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Va nella direzione del prossimo voto il dibattito di oggi al Meeting CL di Rimini dal titolo “Nella diversità, per il bene comune” che per la prima volta ha visto la presenza dal vivo della leader di FdI, Giorgia Meloni. All’evento, in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà, hanno preso parte leader politici come Luigi Di Maio, di Impegno Civico, Enrico Letta, segretario nazionale del Partito democratico, Maurizio Lupi, capo politico di Noi Moderati e presidente Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà, Ettore Rosato, presidente nazionale di Italia Viva, Matteo Salvini, segretario federale della Lega, e Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, moderati da Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera.

Le prossime elezioni del 25 settembre

Primo tema toccato dagli intervenuti è ovviamente quello elettorale, mentre all’ingresso nella grande sala dove si è tenuto l’evento da più parti si è sentito urlare “Giorgia, Giorgia”, verso la leader di FdI. Si parte con un botta e riposta tra il segretario dem e la capa di Fratelli d’Italia.

“Il presidenzialismo indebolisce la centralità del Parlamento”, dice Enrico Letta. “Non sono d’accordo – ribatte Meloni – perché i cittadini vanno rimessi al centro della scelte. A questa nazione serve un legame diretto tra voto e governo e serve stabilità”, osservando che una riforma in senso presidenzialista “sarebbe utile e non mi pare così impresentabile. Penso alla Francia e lo dico a Letta che è così amico dei francesi…”.

Non c’è una paura del presidenzialismo, ha ribattuto il presidente di ItaliaViva, Ettore Rosato, secondo cui “a voto segreto, il Rosatellum è stata la legge elettorale più votato della storia della repubblica. C’è una legge migliore? Assolutamente sì. Una legge elettorale nuova ci vuole, ma dopo le riforme costituzionali, che sono necessarie, indispensabili. Si può parlare di preferenze, di presidenzialismo e di elezione diretta di presidente del consiglio, ma non si deve fare a colpi di maggioranza. La seconda parte della Costituzione – sottolinea – non più adeguata alle sfide del tempo”, mentre secondo Lupi il Parlamento deve rappresentare gli interessi della società.

Parliamo di Reddito di cittadinanza

Altro grande tema il Reddito di cittadinanza, su cui il vicepresidente di Forza Italia Tajani osserva che chi può lavorare lo faccia, soldi dello Stato solo a chi non può. Meloni ha precisato di avere imparato di più facendo la cameriera che stando in Parlamento: “Il reddito ha un paradosso: diamo fino a 700 euro a un giovane valido quando un disabile prende molto meno. Se vuoi aiutare i ragazzi ad avere un futuro devi dare quelle risorse a chi assume. Il lavoro ha sempre una dignità. Tra stare a casa e lavorare è sempre meglio lavorare”.

E ancora, cita Giovanni Paolo II che a Rimini disse che le risorse sono dell’uomo quando le raggiunge con il lavoro: “Il lavoro è il valore della tua partecipazione nella società. Il reddito ha un paradosso: diamo sino a 700 euro a un giovane valido quando un disabile prende molto meno. Se vuoi aiutare i ragazzi ad avere un futuro devi dare quelle risorse a chi assume. Il lavoro ha sempre una dignità. Tra stare a casa e lavorare è sempre meglio lavorare. Sono stata attaccata per aver fatto la cameriera: ma ho imparato di più facendo la cameriera che stando in Parlamento”.

Pollice in giù anche dal leader della Lega, Matteo Salvini, secondo cui va messo uno stop al Rdc dopo il primo rifiuto per chi è abile al lavoro: “Il 70% di chi ha cominciato a prendere il reddito di cittadinanza nel 2019 lo sta prendendo ancora adesso, è evidente che qualcosa non funziona. Il 17% dei percettori è disabile o ha un disabile in famiglia: a costoro non va tolto neanche un euro. Coloro che invece sono abili al lavoro, al primo rifiuto perdono qualsiasi tipo di diritto”.

Difende la misura invece Luigi Di Maio, che a suo giudizio non va abolita: “Oggi ci sono giovani che guadagnano 2 o 3 euro all’ora e non è giusto. Ma la contrattazione sul salario minimo la dobbiamo fare con le aziende. Gran parte del sistema dei centri dell’impiego ha fallito. Io sono d’accordo sulla norma che dice meglio permettere alle aziende di fare proposte. Non sono d’accordo ad abolire il Rdc per i disabili o inabili al lavoro”.

Il tetto al prezzo dell’energia mette tutti d’accordo

Concordia sul tetto al prezzo dell’energia, sia da parte di Rosato (“È importante che tutti i partiti si esprimano con forza a favore del tetto per poter dire in Europa che per l’Italia e’ un tema decisivo”) che da parte di Di Maio (“urgentissimo tetto massimo prezzo”), oltre che da Letta (“L’Italia deve immediatamente intervenire con un tetto sul costo dell’energia legato a un periodo di prezzi amministrati. Lo possiamo fare subito. Passare a un sistema di prezzi amministrati per i prossimi 12 mesi”). Un distinguo da Meloni: sì al price cap per il gas, ma se fatto a livello europeo.

Sguardi diversi sulle’conomia

Batte sul tasto della flat tax Salvini, visto che è una delle sue proposte storiche, con l’obiettivo di detassare straordinari e premi ai dipendenti ai collaboratori. “Chi scommesse su se stesso paga già poco. Noi proponiamo di alzare la soglia e nell’arco dei 5 anni estenderlo non ai milionari, ma a famiglie, pensionati, monoreddito o famiglie bireddito ma a basse entrate”.

Si crea una convergenza Letta-Meloni sul salario minimo: “Il tema del salario non si risolve solo con il salario minimo – osserva la presidente di FdI – . Il problema semmai è un altro e su questo sono d’accordo con Enrico Letta: l’unico modo per aumentare gli stipendi è abbassare la tassazione sul lavoro. Tagliare il cuneo fiscale per aumentare i soldi in busta paga, sono assolutamente convinta che parlare solo di salario minimo non risolve il problema, dobbiamo parlare del tema del cuneo fiscale”.

Tajani ha anche sottolineato il rapporto tra clima e produzione: “Non si può distruggere l’industria per lotta a cambiamento climatico”, con riferimento al fatto che il parlamento europeo vuole bloccare la produzione di auto non elettriche dal 2035, “facendo perdere centinaia di migliaia di posti lavoro, dico che non c’è politica industriale, non c’è politica a sostegno dei lavoratori”. E aggiunge: “Serve nel nostro Paese una vera politica sulla crescita che punti su industria, impresa, agricoltura, commercio e artigianato”.

La guerra arriva al Meeting

Sulla guerra Salvini prosegue nella sua strategia tarata sui temi economici, quando disse che le sanzioni a Russia colpiscono più i sanzionatori che i sanzionati, esortando a “valutare l’utilità dello strumento” e ricordando comunque che “la Lega finora ha sempre approvato tutto, in Italia e in Europa”. Contrario Letta secondo cui nessuno segno di cedimento va dato a Putin: “La cosa peggiore che si possa fare: su questo l’Italia deve essere molto netta, mantenere le sue alleanze, e non cambiare linea. Farlo vorrebbe dire darla vinta a Putin che sta ricattando l’Italia e la Ue. Al ricatto non si risponde con il cedimento”.

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