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Il 1° dicembre 2025, nella Sala della Ragione di Anagni, si è svolta la seconda edizione di Rimland, il forum di geopolitica e geoeconomia ideato dalla Rete delle Imprese dell’Aerospazio-Difesa del Lazio (RIAL), organizzato in collaborazione con la presidenza del Consiglio comunale di Anagni, la Med-Or Italian Foundation e Anagnia.com. Un appuntamento che, già dal titolo, assegnava al Mediterraneo il ruolo di perno della trasformazione internazionale in corso: un crocevia dove diplomazia, sicurezza e industria si sovrappongono sempre più.

Il confronto ha riunito decisori politici, analisti e rappresentanti del settore industriale, impegnati a leggere in chiave sistemica le dinamiche che interessano il Mediterraneo allargato, lo spazio euro-atlantico e la dimensione indo-pacifica. Un dialogo che ha rivelato un filo rosso: il Mediterraneo non è più soltanto una regione, ma un nodo strategico che connette crisi, opportunità e nuove forme di competizione globale.

La diplomazia italiana nel Mediterraneo globale

A disegnarne la big picture è stata On. Maria Tripodi, Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri, che ha ricostruito il perimetro della politica estera italiana nella fase di transizione che il Mediterraneo allargato sta vivendo. Le sue parole hanno descritto una postura sempre più multilivello, capace di tenere insieme il quadrante arabo, l’Indo-Pacifico e l’America Latina.

Tripodi ha evidenziato quali siano le principali linee guida della politica estera nazionale, alla luce delle trasformazioni che stanno segnando il “Mediterraneo allargato”, sempre più collegato alle dinamiche dell’Indo-Pacifico e allo sviluppo delle relazioni con i Paesi arabi, senza dimenticare la rinnovata attenzione di Roma per gli equilibri dell’America Latina, considerata area d’interesse strategico primario per l’Italia.
Ricordando il legame forte tra azione diplomatica e presenza delle Forze armate negli scenari d’importanza strategica, Tripodi ha sottolineato il ruolo della “naval diplomacy” italiana nel quadrante indo-pacifico, ma anche ricordato che “il Mediterraneo rappresenta la nostra casa strategica” e che “l’Italia si trova al centro di uno spazio marittimo che proietta la sua rilevanza ben oltre i suoi confini”. Per il sottosegretario, parlare di “Mediterraneo globale” significa riconoscere il ruolo di questo mare come una “piattaforma” per lo sviluppo degli interessi nazionali.

Il Piano Mattei come architettura strategica

Il secondo intervento è stato quello del Gen. Alessio Nardi, Consigliere per le politiche di sicurezza e in materia di giustizia, cooperazione e sviluppo del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che ha aggiunto la dimensione africana, richiamando il valore strutturale del Piano Mattei come strumento di stabilità e cooperazione.

Alessio Nardi ha ricordato la centralità e l’impatto strategico del “Piano Mattei” nella costruzione di una politica di collaborazione a livello assolutamente paritaria tra Italia e Paesi africani. Parlando della genesi del “Piano Mattei” e della sua trasformazione in uno strumento attivo della politica estera nazionale, Nardi ha sottolineato come “all’inizio i Paesi target erano nove ed oggi si è arrivati a quattordici”, senza dimenticare come l’accordo siglato con la Banca Africana di Sviluppo, che contribuirà finanziariamente in maniera equivalente agli investimenti nazionali ai progetti del “Piano Mattei”, abbia “raddoppiato il valore degli investimenti, creando un effetto leva importante, e che questo strumento sia uno di quelli che rafforzano il legame tra le dinamiche economico-diplomatiche e di sicurezza di uno dei quadranti strategici più importanti per l’Italia.

Guerini: il Mediterraneo resta un baricentro globale

A collegare queste dimensioni alla crescente interdipendenza globale è stato On. Lorenzo Guerini, presidente del COPASIR, già Ministro della Difesa, che ha riformulato in chiave strategica la centralità del Mediterraneo.

“Pur rappresentando appena il 2% delle superfici marittime mondiali, attraverso il Mediterraneo transita il 20% dei traffici commerciali su nave”, ha osservato, ricordando che si tratta di un crocevia fra tre continenti, esposto a tensioni ma anche luogo naturale di dialogo.

