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Dopo l’approvazione da parte delle Commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera del “Decreto Energia” (conversione in legge del DL n.17-2022, AC 3495, in prima lettura), lo stesso è ora atteso all’esame dell’Assemblea nei prossimi giorni. Sarà una settimana importante per verificare la messa a punto di una serie di misure per affrontare il caro energia.

Sono misure attese da tutto il Paese, ma in particolare dai settori energivori (acciaio, carta, cemento, ceramica, chimica, fonderie e vetro). Insieme, contribuiscono a costituire la spina dorsale dell’economia del Paese, generando 88 miliardi di euro di Valore Aggiunto Lordo, pari al 5% nazionale. Questi settori, profondamente radicati sul territorio, danno lavoro a 700mila persone. Sono settori fortemente impegnati nella riduzione delle emissioni e nell’economia circolare. Sono, quindi, essenziali nella transizione ecologica ed energica dell’Italia e, addirittura, per una metamorfosi della stessa. Sono quei settori che fin dalla fine del 2021 (prima ancora della guerra in Ucraina) avevamo segnalato quanto l’energia fosse già aumentata e come questo rischiasse di avere un impatto su tutta la società italiana (oltre che europea, trattandosi di una questione come minimo continentale). Sono quegli stessi settori che ora sono inclusi nel “Temporary Crisis Framework for State Aid Measures”, adottato a fine marzo dalla Commissione Europea e per i quali sono concessi interventi speciali di sostegno.

Il governo e il Parlamento sono intervenuti diverse volte andando ad abbassare la bolletta per i consumatori civili, impiegando molte risorse. Un obiettivo condivisibile, perseguito con determinazione, che ora però deve vedere necessariamente inclusa, con più decisione, anche l’industria, soprattutto quella energivora.

Si scrive e si discute molto di ridurre la dipendenza energetica e di diversificare gli approvvigionamenti, ma una considerazione analoga deve riguardare anche l’industria.

Pensare ai costi energetici dell’industria energivora del Paese significa non solo trasferire meno costi nelle relative filiere (e quindi meno inflazione), ma vuol dire anche tutelare una parte fondamentale della seconda manifattura europea, con la possibilità di produrre materiali da costruzioni e per la meccanica, per l’imballaggio, l’igiene, la cultura e la chimica, solo per fare alcuni esempi. Un’industria sempre più essenziale, in periodi come quelli che stiamo vivendo, in cui le catene delle forniture si vanno riconfigurando a seguito di vicende geopolitiche, oltre che nella prospettiva della transizione ecologica ed energetica.

Detto in maniera più chiara: ridurre la dipendenza energetica non è altro che il presupposto per mantenere un sistema produttivo competitivo, nell’ambito di uno sviluppo sempre più sostenibile… anche sotto il profilo sociale.

È importante, quindi, la misura del credito d’imposta per il consumo di elettricità e di gas. Sarebbe, importante, estenderla almeno per tutto il 2022. Oltre che dare le istruzioni operative per rendere la misura, finalmente, attuabile dalle imprese.

Così come è importante rendere la release del gas “made in Italy” subito una leva competitiva per l’industria tramite un meccanismo di anticipazione finanziaria, in attesa che l’estrazione diventi effettiva.

Ancora, è importante che sia aggiunta una release di energia da fonte rinnovabile che impegni l’industria a fare degli investimenti in questa direzione, anche in una prospettiva di decarbonizzazione dell’industria energivora.

Su questi aspetti, diversi sono gli emendamenti presentati dai parlamentari di tutti i partiti politici.

Ma i settori energivori hanno proposto anche che l’art. 5 del Ddl concorrenza (AS 2469), riguardante il rinnovo delle concessioni idroelettriche, venga “integrato” con una priorità dedicata all’industria, affinché una parte delle stesse possa diventino “energia verde” per le imprese manifatturiere.

Un accesso dell’industria all’energia e al gas ad un prezzo equo e ragionevole.

Un principio che dovrà guidare anche i contatti (e relativi contratti) del governo per la diversificazione degli approvvigionamenti e la riduzione della dipendenza energetica.

Perché ridurre la dipendenza energetica non è altro che il presupposto per mantenere il sistema produttivo italiano competitivo, nell’ambito di uno sviluppo sempre più sostenibile anche sotto il profilo sociale.

Caro energia, misure essenziali nella transizione energetica

Ridurre la dipendenza energetica non è altro che il presupposto per mantenere il sistema produttivo italiano competitivo, nell’ambito di uno sviluppo sempre più sostenibile anche sotto il profilo sociale. L’intervento di Massimo Medugno, direttore generale Assocarta

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