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Il profilo storico di Alcide De Gasperi, di cui si commemora il 71° della scomparsa, è ormai patrimonio consolidato e diffuso – come rileva il cardinale Baldassarre Reina – non soltanto nella storiografia ma nella coscienza degli italiani e certamente di ampia parte dell’Europa.

Il “Costruttore”, così lo ha definito Antonio Polito, riuscì a ricostruire l’Italia: in otto anni da presidente del Consiglio introdusse la Repubblica, difese l’integrità territoriale (Trieste e Alto Adige) di un Paese sconfitto, ottenne i finanziamenti del Piano Marshall, portò Roma nel Patto atlantico e costruì l’embrione dell’Europa unita con Francia e Germania, creò la Cassa del Mezzogiorno e l’Eni di Mattei, promosse le grandi riforme sociali e avviò il miracolo economico.

Recentemente Angela Demattè ha portato in varie località d’ Italia uno spettacolo teatrale intitolato “L’Europa brucia” dedicato proprio alla figura di Alcide De Gasperi e non è un caso che il grande statista trentino viva un momento di grande ripresa. Come se da più parti si avvertisse che il suo insegnamento è più che mai necessario. Specie laddove il suo disegno restò incompiuto.

A tanti anni di distanza, l’Europa si trova di fronte a nuove sfide geopolitiche che rendono più che mai attuale la necessità di una difesa comune. Diceva Winston Churchill: “Più riesci a guardare indietro, più riesci a guardare avanti”. E guardando indietro appunto riaffiora il progetto della Comunità Europea di Difesa (CED) così come immaginata da De Gasperi.

La sua visione prevedeva una difesa comune come espressione di una legittima unione politica, fondata sul consenso popolare e su istituzioni rappresentative.

Il 27 maggio 1952 sei Paesi europei – Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Italia – firmarono il Trattato istitutivo della Comunità europea di Difesa (CED). Questo trattato rappresentò un ambizioso tentativo di creare un esercito comune europeo in un momento in cui la sicurezza del continente era minacciata dalla Guerra Fredda.

Per De Gasperi, la difesa comune non era solo una questione militare, ma un passo fondamentale per un’integrazione politica più profonda. Quindi non certo un guerra-fondaio, ma un pace-fondaio considerando che la “comunità d’armi dovrà dare vita per necessaria evoluzione a una comunità politica ed economica più vasta e profonda”.

Il fallimento della CED fu segnato il 30 agosto 1053 dalla mancata ratifica da parte del Parlamento francese, grazie alla convergenza tra De Gaulle e i comunisti.

A oltre settant’anni di distanza da quegli eventi, l’assenza di una difesa comune – specchio di una più generale incompiutezza politica dell’Ue – è però ancor più avvertita – come ha recentemente rilevato lo storico Paolo Valvo – nel nuovo contesto geopolitico segnato dal revisionismo aggressivo da parte della Federazione russa. Il disegno degasperiano invitava a non separare integrazione militare e sovranità politica condivisa.

De Gasperi difendeva un’identità europea radicata nella cultura e nella spiritualità. La sua idea di pluralismo resta attuale: costruire unità rispettando le diversità. Una lezione preziosa, anche per l’Europa di oggi.

Recepita come, dagli odierni eredi di De Gasperi? Il cardinale Matteo Zuppi intervenendo al Convegno “Il Codice di Camaldoli” tenutosi nel luglio 2023, ha ricordato che De Rita tempo addietro parlando delle responsabilità del mondo cattolico commentò con amarezza: “In buona sostanza, il mondo cattolico italiano si è autoinflitto, nell’ultimo trentennio, una duplice avvilente illusione: quella di poter essere il lievito che entra nella pasta dei vari partiti per condizionarne, almeno in parte, i programmi; e quella di poter esercitare con successo il potere come influenza, prescindendo dal potere come potenza. Davvero pie illusioni”.

E ha commentato: “I protagonismi e particolarismi indeboliscono e diventano vani se non sanno scegliere l’umiltà del confronto e del pensarsi insieme! E quanto è necessario raggiungere una ‘massa critica’ più solida e visibile”.

Insomma, chi pensava di poter pilotare la nave si ritrova, talvolta per benevola concessione, un salvagente con cui sopravvivere.

La visione anticipatrice di De Gasperi sulla difesa europea. L'intervento di Girelli

L’Europa si trova di fronte a nuove sfide geopolitiche che rendono più che mai attuale la necessità di una difesa comune. Guardando indietro riaffiora il progetto della Comunità europea di Difesa così come immaginata da De Gasperi. La sua visione prevedeva una difesa comune come espressione di una legittima unione politica, fondata sul consenso popolare e su istituzioni rappresentative. L’intervento di Giorgio Girelli, coordinatore del Centro Studi Sociali “A. De Gasperi”

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