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Le terapie avanzate (Atmp), dai prodotti di ingegneria genetica alle terapie cellulari, stanno diventando uno dei terreni più sensibili del rapporto tra innovazione e sostenibilità. In una recente intervista concessa a Healthcare Policy, il presidente della commissione Affari sociali del Senato, Francesco Zaffini, ha rivendicato la scelta dell’Italia di “non voler più restare al passo, ma tracciare la strada e dettare i tempi” nel definire un modello europeo per l’accesso equo e sostenibile a queste tecnologie. Ma proprio quell’ambizione – trattare le Atmp come investimenti strategici capaci di generare risparmi strutturali nel tempo – apre un fronte cruciale: come conciliare costi immediati elevatissimi e benefici che maturano su orizzonti pluriennali, dentro regole contabili che oggi non riconoscono questo valore? Healthcare Policy ne ha parlato per Formiche.net con Mauro Marè, professore di Scienza delle finanze presso l’Università Luiss di Roma.

Professore, quali sono le caratteristiche delle terapie geniche? E perché quando si parla di Atmp si parla spesso di investimento?

La terapia genica (Tg) ripristina e corregge funzioni fisiologiche compromesse intervenendo sulle mutazioni genetiche. La Tg fornisce un trattamento “one-shot”, cioè somministrato una sola volta, ma con il potenziale di offrire benefici a lungo termine, che spesso si estendono ben oltre il momento del lancio. Il punto chiave della terapia genica è che i costi si manifestano interamente e immediatamente nell’anno in cui la terapia viene somministrata, mentre i benefici si producono nel medio e lungo periodo. I costi riguardano essenzialmente i costi industriali di lungo periodo e in particolare quelli di ricerca e sviluppo. I benefici sono di varia natura: diretti e indiretti. Comprendono la riduzione del consumo di risorse sanitarie, il minore utilizzo di farmaci e strutture ospedaliere, l’aumento dell’aspettativa di vita, la possibilità di continuare a lavorare, potenziali guadagni di produttività, senza dimenticare il valore della vita umana in sé.

Il nodo sembra dunque essere proprio questa distanza tra quando si paga e quando il valore si manifesta…

Esatto, le terapie geniche producono una forte asimmetria temporale tra costi e benefici. Questa asimmetria rappresenta il nodo cruciale e la vera sfida per i bilanci pubblici, almeno nei paesi dell’Unione europea. Gli standard contabili europei (Sistema dei conti nazionali, Sna) e le regole di bilancio sono molto rigidi e rendono difficile l’applicazione di regole speciali.

Quali strumenti abbiamo a disposizione per superare questo limite?

È necessario studiare e introdurre un diverso metodo di valutazione contabile, sia a livello europeo sia a livello nazionale. Ogni bilancio pubblico distingue tra spese correnti e spese in conto capitale. Le spese sono considerate correnti quando il beneficio dei beni e servizi acquistati si esaurisce nell’anno contabile in cui la spesa è sostenuta. Le spese hanno invece natura in conto capitale (cioè sono investimenti) quando il loro effetto si estende oltre l’anno e influisce su più esercizi futuri. Le Atmp sono prodotti che possono essere “riutilizzati” più volte nei processi produttivi, e dunque possono essere considerate come “capitale fisso”.

È tempo di ripensare il concetto di capitale e di investimento?

È necessario ripensare il concetto di capitale da un punto di vista statistico, cioè nei conti nazionali. Nell’approccio contabile tradizionale, il capitale è riferito principalmente al capitale fisico. Oggi però, il capitale umano, sociale e naturale (ambiente, condizioni di salute, fiducia, ecc.) riveste un’importanza crescente per il futuro di ogni paese. Sono necessarie, perciò, delle innovazioni contabili e ci si deve chiedere quante delle spese oggi considerate correnti – quali attrezzature sanitarie e Atmp, ad esempio – hanno in realtà natura di investimento? Possiamo considerare le Atmp come una componente immateriale dei benefici fissi lordi. Diversi gruppi di lavoro informali, promossi dalla Commissione europea e da Eurostat, stanno valutando la spesa immateriale, per una migliore contabilizzazione delle spese di welfare.

Con un gruppo di esperti avete fatto una proposta in tal senso. Può dirci qualcosa a riguardo?

Le regole per la redazione del bilancio pubblico prevedono che venga utilizzato prevalentemente il principio della competenza economica (accrual), e non quello di cassa – che è applicabile solo agli investimenti. Tuttavia, se si riconoscesse che le terapie geniche sono – almeno in parte – un investimento, allora potrebbe essere applicato il principio di cassa anziché quello di competenza. Una parte dei costi delle terapie geniche potrebbe quindi essere considerata e contabilizzata come investimento. In questo modo, si potrebbe adottare un modello di pagamento rateizzato (annuity payment model), eventualmente collegato a un modello di “pagamento al risultato” (payment-at-result). La soluzione elaborata da un gruppo di esperti, con il mio coordinamento scientifico, che si è occupato del tema negli ultimi cinque anni, propone una modifica sostanziale dei principi contabili per consentire l’attuazione dell’Annuity payment model. Ciò permetterebbe un allineamento tra competenza economica e contabilità di cassa. La soluzione individuata a livello nazionale per l’Italia è quella di istituire un fondo speciale per le terapie avanzate, che nel medio periodo potrebbe autofinanziarsi attraverso i risparmi generati. Si potrebbe anche introdurre una legge ad hoc contenente un’autorizzazione di spesa pluriennale specifica. Ciò renderebbe possibile il pieno allineamento tra competenza economica e principio di cassa, anche in termini di copertura finanziaria.

Costi oggi, valore domani. Le terapie geniche come investimenti strategici secondo Marè (Luiss)

Le Atmp aprono un fronte decisivo: costi concentrati nell’oggi, benefici che maturano negli anni. Ripensare capitale, contabilità e modelli di pagamento è ormai indispensabile per garantire accesso e sostenibilità. L’intervista a Mauro Marè (Luiss)

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