toni e chiavi comunicative simili a quelle di marzo, quando parlando in video-conferenza al Congresso evocò Pearl Harbor chiedendo aiuto contro l’invasione russa.

Un funzionario statunitense informato sulla pianificazione della visita ha chiaramente detto ad Axios che la Casa Bianca si aspettava una grande dimostrazione di sostegno bipartisan per Zelensky durante la visita e sperava che questo avrebbe generato un ulteriore “slancio” per la continuazione dell’assistenza da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati.

La notizia dell’arrivo di Zelensky è emersa solo all’ultimo momento, segno della cautela che circonda il primo viaggio all’estero dell’ucraino dall’inizio della guerra. Biden e l’ucraino ne avrebbero discusso in una telefonata dell’11 dicembre, e comunque è una tempistica stretta per certi viaggi — segno che serviva organizzarsi in fretta.

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