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Si fa presto a parlare di unione dell’energia, di infrastrutture energetiche continentali comuni. L’idea, rilanciata in questi giorni dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, suona un po’ strana in un momento in cui il price cap frana per la seconda volta causa interessi nazionali e la Germania si fa un tetto al prezzo del gas cucito su misura. Eppure a Bruxelles ci credono, pur senza avere quel polso della situazione che in certe situazioni sarebbe quanto meno opportuno, dice a Formiche.net Carlo Alberto Carnevale Maffè, economista della Bocconi e saggista.

Bruxelles ha rilanciato l’idea di una unione energetica continentale. Ma non suona un po’ strano in un momento in cui sul terreno del price cap è mancata la convergenza? 

Non suona strano se partiamo dal presupposto che la classe politica europea attuale e passata ha capito poco del mercato energetico. E le motivazioni non mancano.

Proviamo a spiegare.

Si è gridato allo scandalo per la decisione della Germania di mettere sul piatto 200 miliardi per fermare i prezzi. Ma è esattamente quello che ha fatto l’Italia, solo che invece di 200 di miliardi ne ha messi 60 o poco più. E poi il pacchetto tedesco è per due terzi uguale a quello italiano, a cominciare dal fatto di sussidiare la domanda di gas. Tutto ciò premesso, sia quanto fatto in Germania, sia quanto fatto in Italia è un errore.

Perché?

Perché se io a fronte di costi cresciuti impongo alle aziende di vendere il gas a prezzo ridotto non faccio altro che far fallire le medesime imprese. Dunque, ricapitolando. La Germania ha commesso un errore, sussidiando la domanda e facendo salire il prezzo, oltre ad aver messo in condizione le imprese che vendono gas di chiudere. Ma questi abbagli, queste cantonate, li ha presi anche l’Italia, dunque mi chiedo dove sia lo scandalo.

Ma allora se tutte queste iniziative sono controproducenti Maffè, come raffreddare il prezzo del metano e magari dare un calcione alla speculazione?

Bisogna immaginare un grande acquirente unico, a livello europeo. Perché se si hanno le spalle grosse allora si negozia, intervenendo a monte del prezzo. Ripeto, se io voglio calmierare il gas non devo fare un decreto, non lo debbo fare per legge, Europa o singoli Paesi poco sposta. Semmai debbo aumentare la concorrenza, dunque aumentando la presenza di gasdotti indipendenti dalla Russia e lasciare eventuali negoziazioni in mano a un acquirente unico a livello Ue. Vede, il punto non è che manchi il gas, il punto è che lo abbiamo comprato sempre dallo stesso fornitore, Gazprom.

Torniamo alla prima domanda. Dunque una unione dell’energia è utopia?

La proposta di Michel ha un senso, perché crea i presupposti come ho spiegato, di creare un acquirente unico che permetterebbe all’Ue di intervenire sui prezzi di mercato. Lo abbiamo fatto per i vaccini, non si capisce perché non lo dobbiamo fare per il gas. In fin dei conti l’Europa nasce come comunità del carbone.

Parliamo di Giorgia Meloni. Cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo governo sul fronte delle bollette? Le promesse in campagna elettorale sono state molte…

Meloni farà con ogni probabilità tutto il contrario di quello che ha detto e questo è un bene, c’è da sperare in una sua contraddizione. Farà così quello che serve al Paese, non facendo quello che ha promesso e guadagnandosi così affidabilità e sposando il principio di realtà. Parlo di coordinamento con l’Europa, trivellazioni, nucleare… questo serve al Paese. Meloni lo farà? Io credo di sì.

 

Tutte le cantonate dell'Europa (e della Germania) sul gas. Parla Maffè

L’economista della Bocconi a Formiche.net: sognare una unione dell’energia va bene ma per fermare i prezzi non servono i tetti, bensì un grande acquirente continentale che possa negoziare il costo del metano a monte della catena. Calmierare il prezzo per legge è un errore madornale. Il piano di Berlino? L’ha fatto anche l’Italia, anche se ci ha messo meno soldi. La Meloni faccia il contrario di quello che ha promesso e aiuterà il Paese

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