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Figura angelica e strega, simbolo di virtù spirituali e archetipo di inganno e trasgressione, “angelo del focolare” e modello di leadership nel lavoro. Capacità, bellezza e diversità femminili si trasformano, sin dalla notte dei tempi, in minaccia da sottomettere. Verità scomode e parole chiare ancora irritano e escludono le donne, spesso, costrette al silenzio.

Stereotipi e pregiudizi, personali, sociali e giuridici non abbandonano le mura domestiche come il mondo professionale. Autonomia economica e finanziaria, carichi familiari e di cura, accesso a posizioni apicali, disparità salariali, misurano ogni giorno la discriminazione nei confronti delle donne.

E mentre la Giornata per l’eliminazione della violenza racconta la storia di donne mortificate, manipolate, torturate, e di oltre settanta uccise nel 2025 per mano dei propri compagni o ex, l’interrogativo di fondo è cosa rappresentano le relazioni in un mondo privo di riferimenti, davanti a un male che sembra inarrestabile. Quale possibile cambiamento?

Il mito ricorda la fatica di Ercole contro il mostro Idra, serpente acquatico velenoso con nove teste al quale, per ognuna tagliata, ne ricrescevano due. Metafora, tuttavia, di resistenza e determinazione e speranza di nuove soluzioni, in un confronto sempre attuale tra il bene e il male.

Un anno si conclude e nulla appare, dunque, mutato. Il “codice rosso” e il contributo giurisprudenziale non arginano in maniera significativa la drammatica realtà. La strada è accidentata anche per quelle donne che riconoscono la violenza e, con coraggio, denunciano, a causa di un iter penalizzante e letture distorte dei comportamenti (amore malato, sofferenza per separazione, gelosia, raptus o colpevolizzanti rispetto alla vittima). Le misure adottate dalle competenti autorità sono, spesso, derise e violate dagli autori dei reati.

In primo piano nella cronaca anche i siti sessisti. “Vetrina” per esibire via web immagini, accompagnate da grevi commenti, di mogli, compagne, colleghe di lavoro fotografate e catalogate. Un “gioco”, per molti. Con ognuna di loro, un uomo indossa, nella quotidianità, la maschera di una vita normale. I siti oscurati, talvolta, rinascono in paesi esteri, sottratti a conseguenze penali. Il domani non sembra migliore.

Il corpo delle donne resta al centro della tempesta mediatica, tra dileggi, insulti e violenze. Persone inconsapevoli, note o comuni, sono state già “spogliate” da un sito, con oltre sette milioni e mezzo di utenti, dal nome “Spoglia chi vuoi con l’intelligenza artificiale”. Programma per il futuro, per le donne escluse dalla programmazione dei sistemi di intelligenza artificiale?

Eppure, l’attuale certezza è che tutto debba cambiare senza più rinvio e la percezione è che questo possa accadere. Ma ognuno deve fare la sua parte, per costruire una cultura diversa.

Iniziative normative, protocolli d’intesa, dibattiti, iniziative, si susseguono in maniera sempre più serrata.

Approvato ad unanimità dal Senato, è all’esame della Camera un disegno di legge per l’introduzione del reato autonomo di “femminicidio” e nuove misure per i reati a matrice “sessista”. Il dibattito è acceso. I femminicidi non cesseranno ma tipizzarli significa riconoscerne la matrice discriminatoria e fornire agli operatori strumenti concettuali per comprenderli, prevenirli, punirli.

E ancora, come nel 1976, quando sulla spinta della vicenda di Franca Viola (prima donna ad aver rifiutato il matrimonio riparatore), lo stupro diventò reato contro la persona e non più contro la morale, una proposta bipartisan di recente ha riscritto il reato di stupro. Un testo, già approvato dalla Camera, condiviso dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dalla leader PD Elly Schlein, per un cammino di civiltà. Al centro, il “consenso” per “ogni volta che si abusa” delle “condizioni di inferiorità fisica o psichica o della particolare vulnerabilità”. “Libero e attuale”, può essere revocato o ritenuto sussistente anche in una donna che non si oppone in quanto paralizzata dalla paura, in una sessualità che, troppo spesso, si trasforma in stupro. Non sarà più la vittima a dover spiegare perché non si è ribellata al suo stupratore. È un passo decisivo per una cultura di libertà.

Al di là delle norme scritte, cosa avverrà? La speranza è un percorso umano e culturale, prima che giuridico, da portare avanti con unanime convinzione.

È il programma del “Libro bianco per la formazione” a cura dell’Osservatorio presso il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri o della “cabina di regia” della rete antiviolenza istituita a Roma, in Campidoglio, per un linguaggio comune e una battaglia coesa contro la violenza, e sono le iniziative di enti e associazioni che danno voce e supporto quotidiano alle vittime.

Nella società civile è anche la consapevolezza, non ancora pienamente realizzata, di non lasciare sola la vittima nella violenza. In caso di maltrattamenti in famiglia, chiunque (parenti, vicini, medici, insegnanti ecc.) può segnalarla, rompendo una diffusa indifferenza.
Ricorda ancora il mito, il semidio Ercole vince sul mostro Idra grazie alla provvidenziale intuizione del giovane Iolao, che lo aiuta nell’impresa.

Violenza da reprimere, ma come prevenirla in un mondo che abbandona i giovani nella solitudine, preda di una dimensione virtuale che offre falsi modelli spegnendo entusiasmi, desideri, passioni, alimentando allarmanti rancori?

È una dura prova per famiglia e scuola, chiamate a nutrire sentimenti sin dall’infanzia attraverso gesti, parole, comportamenti, esempi, che diano senso alle relazioni e agli affetti e, dunque, alla vita. Nella scuola, educando al rispetto per tracciare confini invalicabili al controllo e al possesso.

L’associazione “Marisa Leo”, in memoria della madre uccisa a colpi di fucile dall’ex compagno poi suicidatosi, ha chiesto all’Accademia della Crusca di individuare una parola per definire il contrario della violenza. Un concetto evocativo di rispetto, gentilezza, cura.

La nostra lingua non prevede il contrario della violenza. Il cuore e la determinazione delle donne possono aiutare a costruirla, nella realtà. È una sfida difficile che non può escludere gli uomini.

In uno stato di diritto, annullare la paura delle donne di poter vivere libere è il primo passo. Abbattendo muri e luoghi comuni, educando al rispetto, lo sconforto può trasformarsi in speranza, nel silenzio dirompente dell’amore condiviso.

Contro la violenza, il linguaggio dei sentimenti. La riflessione di Frojo

L’associazione “Marisa Leo”, in memoria della madre uccisa a colpi di fucile dall’ex compagno poi suicidatosi, ha chiesto all’Accademia della Crusca di individuare una parola per definire il contrario della violenza. Un concetto evocativo di rispetto, gentilezza, cura. La riflessione di Elvira Frojo

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