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Dodici proposte per favorire un’accelerazione verso una politica estera e di difesa comune europea, prendendo in considerazione non solo i fattori politici e geostrategici, ma anche gli impatti economici e finanziari sul sistema europeo. È quanto contenuto nella ricerca di Ambrosetti Club, “Politica estera e difesa comune per l’Europa: sfide e opportunità per l’Italia e l’Unione europea”, presentato al 48esimo Forum di Cernobbio. Il documento, in particolare, riconosce come la definizione di una politica estera e di difesa per l’Europa sia diventata una questione non più rimandabile, che impatta sugli interessi politici e la crescita economica del Vecchio continente, non solo dal punto di vista domestico, ma anche internazionale.

Il contesto geopolitico

Il paper parte dalla considerazione che lo scacchiere internazionale del post-Guerra Fredda sia finito. Dopo l’epoca dell’unipolarismo guidato dagli Stati Uniti, si sono affacciati sullo scenario globale vecchi attori in una nuova veste. La Cina si è inserita con assertività prima nell’economia globale, e poi sugli equilibri geopolitici, facendo ritornare il mondo in una logica di contrapposizione tra due blocchi. L’invasione russa dell’Ucraina, inoltre, oltre a rappresentare una minaccia diretta alla sicurezza dello spazio euroatlantico, ha contribuito ad accelerare questa sfida all’ordine globale. Potenze come la Federazione russa e la Repubblica Popolare, infatti, non riconoscono più l’ordine mondiale basato sulle regole.

Le proposte di Ambrosetti

Nel documento, dunque, Ambrosetti avanza le sue proposte per la politica estera e di difesa comuni europee, con l’obiettivo di stimolare il dibattito e presentare i principali percorsi e scenari di medio e lungo periodo. Il testo parte dal presupposto che alla base di ogni iniziativa ci deve essere una forte e unitaria volontà politica, indispensabile per sviluppare una strategia geopolitica europea con obiettivi definiti e perseguibili in diversi campi, dall’energia, agli approvvigionamenti, fino al soft power. Per fare ciò – è la seconda proposta – è necessaria la nomina di un “ministro” europeo per gli esteri e la Difesa, che detenga un reale potere esecutivo superando il ruolo rappresentativo dell’attuale Alto rappresentante. Il ministro dovrebbe rispondere al Consiglio europeo, a cui comunque spetteranno le decisioni fondamentali. Infine, è necessario superare il meccanismo dell’unanimità con diversi sistemi, come quello della doppia maggioranza, in cui è necessario raggiungere due condizioni per il varo di una proposta: il voto a favore da parte del 55% degli Stati che però rappresentino almeno il 65% della popolazione Ue.

Un modello di Difesa

L’obiettivo è quello di strutturare una dimensione veramente efficace della Difesa continentale, che possa rivestire il ruolo di pilastro europeo all’interno della Nato, con nuove forme di collaborazione, comprese aree di autonomia per l’Ue. Ambrosetti propone anche un modello di Forza armata europea, con tanto di Stato maggiore, nei cinque domini operativi di terra, mare, aria, spazio e cyber. Una forza integrata sulle singole capacità degli stati membri che a regime dovrebbe poter contare su 50mila unità di personale, con la possibilità di richiamare ulteriori militari dalle forze nazionali in caso di emergenza. A questo deve seguire un incremento della spesa militare a livello Ue e l’avvio di un mercato collaborativo europeo della difesa.

Space force europea

La ricerca si sofferma in particolare anche sulla dimensione spaziale, riconosciuta quale nuova frontiera della geopolitica e della difesa, riconosciuto nel 2019 dalla stessa Nato. Nello spazio si trovano le infrastrutture da cui dipendono una gran parte di servizi essenziali sulla Terra. La difesa di questi assetti dalle minacce, oltre alla loro governance, è sempre più importante per tutti gli attori globali, Europa compresa. La dimensione militare dello spazio, in particolare, è emersa ulteriormente anche dalla guerra in Ucraina, con esempi di coinvolgimento anche dei privati (che ormai costituiscono l’80% degli investimenti nella space economy) come le comunicazioni fornite da SpaceX o le ricognizioni satellitari di Planet Labs e Maxar Technologies. In questo scenario, l’Ue dovrebbe costituire uno Spece force command, a cui devolvere la sicurezza delle orbite di interesse europeo, oltre che il procurement, gli investimenti, l’elaborazione di regole e la gestione del traffico spaziale.

Per una cultura della Difesa

Tutto questo dovrà essere accompagnato da una diffusione di una nuova consapevolezza intorno ai temi della Difesa e della sicurezza, con una nuova cultura che dovrà essere attivamente promossa dalle istituzioni europee. La convinzione delle ultime generazioni, che i problemi strategici e l’insicurezza fosse qualcosa di lontano, richiede un ripensamento della comunicazione sull’importanza di questi temi. Secondo Ambrosetti, quindi, bisogna avviare un cambiamento culturale e linguistico sulla politica estera e della difesa, che deve riguardare sia la società che la business community, anche attraverso la creazione di un Culture promotion program europeo per promuovere la visione circa il ruolo dell’Ue nel mondo, contribuendo anche a rafforzare il senso di appartenenza dei suoi cittadini.

Un comando spaziale e forze armate comuni. Dodici idee per la Difesa Ue

Al forum di Cernobbio, Ambrosetti ha presentato la propria ricerca sulle sfide e le opportunità intorno alla politica estera e di difesa comune. Dalla creazione di un ministro degli Esteri europeo all’istituzione di Forze armate comuni, passando per lo spazio, ecco le dodici proposte per il futuro della Difesa dell’Ue

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