Skip to main content

“Nel suo percorso euroatlantico l’Albania è fortunata ad aver trovato un Paese amico come l’Italia che ha avuto sempre come priorità l’integrazione dei Balcani occidentali nell’Unione europea”. Sono le parole con cui il presidente albanese Bairam Begaj ha commentato con la stampa il colloquio con l’omologo italiano Sergio Mattarella, in visita a Tirana, prima tappa del suo viaggio nei Balcani occidentali (la seconda a Skopje) a suggello dell’avvio dei negoziati per l’ingresso di Albania e Macedonia del Nord nell’Unione europea.

Il presidente Mattarella ha evidenziato il legame accresciuto dalle comunità albanesi che vivono in Italia, come quelle italiane nel Paese delle Aquile, e spiegato che “ci sono tutte le condizioni per far crescere ulteriormente la cooperazione e gli investimenti italiani in Albania”. L’Italia è il principale partner commerciale dell’Albania. Ma non è tutto. Il presidente Begaj, dal canto suo, ha evidenziato la volontà di una “maggiore cooperazione economica”, il ruolo strategico del Tap per l’intera area nel campo della diversificazione dell’energia, il sostegno italiano al Kosovo, oltreché al percorso euro-atlantico dell’intera regione.

A giugno, in occasione della visita a Tirana del presidente del Consiglio Mario Draghi, Federico Niglia, professore di Storia delle relazioni internazionali all’Università per stranieri di Perugia, aveva evidenziato a Formiche.net come l’Albania rappresenti uno dei fondamentali della politica estera italiana. Il rapporto bilaterale, aveva spiegato, “nell’ultimo trentennio è stato coltivato da tutti i governi, a prescindere dal colore politico e l’Albania ha rappresentato per l’Italia, con la missione Alba, il primo momento dopo la Guerra fredda come Paese stabilizzatore della regione”. Oggi l’impegno italiano verso l’Albania riflette la ricerca della “meridionalizzazione dell’Unione europea, necessaria innanzitutto per motivi geografici e oggi possibile anche alla luce degli sviluppi dei Paesi della regione”, aveva aggiunto.

La Cina guarda all’Albania nel lungo termine con attività economiche pensate, come ha evidenziato un recente report Cepa, per aumentare la dipendenza economica del Paese balcanico. La Russia lavora sul breve-medio termine, per alimentare divisioni in Occidente. L’Iran, invece, ha ormai da diversi anni un conto aperto con l’Albania palesatosi nella giornata di mercoledì con la rottura delle relazione diplomatiche dopo un cyber-attacco iraniano contro le infrastrutture critiche albanesi. La Turchia è protagonista di attività politiche, militari, economiche in questa fascia di convergenza strategica, dove è allo stesso tempo partner e competitor – e pensa alla costruzione del proprio consensus e un proprio ruolo nella stabilità regionale.

In questo contesto, il soft power quanto lo hard power dell’Italia possono rappresentare elementi cruciali nell’assicurare il percorso euro-atlantico dell’Albania e della regione in generale. I Balcani sono individuati da settori importanti dell’amministrazione italiana come una regione cruciale per la proiezione internazionale di Roma.

“Nei Balcani incrementeremo il nostro sforzo e il consolidato sostegno all’azione della Comunità Internazionale volta a contenere le tensioni etnico/politiche e favorire l’inclusione della regione nello spazio di sicurezza europeo ed atlantico”, spiega il recente Concetto Strategico del Capo di Stato maggiore della Difesa. In quest’area di prioritario interesse nazionale l’obiettivo è quello di valorizzare gli sforzi per favorire lo sviluppo di cooperazioni multilaterali (per esempio, la Defence Cooperation Initiative-DECI con il suo risvolto NATO del Framework Nation Concept, l’Adriatic Ionian Initiative-ADRION nei Balcani occidentali e nella regione Adriatico Ionica) e bilaterali, condividendo visioni comuni su missioni e operazioni.

“In tal modo, saremo in grado di ricercare convergenza di vedute e strategie, veicolandole anche nei consessi internazionali, a cominciare dalle Nazioni Unite, dalla Nato e dall’Unione Europea”, prosegue il documento. La regione ha criticità e sensibilità in grado di attivarsi con estrema rapidità, data la persistenza di questioni annose e parzialmente irrisolte, all’interno delle quali si muovono anche attività di interferenza di attori rivali.

