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Il percorso della maggioranza sugli assi portanti del programma di governo è stato sin qui lineare, come dimostrano i voti in Aula sui decreti per l’Ucraina, il tema centrale (assieme al gas) di questi primi quattro mesi.

Così come lineare è l’idea politica (trasformatasi in azione) di preservare i conti pubblici da pericoli come lo scostamento di bilancio e la continuazione senza freni del Superbonus, anticamera questo ad un campanello d’allarme in Ue.

Certamente non sono mancati e non mancano momenti di discussione, interna ed esterna, che fisiologicamente ci saranno a causa della peculiare forma mentis della politica italiana, troppo spesso ricurva su se stessa, mentre fuori dai confini nazionali ci sono sconvolgimenti epocali.

Ma chi si aspettava una navigazione tranquilla e un sostanziale silenzio rispetto a decisioni politiche forti era ampiamente prevedibile che rimanesse deluso. Così come annunciato dal premier in occasione del suo discorso alle Camere, questo sarà un esecutivo politico che non avrà paura di prendere decisioni, anche impopolari.

Sulla guerra in Ucraina, così come più volte lo stesso governo di Kiev ha ribadito, “è Giorgia la garanzia italiana”. E non potrebbe essere altrimenti visto e considerato che sin dall’invasione russa del febbraio 2022 ha posizionato, senza indugio, il suo partito su un filone euroatlantico, di sostegno senza se e senza ma a Kiev, introducendo (più di altri) la netta distinzione (e la relativa presa di coscienza) tra chi è stato l’invasore e chi l’invaso.

É garanzia perché il fil rouge Italia-Ue-Usa è stato ripristinato dopo il disallineamento registrato durante due governi fa, con il rischio di disconoscere la storia repubblicana italiana e avvicinarsi alla Cina.

É garanzia perché la traccia politica di FdI/Ecr che porta ad un polo conservatore poggia esclusivamente sul rafforzamento, valoriale e politico, del ruolo degli “Occidenti”, portandoli ad una maturazione indispensabile dinanzi alle nuove sfide, non solo europee.

Ora sostanzialmente il centrodestra, dopo aver vinto le politiche e le regionali, e con la possibilità di un buon risultato alle prossime europee, commetterebbe un errore a smarrire la via maestra fatta da progetti ed emergenze dedicando troppo tempo alle sbavature berlusconiane sull’Ucraina.

Proprio al fine di avvicinarsi nel migliore dei modi alle prossime europee potrebbe servire invece ritrovare coesione, parlare poco e meglio, come osservato ieri su queste colonne da un uomo di esperienza come Gianfranco Rotondi, e concentrarsi sui dossier più urgenti (come compensazioni superbonus e vertici internazionali).

Nella consapevolezza che la guida è intrinsecamente garanzia, non solo di se stessa ma del convoglio che sta conducendo a meta.

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