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L’uno parla col pragmatismo di chi è abituato a governare. L’altra parla più che altro di massimi sistemi. Inevitabile fare un confronto tra la dialettica e i contenuti dei due candidati alla segreteria del Pd, Stefano Bonaccini ed Elly Schlein. I due candidati, nonostante fossero assieme negli uffici di viale Aldo Moro (a Bologna, sede della Regione), parlano davvero una lingua diversa. Schlein, incalzata da Fabio Fazio a Che tempo che fa, enuncia principi che vanno dall’ecologismo (“battaglia per il pianeta”) alla “grande mobilitazione plurale”. Bonaccini, intervistato questa mattina da La Stampa, invece, parla di “partito laburista che promuove il lavoro, combatte la precarietà e investe in formazione”.

Oggi Schlein prenderà la tessera del Pd al circolo della Bolognina. Un luogo che per lei, come confermato al programma di Rai 3, “ha molto significato: il primo circolo a cui ho partecipato a un congresso nel lontano 2013”. Lo spirito è quello di “dare voce alla base”. I due sfidanti sono accomunati da un fattore: disconoscono la logica correntizia. “Gli shleiniani non esisteranno mai”, assicura la ex vicepresidente emiliano-romagnola, confermando che “non offrirò posti, ne poltrone”. Bonaccini, dal canto suo, si è impegnato a perseguire un “cambiamento radicale”. “Non offrirò rendite di posizione e non firmerò cambiali”. 

Incalzata da Fazio sulle divergenze di proposte fra lei e Bonaccini, Schelin ha glissato. Così come liquida la questione del nome del partito (l’ipotesi che circola è cambiare la nomencaltura del Pd) con un “ne parleremo” di circostanza. La differenza netta di vedute tra l’ex vicepresidente della Regione e l’attuale governatore emiliano-romagnolo la si percepisce nella considerazione che i due candidati hanno del Movimento 5 Stelle e di Giuseppe Conte. Bonaccini è chiaro: “Conte soffia sui problemi senza offrire soluzioni” e imputa parte del successo di Giorgia Meloni al fatto che le opposizioni “hanno marciato divise”. Schlein è invece più aperturista per lo meno verso i 5 Stelle tout court. “Dipende da quali sono le loro intenzioni – spiega Schelin a Fazio – Ci vuole un confronto sui temi: dalla precarietà alla povertà, passando per la transizione ecologica. Lavoriamo e confrontiamoci in Parlamento”.

Opinione convergente dei due sfidanti anche sulla manovra del governo Meloni: “Premia gli evasori a discapito dei poveri”. Il governatore: “Il governo si presenta come destra sociale, ma non hanno una visione equa della sanità e della scuole, hanno raccolto il disagio sociale ma sono contrari a un salario minimo, dignitoso per chi lavora”. Sempre in termini di lavoro: “Serve sostenere l’occupazione di qualità e le imprese serie che creano investimenti”. Il reddito di cittadinanza? “Per fortuna che c’è stato, specie durante i mesi di pandemia”, dice Schlein. Più o meno sull’onda anche il governatore. Ma se dovesse diventare segretario Bonaccini? “Onorerò l’impegno con i cittadini dell’Emilia-Romagna – scandisce il governatore -. Credo che fare il segretario, forte di un’esperienza di governo, possa essere un valore aggiunto per un partito che deve ritrovare concretezza”. Ecco: questa è la grande differenza tra i due. Come dicevamo in premessa: da un lato l’astrattismo delle battaglie ideali, dall’altro il pragmatismo di chi governa. Scusate se è poco.

Pd, la sfida tra il pragmatismo di Bonaccini e l'idealismo di Schlein

Elly Schlein parla di ecologismo, di allargamento della base e di mobilitazione plurale. Il governatore parla di lavoro, di classe dirigente e di esperienza di governo. I due candidati alla segreteria Pd a confronto

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