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Il ministero della Difesa indiano ha recentemente pubblicato la Technology perspective capability roadmap (Tpcr) 2025, un documento che sviscera le priorità delle Forze armate di Nuova Delhi in materia di tecnologie emergenti e capacità operative per i prossimi quindici anni. Dopo le edizioni del 2013 e del 2018, la nuova roadmap incorpora i contributi della Drdo (Defence research and development organisation), l’agenzia nazionale responsabile per l’aggiornamento tecnologico. I progetti approvati confermano il focus crescente sulla Marina, branca delle Forze armate indiane storicamente sottodimensionata ma che, nei piani di Nuova Delhi, rappresenterà la futura punta di diamante della difesa (e proiezione) nazionale.

Portaerei, adroni e alimentazione nucleare

Il Tpcr menziona alcuni requisiti tecnici per una nuova portaerei che andrà ad affiancare la Ins Vikramaditya (di produzione sovietica) e la più recente Ins Vikrant, entrata in servizio nel 2022. Da tempo Nuova Delhi riflette sull’opportunità di dotarsi di una seconda unità di produzione domestica, più grande della Vikrant, magari equipaggiata con catapulte elettromagnetiche e con almeno 65.000 tonnellate di dislocamento, finora comunemente identificata come Ins Vishal. Secondo quanto riportato dal documento, l’obiettivo del Drdo è quello di localizzare nel Paese anche la produzione dei sistemi complementari (strumentazione d’arresto, sistemi ottici e software gestionali) e delle stesse catapulte. Parrebbe inoltre che, nei piani della Marina indiana, sia anche contemplata l’adozione di navi ad alimentazione nucleare. Tale previsione, e questo colpisce, non riguarderebbe solo il progetto per la futura portaerei, ma anche per almeno dieci altri vascelli di superficie.

Sul fronte dell’aviazione imbarcata, il Tpcr 2025 indica tre direzioni principali. La prima è l’Lca (Light combat aircraft), una versione navale del caccia leggero Tejas, inizialmente scartato ma ora rivalutato come velivolo da addestramento. La seconda è il Tedbf (Twin engine deck based fighter), un nuovo caccia bimotore ancora in fase di progettazione, che potrebbe essere imbarcato sulle future portaerei di nuova generazione. Completano il computo i Rafale-M francesi, già ordinati in 26 esemplari, che garantiranno capacità operative immediate. Accanto agli aerei, il piano include anche elicotteri e un grande numero di assetti autonomi: più di 120 droni da ricognizione, 30 da combattimento, circa 20 impiegabili ad alta quota, 15 ad alimentazione solare e oltre 150 specificamente progettati per operare dalle navi.

Navi di superficie, unità ausiliarie e sistemi subacquei

Per quanto riguarda le capacità di superficie, la Tpcr 2025 conferma l’intenzione di acquisire 5-10 cacciatorpediniere di nuova generazione, sette corvette e più di dieci cacciamine capaci di schierare assetti autonomi. Quanto ai mezzi anfibi, la Marina pianifica l’acquisizione di quattro Landing platform dock (Lpd) da 29.000 tonnellate, alimentati con propulsione elettrica e in grado di imbarcare mezzi da anfibi e droni subacquei. Fanno parte della lista anche progetti per lo sviluppo di imbarcazioni rapide di intercettazione, sia con equipaggio che a pilotaggio remoto.

Nel dominio subacqueo, l’attenzione si concentra sul futuro sottomarino convenzionale nazionale (Project 76), per il quale sono indicati componenti chiave come batterie al litio, motori di propulsione elettrica e suite di combattimento sviluppate direttamente dalla Drdo. Si parla inoltre di almeno 20 High endurance autonomous underwater vehicles per operazioni di guerra antisommergibile, intelligence e sminamento.

Il piano cita inoltre l’acquisizione di 30 sistemi di difesa contraerea ravvicinata (Ciws), oltre 100 missili antinave con portata superiore ai 250 chilometri per equipaggiare le batterie costiere, più di 200 missili superficie-superficie da lanciare da navi, proiettili guidati a lungo raggio per i pezzi da 76 e 127 mm, oltre a nuove munizioni antisommergibile. In questo capitolo rientrano anche lo sviluppo del missile Nasm-Mr a medio raggio e versioni terrestri del celebre missile BrahMos.

L’India guarda ai mari

Era solo questione di tempo prima che la potenza dormiente indiana iniziasse a coltivare maggiori ambizioni nel dominio navale. La posizione geografica del subcontinente, centrale per il controllo dell’oceano Indiano e dei collegamenti tra Pacifico e Mediterraneo, pone l’India in una posizione unica. Finora, complici le disponibilità economiche ristrette e altre priorità di spesa pubblica, la Marina indiana ha operato con capacità limitate, spesso concentrandosi sulle acque costiere e sulle missioni di pattugliamento regionale. Tuttavia, i recenti movimenti di Nuova Delhi nell’ambito della Difesa (in particolare il poderoso sforzo di “indigenizzazione” della produzione) e le previsioni contenute nella Tpcr segnalano un chiaro focus sul potenziamento della flotta e delle sue capacità a lungo raggio. Un’India che dovesse rendersi un attore navale di alto rango altererebbe profondamente gli equilibri Indo-Pacifici, oggetto oggi di una competizione serrata tra la Plan (la Marina cinese) e la US Navy, introducendo un terzo elemento possibilmente cruciale per far pendere l’ago della bilancia in favore di uno dei due contendenti. Chissà che, tra i due proverbiali litiganti, alla fine non sia il terzo a “godere”.

India potenza navale entro il 2040? Ecco la strategia di Nuova Delhi per inserirsi tra Cina e Usa

La nuova roadmap del ministero della Difesa indiano delinea un ambizioso percorso di modernizzazione delle Forze armate, con un focus crescente sulla Marina. Portaerei di nuova generazione, droni, sottomarini e sistemi avanzati sono gli ingredienti della ricetta di Nuova Delhi per entrare nel club delle potenze marittime. Con Usa e Cina impegnati in una competizione serrata nell’Indo-Pacifico, l’India sa che maggiore sarà la sua presenza sui mari, maggiore sarà il suo peso negli scenari futuri

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