Skip to main content

Il 27 dicembre del 2024, l’Amerigo Vespucci, considerata dalla marina militare americana la nave più bella del mondo, ha attraccato nel porto Zayed di Abu Dhabi. È il simbolo del nuovo corso tra l’Italia e gli Emirati Arabi Uniti cementato dalla visita di Stato oggi in corso del presidente della federazione Mohamed bin Zayed che segue quella effettuata appena un mese fa da Giorgia Meloni ad Abu Dhabi.

Un rapporto, quello tra l’Italia e gli UAE, che non è sempre stato caratterizzato da simpatia, per usare un eufemismo. Sul piano economico recriminazioni reciproche tra i due governi si sono susseguite nella fallimentare operazione Piaggio Aerospace acquistata dal fondo sovrano Mubadala. Stessa sorte ha avuto l’intesa tra Alitalia e Ethiad, la compagnia di bandiera degli Emirati. Dal punto di vista politico, i rapporti non erano certo migliori. Nel 2019 il Parlamento italiano vota una risoluzione che impegna il governo a fermare le esportazioni di armi verso gli Emirati a causa del conflitto in Yemen che vedeva Abu Dhabi e Riad sostenere il governo di Sana’a’ contro la sanguinosa offensiva lanciata dagli Houthi che ha provocato una guerra civile con decine di migliaia di morti e feriti, quasi 4 milioni di rifugiati e che ha visto due terzi della popolazione soffrire la fame. Gli emiratini erano furiosi sia per la il contenuto della risoluzione, subito adottata dal governo Conte, sia per le modalità dal momento che, pare, nessuno abbia preso la briga di avvertirli. Tra l’altro l’embargo impedì il ricambio e la manutenzione degli aerei Aermacchi della pattuglia acrobatica emiratina costretta così a restare a terra per la festa nazionale. La reazione di Abu Dhabi non si è fatta attendere: le forze armate italiane hanno dovuto lasciare la base aerea di Minhad e a un C-1430 della nostra aeronautica, diretto al Campo Arena di Herat in Afghanistan per la cerimonia di chiusura della base, è stato negato il sorvolo dello spazio aereo degli UAE costringendolo ad un atterraggio tecnico nell’aeroporto saudita di Damian.

Tutto questo sembra ora alle nostre spalle e e il governo italiano è intenzionata a rafforzare la cooperazione con il Paese del Golfo. Non è un caso che Giorgia Meloni si sia recata all’inizio del proprio mandato prima in Libia, poi in Algeria e subito dopo ad Abu Dhabi. E il contributo dell’Italia alla decisione della FATF, l’organizzazione internazionale che si occupa di contrastare il riciclaggio e il finanziamento al terrorismo, di togliere gli Emirati dalla “grey list” (una sorta di periodo di osservazione) è stato determinante.

Sono molte le motivazioni che sottendono questo “new deal”.

All’inizio del mandato Meloni, la diplomazia energetica era al centro degli incontri. A causa della (parziale) interruzione degli approvvigionamenti di gas e petrolio dalla Russia, si era alla ricerca di fonti geografiche alternative. Alcuni accordi sono stati siglati e anche nel corso di questi due giorni di visita altri saranno firmati confermando gli UAE un importante partner energetico per l’Italia. Dal punto di vista commerciale poi, l’Italia è il primo Paese dell’Unione europea per scambi.

Ma non è tutto. Siamo abituati a percepire gli Stati del Golfo unicamente come produttori di petrolio e di gas. Ma questa visione non coglie il ruolo sempre più importante, in particolare degli Emirati (e anche del Qatar) nel nuovo ordine mondiale (ammesso che ci sia un ordine). Le vicende in Russia, Israele, Striscia di Gaza, Cisgiordania e Libia hanno avuto come protagonisti, nel ruolo di mediatori, i paesi del Golfo che sono diventati così interlocutori imprescindibili per la comunità internazionale.

La decisione degli Emirati nel gennaio 2024 di aderire al Brics, il raggruppamento delle economie mondiali emergenti, conferma la volontà degli Emirati di avere un ruolo determinante, e non necessariamente allineato, nel panorama della politica internazionale ponendosi come ponte tra l’ovest e l’est del mondo.

Vi è dell’altro. Anzi molto altro. Gli UAE infatti da qualche anno a questa parte hanno lanciato un vasto programma di cooperazione commerciale e militare con molti stati del Nord Africa dell’Africa subsahariana diventano il secondo investitore nella regione dopo la Cina. Non caso, è un attore principale nel Mar Rosso non solo facendo parte della forza internazionale contro la pirateria e gli attacchi degli Houthi ma anche investendo in porti e infrastrutture in Africa.