Il Mediterraneo, ha avvertito Guerini, rischia di essere influenzato da mutamenti esterni come la possibile apertura della rotta artica: “Se dovesse aprirsi realmente la rotta artica, questa potrebbe avere un impatto molto negativo sul Mediterraneo.”

Per questo “è fondamentale lavorare per rafforzare sempre di più questo ruolo strategico”, in un contesto segnato da nuove geografie economiche e climatiche.

Tecnologia, AI e la trasformazione del campo di battaglia

Il quadro militare della nuova competizione globale è stato delineato da Filippo Del Monte, Board RIAL ed esperto del team di INNOV@DIFESA dello Stato Maggiore Difesa, che ha richiamato l’attenzione sull’evoluzione della guerra contemporanea.

Secondo Del Monte, il conflitto in Ucraina ha mostrato simultaneamente due tendenze: “l’importanza del munizionamento convenzionale” e “il ruolo crescente di droni e intelligenza artificiale.”

La sfida centrale è come integrare queste tecnologie nelle forze armate tradizionali, in un campo di battaglia definito “empty” e “trasparente”, dove la superiorità dipende dalla capacità di manovra. È qui che si colloca il dibattito più ampio su come restituire agli eserciti la possibilità di operare in contesti iperconnessi e saturi di sensori.

Industria e supply chain: la nuova sicurezza europea

Il passaggio dal piano operativo a quello industriale è stato tracciato dal Dott. Jacopo Recchia, Presidente RIAL, esperto di INNOV@DIFESA e amministratore delegato di Aviorec, che ha evidenziato come la sicurezza europea passi ora attraverso una base produttiva più integrata e resiliente.

“L’Italia e l’Europa hanno oggi l’opportunità di rafforzare realmente la propria sicurezza attraverso una base industriale moderna e collaborativa,” ha affermato Recchia, indicando una direzione concreta: una supply chain resiliente “si costruisce unendo ciò che già funziona: filiere territoriali solide, PMI tecnologiche, standard comuni europei e capacità di aumentare la produzione quando necessario.”

Il Lazio – ha spiegato – sta mostrando che questo modello può diventare una piattaforma replicabile a livello nazionale.

Manciulli: l’Occidente prigioniero del contingente

A chiudere il quadro è stato l’intervento più concettuale, quello di Andrea Manciulli, direttore delle Relazioni Istituzionali della Med-Or Italian Foundation, che ha posto l’accento sulle fragilità interne delle democrazie occidentali.

Manciulli ha avvertito che l’Occidente vive “una crisi strutturale della capacità democratica di interpretare la realtà,” resa più grave dall’iperconnessione e dalla velocità del discorso pubblico. Le nostre società – ha spiegato – sono diventate “prigioniere del contingente,” incapaci di elaborare strategie di lungo periodo.

Una debolezza che contrasta con l’approccio dei regimi autoritari, orientati a obiettivi di medio-lungo respiro: una asimmetria temporale che rischia di avere effetti concreti negli equilibri globali. Le democrazie – ha ammonito – non possono più permettersi di perdere terreno in questo divario cognitivo e strategico.

Il mosaico

L’edizione 2025 di Rimland ha mostrato come il Mediterraneo sia diventato il prisma attraverso cui leggere molte delle trasformazioni globali: dalla proiezione internazionale dell’Italia alla ridefinizione dei concetti di sicurezza, dal futuro delle supply chain alla capacità dell’Occidente di formulare strategie credibili.

Un mosaico complesso, che conferma la necessità di una visione più ampia per navigare la competizione globale dei prossimi anni.

Rimland, così le nuove linee della competizione globale passano dal Mediterraneo

Alla seconda edizione di Rimland – Anagni cuore del Mediterraneo, diplomazia, difesa e industria discutono la trasformazione dello spazio geopolitico euro-mediterraneo. Dalla proiezione internazionale dell’Italia alla competizione tecnologica sul campo di battaglia, fino alla necessità di una base industriale resiliente, gli interventi hanno delineato un Mediterraneo sempre più connesso a dinamiche globali e destinato a essere un baricentro strategico del prossimo decennio

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