Un esempio è il riemergere delle tensioni tra Kosovo e Serbia, che toccano da vicino l’Italia (per l’impegno di primo piano nella missione missione di stabilità Kfor), la Nato (che quella missione coordina) e l’Albania (che da membro dell’alleanza sostiene il percorso di integrazione di Pristina). Come spiegava su queste colonne Matteo Bressan, docente di Studi strategici della Lumsa, l’Italia “deve sostenere gli sforzi dell’Unione europea nell’ambito del dialogo Belgrado-Pristina” e degli Stati Uniti, nella normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo per stabilizzare una regione, quella dei Balcani occidentali, che si pone come cerniera tra i fianchi Est e Sud della Nato.

Dall'Albania passa il ruolo italiano nei Balcani

Di Gabriele Carrer ed Emanuele Rossi

La visita del presidente Mattarella in Albania e Macedonia del Nord a suggello dei negoziati con l’Ue ribadisce anche il potenziale ruolo di Roma nella regione

Il Ministero della Cultura non dovrà più essere quello dei "no". Borgonzoni spiega perché

La sottosegretaria al ministero per i Beni e le Attività culturali: “Servono più fondi per le imprese culturali. Rivedere a rialzo i bandi Pnrr. La cultura è un tema molto sentito dai territori: se non si interviene si rischia di perdere un patrimonio di competenze inestimabile”

Il Think di Ibm arriva a Roma

Di Redazione

Il 14 settembre torna nella capitale l’edizione italiana di “Think”, l’evento di IBM dedicato all’innovazione sostenibile e alla trasformazione digitale del Paese.

Lo stile di Elisabetta II, un’arma di comunicazione politica e diplomazia

Era attraverso i colori dei vestiti e gli accessori che la Regina d’Inghilterra inviava messaggi di grande potenza (e si proteggeva). Chi era la donna che l’aiutava nella scelta degli outfit

Tetto al gas, diversificazione e una (seria) riflessione sull'atomo. Parla Caroli

Fissare un price cap è certamente una saggia idea, ma senza un vero ricambio tra i fornitori e una spinta decisiva alle rinnovabili sarà difficile abbassare i prezzi in bolletta. Al governo che verrà consiglio di riflettere senza usare la pancia sul nucleare di ultima generazione. L’inverno? Se si torna a del sano risparmio non muore nessuno, abbiamo sprecato tanto negli anni. Intervista al docente Luiss

Bce, politica monetaria ok (per ora), manca quella di bilancio. L'analisi di Polillo

Cosa stanno facendo i singoli governi? Qual è la relazione che intercorre tra politica monetaria e di bilancio che rappresentano gli elementi costitutivi di una politica economica unitaria, che dovrebbe essere univoca e coerente?

Conservatorismo non fascismo. La destra di Giorgia Meloni secondo Buttafuoco

Di Giulia Gigante

L’accostamento al fascismo è del tutto improprio e inopportuno. Fratelli d’Italia è un partito conservatore che parla agli “esuli in patria”, esclusi dal pensiero unico, ed è legato agli Usa e all’Unione Europea. E con la destra al governo paradossalmente finisce il sovranismo che in assenza di sovranità non potrà che essere un flatus vocis. Conversazione con Pietrangelo Buttafuoco

Le sfide economiche del prossimo esecutivo. Paganetto schiera il Gruppo dei 20

Il Gruppo dei 20 sta elaborando proposte sulle sfide della prossima legislatura. Inflazione e caro-bollette, ma anche questioni di lungo periodo come recessione dell’Eurozona e decrescita demografica. I video degli incontri e l’intervista con il professor Luigi Paganetto

Declino della civiltà occidentale e crisi italiana. La necessità di una Nuova Camaldoli

Tra i principi ispiratori del Codice di Camaldoli vi era l’idea di uno Stato inteso come garante e promotore del bene comune. Oggi ci siamo dimenticati dì questa finalità e ci sfugge lo Stato, che i liberali della second’ora vorrebbero ridotto a mero fascio di residuali funzioni fiscali e amministrative

Un ministero del Mare? Cosa è emerso dal confronto tra Crosetto e Guerini

Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, e il presidente di Aiad, Guido Crosetto, si sono confrontati sui temi della sicurezza del Mediterraneo, la regione di principale interesse strategico per l’Italia. Dalle infrastrutture energetiche alle instabilità geopolitiche, la politica deve superare le sue divisioni e rivolgersi alla tutela del Mare nostrum, anche ipotizzando la creazione di un ministero del Mare

×

Iscriviti alla newsletter