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Più di un anno fa, la Russia ha realizzato il suo piano per invadere l’Ucraina, mentre la comunità internazionale guardava incredula. Questa brutale aggressione di una nazione sovrana ha segnato il ritorno della guerra sul suolo europeo e la fine di un’era. Ora, si sta affrontando una nuova realtà per la nostra sicurezza.

L’Europa e il Nord America continuano a essere forti insieme nella Nato per difendere i nostri valori e scoraggiare ulteriori aggressioni. In tale ambito vi è la necessità per l’Alleanza Atlantica di proporre l’adattamento, l’evoluzione e la trasformazione dello strumento militare, al fine di adempiere alle missioni e all’ambizione della Nato. Per fare questo è necessario anticipare l’ambiente operativo futuro. Quindi, come potrebbe essere la guerra di domani?

In estrema sintesi: di più, e più veloce!  Di più, di tutto: più missili; più sciami vaganti di droni; più concorrenza nella sfera dell’informazione; più minacce alle nostre economie, sovranità e così via. Più Veloce. Pensiamo all’ipersonico, all’Intelligenza artificiale e al calcolo quantistico.

Queste nuove minacce assumeranno molteplici forme, attraverso diversi strumenti di potere e scale temporali, e su uno spazio di battaglia notevolmente ampliato. Nuove minacce, sì, ma anche nuove opportunità. La missione della Nato è identificare queste opportunità e fare tutto il possibile per garantire che sia in grado di coglierle e sfruttarle. A tal fine, si sta sviluppando una visione per il futuro dello strumento militare dell’Alleanza.

Una visione basata su operazioni multi-dominio, che permetterà di pensare, pianificare e agire più velocemente dei nostri avversari, in tutti i domini. Le operazioni multi-dominio si baseranno sulla trasformazione digitale, che il nuovo concetto strategico spinge ad accelerare. Dobbiamo sapere più precisamente, non solo dove stiamo andando, ma anche quando e come. Sono stati individuati quattro argomenti che sono fondamentali per questa trasformazione.

Il primo deriva direttamente dall’aggressione russa contro l’Ucraina. Le prime osservazioni sottolineano la necessità per l’Alleanza di anticipare meglio l’ambiente operativo in rapida evoluzione. Per fare questo, non è più solo una questione dello strumento militare, ma di poter pensare agli altri strumenti di potere. Oggi possiamo vedere tale bisogno attraverso le interdipendenze – pensiamo alla sicurezza energetica. Ad esempio, dobbiamo guardare alla nostra capacità industriale di produrre a lungo termine, in caso di guerra. Così come dell’importanza della resilienza nella postura di deterrenza.

Il secondo argomento riguarda l’innovazione. L’innovazione è un modo diverso di affrontare lo sviluppo delle capacità: risolutamente incentrato sui dati, modulare e agile. Ma, allo stesso tempo, offre soluzioni pratiche ai problemi del mondo reale che le Forze armate potrebbero affrontare oggi o domani. È pertanto necessario continuare a sviluppare la comunità e rete aperta di innovazione, attraverso le nazioni e con il mondo accademico e l’industria. Si deve sperimentare di più, con test di prova realistici e con input e requisiti reali, che aiutino a migliorare i prodotti per una risposta immediata ai nostri soldati, gli utenti finali.

Il terzo argomento riguarda l’interoperabilità, che è in qualche modo la parte più militare della trasformazione digitale della Nato. L’interoperabilità è il valore aggiunto dell’Alleanza Atlantica alle capacità delle nazioni. Questa è una sfida duratura, e si deve fare attenzione che nei prossimi anni non diventi sempre più difficile da raggiungere. Non si deve perdere mai di vista il fatto che il futuro riguardi i dati, gli standard civili, l’architettura aperta e lo sviluppo agile. Gli Stati devono recuperare la proprietà della propria trasformazione.

L’ultimo argomento riguarda la “Cognitive warfare”. La guerra della Russia contro l’Ucraina dimostra infatti anche l’importanza della dimensione psicologica. Mentre l’uso delle operazioni di propaganda e influenza è sempre esistito, ciò che è nuovo con la Cognitive warfare è il suo uso strategico e la sua portata senza precedenti. Nella guerra cognitiva, la mente umana diventa il campo di battaglia; e un evento locale può avere ripercussioni globali, quasi istantaneamente. Quindi, questa è una necessità urgente. Alcuni degli avversari della Nato vogliono realizzare l’antico sogno di Sun Tzu “vincere senza combattere”. L’Alleanza deve prendere l’iniziativa nella dimensione psicologica, riconoscendo la minaccia di attacchi cognitivi persistenti e il conseguente rischio per lo strumento militare. Adottando così misure proattive per comprendere ed educare, e dunque modellare l’ambiente e contrastare la minaccia della guerra cognitiva.

Anticipare l’ambiente operativo di domani. La missione della Nato secondo Zuliani

Di fronte a oltre un anno di conflitto tra Russia e Ucraina, per la Nato si è reso necessario adattare e trasformare il suo strumento militare. In questo contesto vi sono quattro aspetti principali: anticipare meglio l’ambiente operativo futuro, l’innovazione vista come un modo diverso di affrontare lo sviluppo delle capacità, l’interoperabilità e la Cognitive warfare. Ne parla ad Airpress il già vice comandante del Nato Act, il generale Mirco Zuliani

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