L’attivismo degli emirati nel continente africano li vede anche coinvolti nel settore minerario, delle energie rinnovabili e, ancorché in misura minore, in quelle fossili. Nel settore della difesa poi, ben otto sono stati gli accordi firmati con altrettanto governi (dalla Somalia, all’Etiopia, dal Mali al Mozambico per non citarne che alcuni) che hanno come obiettivo la lotta al terrorismo. Abu Dhabi poi fin dal 2011 ha una presenza “operativa” in Libia.

Anche l’Italia, attraverso l’ambizioso e innovativo Piano Mattei, ha deciso di indirizzare molti degli sforzi internazionali nel Continente Africano. Possiamo scommettere sul fatto che durante la visita di Stato in questi due giorni, le discussioni riguardano anche ipotesi di collaborazione e alleanze anche in Africa.

Vi racconto il ruolo degli Emirati nel nuovo ordine mondiale. L'analisi di Bellodi

Siamo abituati a percepire gli Stati del Golfo unicamente come produttori di petrolio e di gas. Ma questa visione non coglie il ruolo sempre più importante, in particolare degli Emirati (e anche del Qatar) nel nuovo ordine mondiale. L’analisi di Leonardo Bellodi

L'Ucraina e il ripetersi della Storia. L'opinione di Ciccotti

Si sta profilando un nuovo “patto”, sotto forma di uno sbandierato pseudo “progresso democratico” dei popoli, di divisione dell’Europa, che replica i patti del biennio 1938-39?

Quale futuro per l’Ue nell’ordine internazionale post‑Ucraina. L'analisi del gen. Preziosa

Il modello di Westfalia, su cui si fondano le relazioni internazionali da secoli, mostra segni di obsolescenza, mentre tecnologia e globalizzazione ridefiniscono il concetto stesso di potere. Tra il rischio di irrilevanza e la possibilità di affermarsi come attore globale, l’Ue ha tre opzioni. Ecco quali nell’analisi del generale Pasquale Preziosa, docente di Geopolitica e geostrategia

La sfida di Trump è come quella di Gorbačëv negli anni '80. Bozzo spiega perché

Come Gorbačëv negli ultimi anni di vita dell’Unione Sovietica, Trump deve rispondere a una sfida essenziale per il suo Paese. Similitudini e differenze spiegate da Luciano Bozzo

L’obiettivo deve essere Make Ukraine Great Again. Scrive l’amb. Castellaneta

Una pace duratura non potrà prescindere da una ritrovata compattezza tra Stati Uniti e alleati europei e bisognerà fare in modo che questa guerra non crei un pericoloso precedente a livello internazionale. Il commento dell’ambasciatore Giovanni Castellaneta

Zelensky si dice pronto a lasciare. La pace in cambio della Nato per Kyiv

Il presidente ucraino prova il colpaccio: pronto a lasciare se l’Ucraina entra nella Nato. L’annuncio da Kyiv alla vigilia di un vertice “decisivo” e mentre le trattative di Trump proseguono. La Russia continua i bombardamenti

Hezbollah seppellisce Nasrallah, Israele mostra la sua fine. Fronte ancora caldo

Hezbollah vuole dimostrare che l’asse della resistenza iraniano è ancora vivo, raccogliendo leader da tutto il mondo jihadista sciita ai funerali solenni del leader Nasrallah. Israele rende pubbliche le immagini dell’attacco in cui ha ucciso il chierico libanese. Il fronte è ancora caldo, rendendo la situazione altamente instabile

Perché in Germania conviene a tutti un governo centrista. Parla Crescenzi

Sono elezioni fondamentali per il futuro della Germania e dell’Europa. A tutti, a partire dall’Italia, converrebbe una soluzione centrista, evitando uno scivolamento a destra. Se Afd avanzerà, il rischio è di un rafforzamento delle proiezioni tedesche verso Russia e Cina. Intervista a Luca Crescenzi, presidente dell’Istituto italiano di Studi germanici

L'Angelus e l'attenzione di Piazza San Pietro per il papa venuto dalla fine del mondo

Chi legge il testo dell’Angelus si accorge che Bergoglio non delude neanche quando è gravemente malato. La guerra su larga scala, la guerra vergognosa, la solidarietà ai popoli che soffrono, tutti, tutto ciò di cui in molti nel mondo sentono il bisogno non per essere contro qualcuno, ma per essere per qualcosa, in modo chiaro. La forza di anni di pontificato è anche in queste righe. La riflessione di Riccardo Cristiano

Meloni pontiere tra conservatori e Ppe. L'auspicio di Rotondi dopo il Cpac

Il commento del parlamentare centrista: “Oggi Giorgia Meloni non è più presidente dei conservatori, e questo agevola il suo ruolo di ‘pontiere’ col Ppe. Penso che il futuro dell’Europa risieda in un rapporto sempre più stretto tra conservatori e popolari, che peraltro prima della Brexit formavano un solo gruppo”

×

Iscriviti alla newsletter