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La reazione da parte dell’amministrazione Biden alla pubblicazione dei documenti della nuova strategia giapponese è stata velocissima. “Accogliamo con favore la pubblicazione” della Strategia di sicurezza nazionale, della Strategia di difesa nazionale e del Programma di sviluppo della difesa, “che riflettono il fermo impegno del Giappone a sostenere l’ordine internazionale basato sulle regole e un Indo-Pacifico libero e aperto”, ha dichiarato Lloyd Austin, segretario alla Difesa. Sostenendo le decisioni di Tokyo di acquisire nuove capacità di deterrenza e di raddoppiare le spese militare raggiungendo l’obiettivo del 2% del prodotto interno lordo entro il 2027, Washington evidenzia “un importante allineamento” tra i documenti giapponesi e la Strategia di difesa nazionale statunitense. “Dall’Afghanistan all’Ucraina, il Giappone è un nostro partner indispensabile per affrontare le sfide più urgenti alla stabilità globale e per sostenere tutte le nazioni che hanno a cuore un ordine internazionale basato sulle regole”, ha detto Antony Blinken, segretario di Stato, sottolineando la convergenza strategica.

Ma “leggere le mosse di Tokyo soltanto in relazione a Washington è riduttivo”, osserva il professor Alessio Patalano, docente del King’s College London, esperto di Storia e strategia della difesa giapponese, a Formiche.net. “Basti pensare che il Giappone ha scelto Italia e Regno Unito per il suo primo progetto di jet di nuova generazione, il Global combat air programme (Gcap), noto come Tempest, o ai tavoli bilaterale o trilaterale che riguardano l’Indo-Pacifico. I cambiamenti più importanti nella politica estera e di difesa giapponese arrivano grazie al forte legame con gli Stati Uniti ma si allargano altrove. Lo dimostrano, per esempio, le sanzioni alla Russia per l’invasione dell’Ucraina coordinate con l’Unione europea”, spiega.

Infatti, nei suoi discorsi, il primo ministro Fumio Kushida ripete spesso che “l’Ucraina potrebbe essere l’Asia orientale di domani” sottolineando così l’interconnessione tra i quadranti indo-pacifico ed euro-atlantico. Come ricorda Patalano, il Giappone è l’unico Paese al mondo ad avere come vicini prossimi, separati soltanto da alcuni chilometri di mare, sia la Russia sia la Cina. “Durante la Guerra fredda Mosca rappresentava una preoccupazione per il Nord del Giappone. Oggi Pechino, con le sue attività nel Mar Cinese Orientale, pone rischi per l’intero Paese”, dice. E la nuova versione della Strategia di sicurezza nazionale definisce la Cina una “sfida strategica” senza precedenti, esprimendo così una posizione più dura nei confronti della prima potenza asiatica, in linea con gli Stati Uniti e la Nato.

I nuovi indirizzi politici comporteranno anche una ridefinizione della struttura di comando delle forze armate e l’acquisizione di sistemi bellici per la proiezione della forza a lungo raggio – inclusi missili balistici e da crociera – ritenuti sinora vietati dalla Costituzione del Paese. Patalano a tal proposito sottolinea come quella del Giappone pacifista per la sua Carta sia “un’idea fallace: basti pensare che spendeva in difesa molto più del 2% del bilancio negli anni Cinquanta. È cambiato il contesto regionale, con la Cina più assertiva, una maggiore convergenza tra questa e la Russia, senza dimenticare la minaccia posta della Corea del Nord”. Tokyo passa dunque da un Basic Defense Force Concept del 1976 a “una nuova strategia di deterrenza basata su preparazione e azione”, continua il professore. “La profonda trasformazione è più qualitativa che quantitativa. C’è un forte aumento della capacità dello strumento di difesa. Ciò include munizioni, logistica, basi, strutture di comando, resilienza, cyber e riserva, per esempio. Ma è interessante anche notare che ci sono allo stesso tempo una riduzione dal punto di vista del personale e un incremento delle capacità: ciò rivela l’intenzione di aumentare l’automazione”, aggiunge.

La reazione cinese ai documenti giapponesi era molto attesa, specie per le implicazioni su Taiwan. La postura e le attività militari di Pechino “presentano una sfida strategica senza precedenti e più grande per garantire la pace e la sicurezza del Giappone e la pace e la stabilità della comunità internazionale”, si legge nei documenti di Tokyo. Wang Wenbin, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha accusato il Giappone di “ignorare i fatti, di deviare dal suo impegno nei confronti delle relazioni Cina-Giappone e delle intese comuni tra i due Paesi, e di screditare infondatamente la Cina”. “L’ingigantimento della cosiddetta minaccia cinese per trovare una scusa per il proprio rafforzamento militare è destinato a fallire”, ha aggiunto. Intanto, questa settimana alcune navi della Marina cinese hanno attraversato lo stretto vicino al Giappone per entrare nel Pacifico occidentale.

Secondo il professor Patalano la nuova postura giapponese “non cambierà di molto gli scenari cinesi, che già consideravano un impegno giapponese probabile in caso di aggressione di Taiwan. Anche alla luce del fatto che il dibattito giapponese è stato molto trasparente, la posizione di Tokyo complica i calcoli di Pechino ma non li cambia, in quanto era facilmente prevedibile”, conclude sottolineando così l’allineamento sempre più chiaro tra Stati Uniti, Europa e Giappone.

Verso gli Usa e oltre. La nuova strategia giapponese spiegata da Patalano (Kcl)

Il professore del King’s College London spiega che “leggere le mosse di Tokyo soltanto in relazione a Washington è riduttivo”. Basti pensare al recente annuncio con Italia e Regno Unito per il Tempest. La Cina definita per la prima volta “sfida strategica”

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Di Federico Berger

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