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“Su TikTok, la Cina ha dichiarato più volte la sua posizione di principio”. Poche parole, pronunciate ieri nella consueta conferenza stampa, da Mao Ming, portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, che suonano come un “no comment” alle ultime dichiarazioni del presidente statunitense Donald Trump che avrebbe domenica ha annunciato di aver trovato un acquirente statunitense per l’app di proprietà della cinese ByteDance e che l’operazione potrebbe concludersi a breve con la benedizione del presidente Xi Jinping.

Il presidente ha già firmato tre proroghe della legge “divest or ban” che prevede la piattaforma venga messa al bando se ByteDance non cederà le attività a una società che non sia cinese. L’ultimo executive order che estende i termini di di 90 giorni è datata 19 giugno. Quanto alle preoccupazioni per la sicurezza e cioè i timori che l’app sia sfruttata dal governo cinese per spiare gli americani, motivo per il quale l’amministrazione di Joe Biden ne decise il divieto a meno di un cambio di proprietà, Trump ha minimizzato sottolineando che si potrebbe dire lo stesso di “tutto ciò che è prodotto in Cina, come i nostri telefoni” e, dunque, mantenendo il dossier legato al tema della sicurezza dei dati ma non della cosiddetta guerra cognitiva algoritmica.

Trump non ha rivelato chi potrebbe essere l’acquirente, ma ha parlato di “un gruppo di persone molto ricche” e ha promesso dettagli nel giro di due settimane. Ha però anche ribadito che un’intesa avrebbe bisogno del via libera di Pechino e di ritenere che Xi “probabilmente” sarà d’accordo.

Diverse aziende statunitensi sono in corsa per acquisire le operazioni di TikTok negli Stati Uniti. Tra i principali contendenti c’è Oracle, già partner tecnologico di TikTok negli Stati Uniti, che potrebbe presentare un’offerta insieme a investitori americani come General Atlantic e Susquehanna International Group. C’è poi il gruppo guidato da Frank McCourt, fondatore di Project Liberty, e lo showman Kevin O’Leary, con il sostegno del co-fondatore di Reddit, Alexis Ohanian. Questo consorzio, chiamato The People’s Bid for TikTok, punta a migliorare la tecnologia dell’app per offrire maggiore controllo agli utenti e si ritiene la sua proposta l’unica a rispettare pienamente le leggi statunitensi e a garantire la sicurezza dei dati. In corsa anche il gruppo formato da Jimmy Donaldson (MrBeast) e Jesse Tinsley (fondatore di Employer.com). E ancora, la società di intelligenza artificiale Perplexity, che a marzo ha dichiarato di voler acquistare TikTok per ricostruire il suo algoritmo in modo indipendente e non monopolistico.

Ad aprile dal ministero degli Esteri di Pechino dicevano che la Cina “gestirà” il dossier “in base alle leggi e ai regolamenti” cinesi e chiedevano agli Stati Uniti di assicurare un “ambiente aperto, giusto, equo e non discriminatorio per le impresi cinesi nel Paese”. La palla, dunque, ora potrebbe essere nel campo di Pechino, chiamata a dover decidere come meglio difendere ByteDance, in particolare dell’algoritmo di TikTok. Una scelta che influenzerà, evidentemente, anche un eventuale grande accordo con gli Stati Uniti.

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